Videochiamo la mia amica Marcella, 22 anni come me. Io dal mio appartamento milanese, lei dalla sua terrazza vista campagna bergamasca. La schermata mi restituisce un’immagine bizzarra: il precedente infinite scrolling mi sta dando alla testa o la mia amica sta davvero sferruzzando? «Guarda: ho un nuovo hobby, mi fa stare benissimo!» dice entusiasta mentre sventola di fronte alla fotocamera dell’iPhone la coppa quasi finita di un reggiseno color arancia Tarocco.

Da old a pop, il viaggio del crochet

Avevo sentito parlare di taluni colti a sferruzzare tra una gara sportiva e l’altra (vedi il campione di tuffi Tom Daley alle ultime Olimpiadi) o sul set nelle pause dai ciak (vedi Ryan Gosling, Russell Crowe e Julia Roberts). Avevo sentito parlare anche di quel famoso cantante inglese che, nel febbraio del 2020, si era esibito sul palco del The Today Show della NBC indossando un cardigan a maglia patchwork firmato JW Anderson e aveva così scatenato la voglia di replicarlo da parte dei fan, chiusi in casa mentre fuori impazzava il Covid.

Insomma, colpa un po’ di Harry Styles, un po’ del lockdown, un po’ dell’algoritmo di TikTok e ora anche dell’aumento di amici convertiti ai ferri, la tendenza knitting (“lavoro a maglia” in inglese) mi ha sfiorata a più riprese negli ultimi anni. Finendo per rendere cool l’immaginario del lavoro a maglia che io e molti coetanei, almeno fino a quell’#harrystylescardigan (quasi 13.000 post su TikTok!), avevamo associato al più ai centrini della prozia Rosa.

Nella nostra (comfy) Grandma Era

Non è dunque un caso se da qualche tempo, tra noi della Generazione Z, c’è chi ironicamente dice di star entrando – o di aver già abbracciato – la sua Grandma Era. Di aver cioè adottato uno stile di vita lento e tranquillo, appunto assimilabile a quello di una nonna, di cui si condividono anche abitudini e hobby. Ed è proprio qui che entrano in gioco l’uncinetto e passatempi simili. Comunque, non ci prendiamo noi tutti i meriti. «Già i Millennials avevano ritrovato il piacere di rispolverare le attività del passato, frugare tra i cassetti delle nonne, riscoprire vecchi tesori. È una tendenza che prende infatti il nome di Grandmillennial» mi spiega Alice Avallone, etnografa digitale. Poi è arrivata una pandemia, siamo arrivati noi Gen Z con i nostri “tiktokismi” e tempo da ingannare (o, meglio, riconquistare), è arrivato Harry Styles col suo maglione.

Parlano i numeri dei social e degli e-commerce

Risultato? Sono oltre 6 milioni i post con hashtag #crochet su TikTok, 610.000 per #knitting. Migliaia e migliaia i tutorial e i vari contenuti a tema postati sui diversi social media, con milioni di visualizzazioni. In aumento, rispetto allo scorso anno, anche le ricerche correlate su Subito.it: +527% per la parola chiave “fili per uncinetto” e +421% per “gomitolo per uncinetto”, soltanto per citarne alcune. E poi è andata delineandosi anche la figura del knitting influencer, che si rivolge a vere e proprie community di appassionati. «I social hanno funzionato come detonatori e amplificatori. Hanno fatto sì che il lavoro a maglia venisse normalizzato, che si scardinasse lo stereotipo della nonna che fa l’uncinetto e che, infine, se ne riappropriassero le generazioni più giovani» precisa l’esperta.

Perché alla Gen Z piace lavorare all’uncinetto?

