Una gastroscopia “gentile”, con una tecnologia che rende superfluo qualunque sedativo. Ma anche videocapsule e apparecchi che sfruttano l’intelligenza artificiale per studiare l’intestino. Esami che sembrano usciti da un film di fantascienza e che invece sono già qui, tutti disponibili nei principali ospedali, anche se con dei limiti. «Al momento vengono utilizzati prevalentemente quando potrebbero esserci delle difficoltà come nel caso dell’età avanzata o, ancora, quando è necessaria un’analisi più minuziosa» sottolinea Cesare Hassan, specialista in endoscopia, Unità di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva Ospedale Nuovo Regina Margherita di Roma. Può prescriverli anche il medico di medicina generale che, da solo o insieme al gastroenterologo, sceglie tra i metodi tradizionali e innovativi quello più indicato al singolo caso. Qui trovi la testimonianza di chi li ha provati e la descrizione di come funzionano.

La gastroscopia attraverso il naso

«Non volevo fare la gastroscopia perché i farmaci per la sedazione mi avrebbero provocato un attacco di emicrania» racconta Michela, 42 anni. «Poi un’amica mi ha parlato della gastroscopia transnasale». A fare la differenza è il “tubicino” molto più sottile, del diametro di 5 millimetri contro i 13 dell’altro: così può essere inserito attraverso il naso anziché la gola, eliminando il senso di soffocamento e rendendo superflui i farmaci rilassanti. .«Dentro si possono inserire minitelecamera e pinza per la biopsia, come avviene per la classica gastroscopia» dice Hassan. «Va bene in caso di gastrite, per esempio, o di reflusso gastroesofageo ed è indicato specialmente per gli anziani. Se c’è un sospetto oncologico, però, ci vuole l’esame tradizionale che arriva più in profondità».

Il test della saliva al posto della gastroscopia

«Soffrivo da mesi di tosse ma non era nessuna delle malattie sospettate» dice Isabella, 61 anni. «Poi, al medico è venuto il dubbio che fosse reflusso gastroesofageo. Avevo tre opzioni e ho scelto il pep test, che viene eseguito su un campione di saliva raccolto dando un colpo di tosse». Il test permette di dosare la pepsina, un enzima prodotto dalle cellule dello stomaco e che è presente nella saliva la mattina al risveglio e dopo pranzo, ma solo in caso di reflusso. «È indicato quando la diagnosi è in dubbio a causa di sintomi atipici» sottolinea il dottor Hassan. «E permette di evitare quasi sempre la gastroscopia».

La colonscopia con una pillola

«Mia figlia aveva dolori di pancia, ma la colonscopia era negativa» racconta Grazia, mamma di Adele, 22 anni. «Ho chiesto l’esame con la pillola tecnologica. Ora abbiamo finalmente la diagnosi: è morbo di Crohn». La videocapsula ha le dimensioni di un antibiotico e devi deglutirla in ospedale, insieme a un bicchiere di acqua. L’esame dura otto ore e la pillola viene eliminata con le feci. «La capsula acquisisce immagini e le trasmette al registratore applicato all’addome del paziente» interviene Cristiano Spada, direttore dell’Endoscopia Digestiva e Gastroenterologia di Fondazione Poliambulanza di Brescia. «È un esame non invasivo e indicato in caso di emorragie digestive, per malattie come il morbo di Crohn e per rilevare lesioni nel piccolo intestino».

La colonscopia meno invasiva e più precisa

«Devo eseguire regolarmente la colonscopia per casi di polipi in famiglia e ogni volta l’ansia è forte» confida Julia, 39 anni. «Per questo quando mi hanno parlato dell’intelligenza artificiale ho cercato subito il centro dove veniva utilizzata». L’esame è più soft perché, grazie a un software tecnologico caricato sul computer e collegato alla sonda utilizzata per visionare l’intestino, lo specialista può eseguire meno manovre. «Il sistema analizza ogni singolo fotogramma e avvisa il medico evidenziando a video ogni polipo rilevato » dice Hassan. Gli studi hanno dimostrato che durante la colonscopia all’occhio umano possono sfuggire circa due polipi su dieci, quando sono molto piccoli o in zone in ombra. Per questo tutti i centri stanno adottando la tecnica: individuare e asportare i polipi significa eliminare il rischio di tumore al colon.

Gli esami sono col ticket

Gli esami sono a carico del Servizio sanitario nazionale e paghi solo il ticket. Se hai dei dubbi, prima di prenotare chiama direttamente l’URP (Ufficio relazioni con il pubblico) del centro dove vorresti recarti, in modo da farti spiegare anche come deve essere compilata l’impegnativa. E se la lista di attesa è lunga, cerca le tariffe “smart” o “sociali”: il costo è di circa il 10% più elevato rispetto a quello con il ticket, e non c’è attesa. Oppure appellati alla legge 124 dell’aprile 1998, per chiedere che l’ospedale “attinga” alle disponibilità nell’ambito del privato. Se vuoi saperne di più clicca su www. cittadinanzattiva.it

il team della Clinica di gastroenterologia del Policlinico San Martino di Genova rispondono il martedì e il giovedì dalle 11.30 alle 13.30 al tel. 3669331917 oppure via email: [email protected]