«Se nasci povero non è colpa tua, se muori povero è solo colpa tua». È la frase che ho letto sui social qualche tempo fa, impressa sull’immagine di una villa di lusso, con una Bugatti in garage e il pavimento del salotto ricoperto di buste arancioni. Quella frase l’ha pubblicata una ragazza, giovanissima, come me. «Se nasci povero non è colpa tua, se muori povero è solo colpa tua». Questa frase ha continuato a risuonarmi in testa per giorni e giorni, convincendomi in via definitiva a scrivere l’approfondimento che stai leggendo. La sua eco mi ha trascinata in un turbine di rabbia. Le sue parole mi hanno scaraventato addosso l’individualismo, l’allucinazione e tutti gli altri bug del nostro presente. E soprattutto l'(in)sofferenza della nostra generazione, vestita griffata sui feed dei social, ma completamente nuda nella realtà. Spogliata dei suoi diritti, sogni e bisogni. Schiacciata come un sandwich: non tra famiglia e carriera, come le nostre mamme, ma tra chi vorrebbe essere e chi può essere. È anche in questo scarto che inizia la storia dei “fuffa guru”.

La testimonianza di Eva, invitata a una convention di fuffa guru

Un giorno un’amica mi chiede, euforica, di partecipare a un progetto. Non vuole spiegarmi di cosa si tratta, è una sorpresa. Mi dice solo: «Fidati, ti piacerà». All’incontro, in una sorta di sala congressi con molte sedie e un piccolo palco, siamo in tanti. Tutti sotto i 30 anni. Un ragazzo entra urlando «Benvenuti!» e il pubblico urla e applaude, in uno stato di pura esaltazione.

Il ragazzo inizia a parlare di un business online per ottenere entrate extra, illustrando varie opzioni d’iscrizione per aver accesso a un pacchetto di lezioni: il prezzo va dai 900 ai 3.000 euro circa

Lui e altri sul palco ci spiegano che non avremmo dovuto investire ulteriore denaro, solo acquistare e guardare queste videolezioni. Parlano per 4 ore, con una sola breve pausa durante la quale la mia amica mi presenta “il mentore”, così lo chiamano, uno di quelli più in alto. Ascoltarli è piacevole, usano un linguaggio accattivante. «Vuoi davvero vivere la vita che stai vivendo?» ripetono dal palco. «Che tu sia un dipendente o abbia la Partita Iva, devi sapere che a chi ti dà lo stipendio non interessa niente di te. Sei solo un numero. Ti senti soddisfatto, tu, così? Non vuoi piuttosto essere considerato una persona che fa qualcosa nella vita, che ha una propria indipendenza, che si crea i suoi sogni?». Un altro prende parola: «Posso fare ciò che voglio da tutte le parti del mondo, senza dover iniziare a lavorare alle 8 o rendere conto a qualcuno». Un altro ancora racconta d’aver iniziato a 21 anni: «Anch’io ero seduto lì, come te ora. Oggi sono arrivato in alto e posso aiutare economicamente i miei genitori». E così via.

Mentre parlano, io rifletto: lavorare tante ore, essere pagati poco, pesare sulla famiglia. In fondo non hanno tutti i torti…

Alla fine degli speech “il mentore” mi chiede di iscrivermi: «Cambierai come persona e cambieranno anche le tue relazioni». Pareva un miracolo. Se fossi entrata nel business, tutta la mia vita ne sarebbe uscita rivoluzionata. «Potresti perdere le tue amiche e la tua famiglia, perché loro non capiranno e rimarranno indietro, mentre tu sarai avanti». Insisteva, nonostante io ripetessi di non essere interessata. Durante il ritorno a casa, la mia amica era euforica come nella prima telefonata: «Sarà un viaggio bellissimo».

Io so che tu mi puoi capire

Eva ha 23 anni. È lei, con un nome di fantasia per motivi di privacy, a raccontarmi di quel giorno in cui un’amica l’ha portata a una convention di fuffa guru pensando di farle un enorme regalo: ti svolterà la vita, ti aprirà la mente, ti farà guadagnare. Le irrealistiche promesse fatte a Eva sono le stesse che oggi riempiono social e web. Gli autori sono spesso giovani che attraggono i coetanei con slogan motivazionali, facendo leva sulle fragilità individuali e sull’incertezza lavorativa della nostra generazione, per indurli a entrare nel loro “business”. Alquanto portentoso, considerato che millanta il guadagno di cifre a quattro zeri, lavorando giusto qualche ora al giorno, usando solo il telefono, da qualunque posto nel mondo. Generosi, loro, a condividere con tanta profusione la ricetta segreta e rivoluzionaria del loro successo.