E, dunque, eccomi qui. Ad ascoltare la mia amica Marcella mentre mi aggiorna, screenshot alla mano, sugli ultimi schemi che ha trovato online, sui nuovi filati, sui profili migliori da cui lasciarsi ispirare nel KnitTok (vedi l’ultimo paragrafo). E se a lei chiedo sfacciatamente di realizzarmi un top color carta da zucchero («te lo pago!»), ad Alice Avallone domando come e perché a quei bizzarri della Gen Z sia venuto in mente di riscoprire proprio l’uncinetto. «È un mix di tanti fattori diversi. C’è sicuramente la sensibilità delle nuove generazioni rispetto alla consapevolezza ambientale e alla sostenibilità.

Lavorare all’uncinetto significa creare da sé i propri vestiti o accessori, evitando di ricorrere al fast fashion e attribuendo un valore diverso alla produzione manuale – lunga e faticosa – dei capi

A questo si aggiunge poi il fascino dell’unicità. Piace, in un’epoca di moda omologata, indossare un capo personalizzato e distintivo». Dunque un atto che rivendica la lentezza nell’era della moda veloce, buon interprete della tendenza del “do it yourself”, anche piuttosto accessibile a livello economico. «Senza dimenticare che, pur essendo un’attività prettamente individuale, il lavoro a maglia mette molto in connessione con gli altri; porta a confrontarsi e guardarsi intorno per cercare ispirazione e supporto» aggiunge Avallone.

Noi sottoscriviamo la Knitting Therapy

Ma c’è dell’altro, un ultimo fattore, forse il più significativo: il potere terapeutico dell’uncinetto. La possibilità che, tra una catenella e un punto alto, mentre il filo si ingarbuglia, i pensieri si districhino. «Lavorare a maglia ha un effetto positivo sul benessere mentale, riduce lo stress e migliora la concentrazione» spiega Alice Avallone. «Si tratta poi di un lavoro fatto con le mani, che si contrappone all’evanescenza dei contenuti digitali. Uncinetto e affini rispondono al bisogno di concretezza». Concorda Virginia Ghione, classe 2001 e founder di Que Lo Que, realtà artigianale italiana che realizza prodotti all’uncinetto, interamente a mano. «L’uncinetto è terapeutico, e penso che sia proprio questo il motivo per cui la nostra generazione si è avvicinata a questo tipo di attività. Noi giovani ci troviamo tutti molto nell’astratto, nelle idee, tesi verso obiettivi che ci appaiono lontani. E, per quanto sia giusto individuarli, penso anche che ogni tanto abbiamo bisogno di cose concrete con cui poter apprezzare i risultati tangibili. È un tempo di pace quello che mi prendo, dopo pranzo o dopo cena, per sferruzzare».

@queloquestore

cool crochet brand based in the italian riviera 🤍 queloque.it

♬ Lil Boo Thang – Paul Russell

Virginia ha iniziato con l’uncinetto un po’ per caso, nel 2019, dopo l’anno all’estero in Repubblica Dominicana. La mamma le ha insegnato la tecnica e lei, sostenuta prima dalle amiche e poi dalla sua community di TikTok, ha iniziato a realizzare bikini («la mia prima creazione, in realtà, è stata una copertina per il gatto»). Ora li vende sul suo e-commerce. «Il lavoro a maglia mi dà tante soddisfazioni e mi rilassa. Anche la mia coinquilina lavora all’uncinetto, ma fa anche altro nel mentre, come guardare un film. A me invece piace proprio non fare nulla: mentre sferruzzo smetto di focalizzarmi sugli impegni della giornata, lascio andare le mani – che ormai hanno memorizzato i movimenti – e lascio andare anche la mente. È così, tra l’altro, che mi vengono le idee migliori» conclude Virginia.

La Z non è l’unica “Gen” ad amare l’uncinetto

«Questo è il miracolo che ha operato il lavoro a maglia. Ha preso il mio cervello in subbuglio, lo ha fatto accomodare buono buono sul sedile posteriore e ha permesso che a guidare l’auto, per un po’, fossero le mie mani. Mi ha distolto dall’ansia quel tanto che bastava a concedermi un attimo di sollievo» scrive perfino Michelle Obama nel suo libro La luce che è in noi (Garzanti).

