La ricerca del lavoro non è cosa semplice per i membri della Generazione Z. E non soltanto per un fattore di crisi economica o di mancanza oggettiva di opportunità. I cosiddetti “nativi digitali”, i giovani nati tra gli ultimi anni Novanta e i primi anni duemiladieci, troverebbero un freno nello stereotipo che li vedrebbe come essenzialmente negativi e pigri. È quanto emerge da una ricerca americana.
Stereotipi sui giovanissimi e ricerca del lavoro
iHire, piattaforma che collega persone in cerca di lavoro e aziende, ha condotto una ricerca su quasi 1.000 membri della Generazione Z e oltre 200 datori di lavoro: una parte rilevante del campione, composto da nati tra il 1997 e il 2012, ha affermato di avere timori su quanto gli stereotipi negativi della loro generazione possano influenzare la ricerca di lavoro.
Generazione Z, lo stereotipo dell’indolenza
Il 34,4% dei partecipanti ha affermato di ritenere che queste ipotesi avrebbero un impatto negativo sulle loro prospettive di lavoro e sull’avanzamento di carriera. I datori di lavoro, da parte loro, hanno etichettato la generazione più giovane come pigra e priva di impegno ed etica del lavoro.
I plus della Generazione Z emersi dall’indagine
La Generazione Z è la prima ad essersi sviluppata potendo godere dell’accesso ad Internet sin dall’infanzia, e perciò i suoi membri sono considerati avvezzi all’uso della tecnologia e dei social media, che incidono per una parte significativa sul loro processo di socializzazione. Fra gli stereotipi sulla Generazione Z emersi dalla ricerca, non ci sono soltanto aspetti negativi ma anche punti di forza legati a questo. Dall’indagine la Gen Z viene descritta infatti anche come “esperta di tecnologia”, oltre che “socialmente consapevole”.
“Ingiusti i pregiudizi negativi sulla Generazione Z”
“Ci sono molti pregiudizi negativi riguardo alla Gen Z, alcuni dei quali contengono elementi di verità, la maggior parte dei quali sono ingiusti”, ha detto a Newsweek Andy Nisevic, direttore di One Degree Training & Coaching. “Le lamentele più comuni che sento riguardano presupposti di slealtà e mancanza di flessibilità”. “La generazione Z è assolutamente giustificata a preoccuparsi degli stereotipi e dell’età durante la ricerca di lavoro – ha dichiarato alla testata americana il consulente di risorse umane Bryan Driscoll -. La convinzione che questa generazione sia afflitta da mancanza di impegno o da una scarsa etica del lavoro non è solo inesatta, ma è fondamentalmente fuorviante”.
La discrepanza fra competenze percepite ed effettive
Dal rapporto emerge una certa discrepanza nel modo in cui la Gen Z considera le proprie capacità nel mondo del lavoro. Quasi tre quarti dei ragazzi (73,7%) ha affermato di avere competenze “eccellenti” o “buone”, mentre oltre la metà dei datori di lavoro (52,8%) ha dichiarato che abbia bisogno di migliorarle.
Ricerca di lavoro, qualificazione e aspettative
Il rapporto ha rilevato che il 38,6% delle persone in cerca di lavoro della Gen Z ha affermato di aver avuto difficoltà a trovare ruoli per i quali erano qualificati, e il 25,6% degli intervistati ha riscontrato che molti datori di lavoro hanno aspettative non realistiche.
Trovare il giusto mix fra domanda e offerta
“Poiché la Gen Z permea la forza lavoro, i datori di lavoro devono capire come reclutare, trattenere, coinvolgere e motivare questo gruppo”, ha affermato in una nota Steve Flook, presidente e CEO di iHire. “Allo stesso modo, i candidati della Gen Z devono comprendere le aspettative dei datori di lavoro e come proporsi al meglio per trovare i lavori giusti.”