Chi sono i fuffa guru?

L’Enciclopedia Treccani definisce così i fuffa guru: «Chi, sfruttando tecniche da imbonitore, organizza e gestisce a scopo di lucro e in modo truffaldino corsi, video, seminari in Rete nei quali si pubblicizzano modi facili di fare soldi». I social, purtroppo, ne sono pieni. Paiono tutti dei cloni, programmati per irretire chi – nella nebbia delle piattaforme e della vita – va in cerca di un lume di speranza o di un successo economico immediato. Insomma, di una mano di Dio che in questi casi porta al polso orologi da migliaia di euro e guida luccicanti supercar. L’ostentazione del lusso è uno dei tasselli del puzzle: i profili Instagram dei fuffa guru più seguiti mettono in mostra macchine e barche costose, piscine e attici, sermoni egoriferiti in giacca e cravatta su palchi che sembrano pulpiti. Lo scopo? Validare il loro “metodo”, quello che gli ha cambiato il “mindset”, che li ha fatti “svoltare”. Che gli ha messo in tasca cifre astronomiche e che ora li fa vivere da “campioni”. Che gli ha permesso di “pensare in grande”, “eliminare la parola fallimento” e “settare la mente sulla prosperità”. Sviluppare “la miglior versione di se stessi”, diventare dei “leader”, costruire “imperi”.

La narrazione dei fuffa guru, che si sono “fatti da soli”

Potrei riempire righe e righe, mettendo volutamente tra virgolette alcuni dei termini che danno forma al vocabolario dei fuffa guru. Che parlano e scrivono come un libro stampato, usando sempre le stesse espressioni. La loro è una lingua seducente che sui social si abbina a selezionate emoticon: la corona d’oro, il diamante, la fiamma, le banconote con le ali, il trofeo, il razzo, il grafico con andamento positivo. È come se pescassero da un glossario comune pensato appositamente per generare un effetto motivazionale e fomentante.

Accanto all’ostentazione, infatti, c’è un altro (spaventoso) tassello: la narrazione. I fuffa guru dicono di incarnare la storia del “self-made man”, che si basa su una netta contrapposizione tra il prima e il dopo. Prima del metodo, dopo il metodo. Prima del cambio di mentalità, dopo il cambio di mentalità. Ieri erano insicuri, smarriti, schiavi senza uno scopo e senza uno stipendio decente, con l’acqua alla gola. Oggi sono arrivati al “next level”, sono “settati”, indipendenti, gli unici scrittori del loro destino, con una medaglia al collo e due piedi sui palchi d’Europa. Purtroppo la vera forza di questo storytelling sta nel fatto che in quel prima, ad arrancare frustrati e disorientati, sono in tanti. Specialmente i giovani. Che vivono di stage sottopagati, affitti prosciuganti e prospettive traballanti. Che, come piace tanto dire ai fuffa guru, «lavorano una vita intera per i sogni di qualcun altro, mica per i loro!». Molti si affidano a queste persone – prove viventi che ce la si può fare a fatturare, se solo sei disposto a “buttarti” – per una “entrata extra” e per “sprigionare il proprio talento”. Qualcuno perfino per dare un senso a un passato faticoso o entrare in una “seconda famiglia”, se la sua non è proprio delle migliori. Quante gigantesche promesse.

Ma come agiscono, nell’effettivo, i fuffa guru?

Corsi, schemi piramidali, network marketing

C’è chi vende corsi e chi consulenze di marketing digitale piene di fuffa, ossia prive di suggerimenti e strategie realmente efficaci. C’è chi sollecita investimenti “sicuri” nel settore del trading online, delle criptovalute, persino del gioco d’azzardo. E, infine, chi punta a far entrare quante più persone possibili in schemi piramidali – detti anche schemi Ponzi, illegali in Italia – nei quali chi viene circuito finisce poi, magari anche non del tutto consapevolmente, col circuire. Si tratta infatti di schemi basati sul continuo reclutamento di persone, come Eva, in cui i vertici delle piramidi si arricchiscono sull’ampliamento della base. Uno schema spesso travestito da network marketing, che in realtà è un’attività diversa, legale e disciplinata dalla Legge n.173/2005.