Una matrice di benessere che ha persuaso non solo l’ex first lady Usa, ma anche molti altri. Come i ragazzi del Dipartimento di Fisica e Astronomia dell’Università di Padova, che hanno inaugurato a inizio anno un club di uncinetto e lavoro a maglia per decomprimersi tra una lezione e l’altra. Un laboratorio simile è nato anche all’università Bicocca di Milano (@uncinetto.bicocca), «un luogo senza competizione e performatività» voluto e gestito dagli studenti. L’avrei fatto volentieri anch’io: convertire l’ansia pre-esami in una pochette da beach parade. Sì, dimentica trine, merletti, pizzi, centrini e tovaglie. Il nostro uncinetto – oltre che terapeutico – è genderless e all-season, dà vita a borse, top, bikini e balaclava super cool. Possibilmente coloratissimi, perché in fondo al dopamine dressing – indossare gli abiti che ci fanno stare bene – noi un po’ ci crediamo. Del resto, un motivo ci sarà se le mattonelle della nonna sono arrivate sulle passerelle dell’alta moda…

Un futuro di creatività

«Sono molto curiosa di vedere quale sarà l’evoluzione di questo ritorno ai lavori a maglia. Non mia, ma generazionale» confida Virginia. «Ho avuto il timore che fosse solo una moda del momento, ma oggi non ne sono più così sicura. Spero che continueremo a divertirci e a essere creativi». Intanto dal giorno di quella videochiamata sono passate diverse settimane. La mia amica Marcella continua a fare l’uncinetto, dopo l’ufficio dove lavora nelle risorse umane, per staccare la spina da c.v. e colloqui. È arrivata al suo quinto top, ora dice di voler passare alle borse e la nostra chat trabocca di tutorial inoltrati e foto di filati. Quanto a me, l’influenza sociale spalleggiata da quella social mi ha persuasa senza particolari sforzi. Tradotto: sono andata in merceria (sì, esiste ancora) a scegliere il mio primo gomitolo. Ad agosto ha quasi sostituito la Settimana Enigmistica sul podio dei miei antistress estivi. Chissà che non faccia lo stesso a ottobre con puzzle e caldarroste…

Voglio iniziare a fare l’uncinetto. Da dove parto?

Se anche tu vuoi diventare una knitter, ecco alcuni suggerimenti firmati Gen Z.

I PROFILI DA SEGUIRE Oggi un po’ tutti i social ospitano designer talentuosi e interessanti, nonché tutorial utilissimi. C’è persino una piattaforma (si chiama Ravelry) su cui si riuniscono giovani “artisti del filo” da tutto il mondo. Noi, però, ormai abitiamo soprattutto TikTok. Quindi, ecco il nostro “fanta-uncinetto”: @weareknitters, @cristinabcrochetdesigner, @rosamarvulli_boutique, @doinaswimwear, @casttanazcrochets.

IL NECESSARIO Uncinetti (meglio singoli per chi è alle prime armi) e filato, un paio di forbici e un ago da lana per nascondere i fili sul retro o per eventuali cuciture. Utili anche i segnapunti, anellini colorati utilizzati per segnalare l’inizio o la fine di un giro.

I CONSIGLI Virginia Ghione (@queloquestore) suggerisce di partire da progetti semplici, come le coperte a quadrettoni. E di prediligere fili grossi e spessi finché non acquisisci manualità. «Non c’è bisogno di avere chissà quale conoscenza teorica, impara bene le basi e poi affidati a creatività e passione».

I WORKSHOP Alessia Centorame (@alecento_ su IG e TT) organizza aperitivi creativi con workshop di uncinetto a creativi con workshop di uncinetto a Roma e Bari. Scifè (@scife.milano su IG e @laserafacciocose su TT) lo fa a Milano.