Falsa credibilità: il sostegno degli influencer

Il modus operandi dei fuffa guru è un sistema che, soprattutto nel caso dei più seguiti, viene ulteriormente validato da un contorno costruito ad hoc per simulare credibilità. Fatto di testimonianze e recensioni (non verificabili), interviste (orchestrate), sostegno di grandi influencer usciti dai programmi televisivi che, come ha ben spiegato nella sua inchiesta la Social Media Strategist Serena Mazzini, «come sirene digitali attirano i loro follower in trappole dorate. […] Avendo dalla loro parte un’arma potentissima: la fiducia cieca dei follower, coltivata nel tempo». Senza contare i vari commenti e repost sui social tra chi fa parte dello stesso “team”: così, scorgere la fuffa diventa più complicato. E se fai qualche domanda in più, per sondare il terreno? Ti risponderanno che non sei una persona sicura e che, dunque, non sei pronta a intraprendere il percorso. Non sei abbastanza matura per iniziare a “investire su te stessa”. La colpevolizzazione, altro tassello del puzzle.

Video emozionali, “scrivimi in privato” e questionari

Ho imparato a riconoscerne molti altri, navigando sui social più utilizzati dai ventenni come me. Dove ragazzi e ragazze pubblicano video emozionali che sfruttano le incertezze e le paure comuni alle giovani generazioni per generare empatia e colpire i punti che ci rendono simili nella disillusione (gli stipendi emaciati, il frigo vuoto, il peso economico esercitato sui genitori, etc.). Noi continuiamo a guardare proprio perché ci riconosciamo, perché noi quella frustrazione la possiamo capire. Poi però magicamente, a un certo punto del video, il riflesso nello specchio smette di assomigliarci. Perché lui, a differenza nostra, ha trovato un modo per uscire dalle sabbie mobili, ed è disposto a condividerlo. Devi solo contattarlo, rigorosamente in privato o digitando parole precise nei commenti, così l’algoritmo rilancia ancora di più il suo contenuto. Oppure puoi compilare il Google Form presente nel suo profilo in cui, tra le altre informazioni personali, ti verrà anche chiesto quanti soldi sei disposto a investire “nel tuo sviluppo”. «In molti casi i loro questionari, lanciati su piattaforme che spesso assumono i contorni di terre di nessuno – spiega la giornalista e debunker Charlotte Matteini – violano il trattamento dei dati personali e dunque non sono conformi al GDPR». Dopo aver sostanzialmente regalato dati personali, sarai indirizzato verso filmati “ispirazionali”, anche di oltre 30 minuti, che spiegano in modo fumoso il fantomatico business.

In vendita c’è uno stile di vita

I campanelli d’allarme, dunque, sono tanti, ma non sempre saltano all’occhio. Perché sono silenziati. O mascherati. «I “fuffa guru” sono venditori che fanno leva sui sentimenti delle persone, non vendono un prodotto e basta, ma pubblicizzano uno stile di vita promettendo di poterlo raggiungere in poco tempo – spiega l’avvocata Livia Passalacqua – Tipicamente si tratta di persone che offrono una scorciatoia, che promettono che con “un pc e una connessione ad internet” e due ore al giorno si possono raggiungere entrate molto elevate. È bene diffidare da questo tipo di promesse, e solo la maggior consapevolezza di chi naviga il web rispetto a questo fenomeno può impedire di cadere nella trappola.» In quali altri modi ci si può difendere? «Il secondo consiglio è di chiedere esattamente quali sono le caratteristiche del prodotto che si sta acquistando, se si tratta di un corso, capirne nel dettaglio i contenuti. Infine, è bene chiedersi da chi stiamo comprando il corso. Giovani che ostentano macchine di lusso e dicono di averle acquistate lavorando meno di due ore al giorno, possono davvero essere gli esperti in grado di farci decollare col dropshipping o le cryptovalute?», conclude l’esperta. Se invece si è già incappati nella truffa, è opportuno fare una denuncia presso un avvocato o presso la polizia postale, e inviare una segnalazione all’Agcm (lo si può fare facilmente online su agcm.it/segnala-online/index).

Perché i fuffa guru sono difficili da perseguire?

Purtroppo, però, ancora non esiste un inquadramento giuridico o legislativo dei fuffa guru. «Si tratta di attività che all’apparenza non presentano profili di illiceità. La vendita di un corso non è un’attività evidentemente illecita, o che può essere associata intuitivamente a un “pericolo”», spiega l’avvocata Livia Passalacqua. Ma questo non è il solo motivo a determinare la difficoltà di persecuzione dei fuffa guru. «Il discorso è molto più ampio e va ricercato, anzitutto, nelle tipologie di soggetti che cadono nelle loro trappole. Sono per lo più giovani, con poca esperienza, ammaliati dallo stile di vita lussuoso ostentato dai “fuffa guru”, che pensano di poter fare molti soldi con una scorciatoia. Oppure persone in difficoltà economiche, magari frustrate dalla mancanza di realizzazione lavorativa, talvolta alla ricerca di una seconda entrata. In questo scenario, la persona che avrà riposto tutti i propri sogni e le proprie speranze di crescita economica in un “fuffa guru” sarà poco propensa a denunciarla».

Come mai? Lo spiega sempre l’avvocata. «Anzitutto perché spesso il “guru” di turno ed il proprio team, attribuiscono al cliente la responsabilità di non aver applicato correttamente tutti gli insegnamenti del corso, millantando risultati (propri e di altri) estremamente elevati. Quindi l’interessato non comprenderà immediatamente che gli è stato venduto, ad un prezzo esorbitante, un corso che valeva davvero poco. Secondariamente, rivolgersi ad un avvocato per ottenere la restituzione di quanto versato ha ovviamente un costo, e dopo aver sborsato migliaia di euro nel “fuffa corso”, è difficile che chi è stato raggirato si determini nel richiedere un’assistenza legale. Specie perché l’avvocato onesto rappresenterà all’assistito che non può garantire al 100% la restituzione del maltolto. Inoltre, le tempistiche giudiziarie sono lunghe, e anche la sede del “guru”, che spesso dice di trovarsi all’estero (tipicamente a Dubai) rappresenta un ostacolo nel perseguimento legale», conclude Passalacqua.

Le istruttorie dell’Agcm

Ma ci sono anche buone notizie: lo scorso luglio l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Agcm) ha comunicato di aver aperto alcune istruttorie. «Riguardano differenti profili, da un lato abbiamo alcuni influencer che promettono “guadagni certi”; dall’alto, altri che non informano correttamente i consumatori dei potenziali rischi degli investimenti che suggeriscono. In quasi tutti i casi l’Agcm ha rilevato la mancanza di chiarezza sia rispetto al contraente (ossia, quale sarebbe la società dalla quale si acquista il corso, e dove la stessa avrebbe sede) oltre al costo del servizio nei contenuti promozionali (comunque non manifesti). L’indagine dell’Agcm va positivamente accolta, anche se ad oggi – dopo quasi sei mesi dal comunicato stampa – ancora non ci sono aggiornamenti circa il prosieguo», spiega l’avvocata.

Nostri diritti, sogni e bisogni

In attesa degli sviluppi, continuo a imbattermi nei video dei fuffa guru. Come quello citato in apertura, in cui una ragazza scriveva: “Se nasci povero non è colpa tua, se muori povero è solo colpa tua”. In un altro, un ragazzo esordiva con: “Fai ancora il cameriere? Perdi tempo a studiare? Se non investi per la vita che vuoi, meriti quella che hai”. Ogni volta che mi imbatto nel video di un fuffa guru in lacrime che dà voce alle paure – reali! – di moltissimi giovani, penso ai miei coetanei che quel giorno stavano seduti là, insieme a Eva, ipnotizzati di fronte a quel palco. Forse privi degli strumenti culturali per decostruire quelle promesse. O di sogni superstiti. Pensando al loro futuro, al loro posto nel mondo. Imboccando elettrizzati le scorciatoie, che non sono mai una buona idea. Magari evaporando i loro risparmi, pescati con un amo che aveva il sapore della meritocrazia, dell’indipendenza, della libertà, del riconoscimento, a volte perfino dell’appartenenza a un gruppo, della fiducia, dell’affetto e di un sostegno emotivo. Tutte cose giustissime, che dobbiamo continuare a reclamare perché sono nostri diritti, sogni e bisogni. Solo, per altre vie. E mai colpevolizzando, perché la disperazione può rendere poco lucida anche la mente più pragmatica.

Come riconoscere un fuffa guru? 8 campanelli d’allarme

Come capire se ci si trova di fronte a un fuffa guru? Ecco alcuni segnali che dovrebbero metterti in allerta, oltre a tutti quelli già esplorati nell’inchiesta:

  1. Ti garantisce sempre un risultato e schemi get-rich-quick (“diventa ricco in fretta”) senza alcuna componente di rischio.
  2. Ti chiede di contattarlo in privato, cioè sponsorizza un qualsiasi tipo di attività lavorativa senza essere disposto a darne pubblicamente informazioni.
  3. Sui suoi social rimanda a un sito che ti invoglia o invita esplicitamente a lasciare dati personali.
  4. Crea un senso di urgenza ed esclusività per spingerti a prendere decisioni rapide (es: ripete che i posti sono pochi e in esaurimento, che le offerte sono valide ancora per poco tempo, etc.).
  5. Nei suoi contenuti usa termini generici, senza scendere mai nel dettaglio di azioni concrete (la vaghezza dei contenuti è al centro della strategia).
  6. Propone una politica di rimborso poco chiara, se non inesistente.
  7. Ti chiede una somma di denaro per accedere a un dato sistema.
  8. Il sistema proposto ha uno schema piramidale che prevede il reclutamento di altre persone per poter guadagnare.