Devo proprio sottopormi all’intervento chirurgico? Posso fare le infiltrazioni? Serve veramente la fisioterapia? Domande come queste se ne sentono tante in giro, nelle chiacchiere tra amiche e sulle chat mediche. Anche perché, dati alla mano, nel corso della vita più o meno una donna su due deve fare i conti con un problema al ginocchio. Spesso succede dopo una caduta o un movimento sbagliato. Ma anche le cattive abitudini alla lunga logorano le strutture e in particolare la cartilagine: la colpa può essere del peso eccessivo, degli sport praticati in modo esagerato o per contro della sedentarietà.
«Diciamo subito che sì, oggi abbiamo un ventaglio di tecniche che permettono in molti casi di evitare l’intervento, o, almeno, di eseguirlo nel rispetto della fisiologia dell’articolazione» esordisce Roberto D’Anchise, responsabile della Chirurgia e Traumatologia del Ginocchio I, dell’Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano. «Ma è necessaria una diagnosi precisa e tempestiva, cosa che è più semplice a dirsi che a farsi. A me capita, e non di rado, di visitare pazienti che hanno un ginocchio dolorante, magari che cede, per una caduta che risale a mesi prima e che è stata curata senza consultare il medico. Oppure soffrono di una forma di artrosi già avanzata, che è stata trascurata». No allora innanzitutto ai tutori acquistati di testa propria, avverte subito il professore, perché danno solo l’illusione di stare meglio, ma non risolvono il problema. E attenzione anche alle terapie che propongono risultati eccezionali.
Si parla molto delle infiltrazioni con acido ialuronico: è vero che arrestano l’artrosi?
«È una sostanza che aumenta la lubrificazione all’articolazione e questo fa sì che si riesca a muovere meglio il ginocchio, spesso senza più avvertire dolore. Ma si tratta di benefici temporanei che tendono a regredire nel tempo. Purtroppo ad oggi non esiste ancora una terapia che sia in grado di sopperire alla perdita di cartilagine. E questo vale per tutti i tipi di infiltrazioni, comprese le più innovative. Le speranze di molti per esempio si concentrano su quelle a base di PRP, cioè di piastrine provenienti dal nostro stesso sangue, o su quelle con cellule mesenchimali, ottenute dal grasso dell’addome. Entrambe queste sostanze rivitalizzano l’articolazione e garantiscono benefici anche per tempi più lunghi rispetto all’acido ialuronico, ma è sempre un beneficio “a scadenza”. Per queste ragioni, le infiltrazioni possono essere indicate quando l’artrosi è in fase iniziale o comunque non grave, cioè quando il danno alle cartilagini è minimo, fermo restando che per ragioni sconosciute non sempre funzionano».
Oggi, anche se il menisco ha una lesione, si fa di tutto per preservarlo: è fondamentale per difenderci dall’artrosi
Molti sono convinti che in caso di artrosi prima o poi sia inevitabile la protesi: è così?
«È sicuramente da valutare quando l’artrosi del ginocchio limita la qualità della vita, anche perché oggi con le tecniche mininvasive otteniamo risultati estremamente soddisfacenti. Ma prima di arrivare all’intervento, ci sono altre strategie e non parlo solo di medicinali. La fisioterapia ha un effetto sottovalutato ma straordinario, tanto da consentire spesso di ridurre persino l’uso dei farmaci antinfiammatori. Questo perché migliora l’irrorazione sanguigna nella zona dell’articolazione e di conseguenza la produzione di sostanze antiinfiammatorie. Ma non solo: una fisioterapia ben fatta stimola la vitalità della cartilagine residua, a tutto vantaggio di una maggiore mobilità dell’articolazione, e poi potenzia la muscolatura, cosa non da poco perché ci protegge dal rischio di cadute dovuto al ginocchio che cede. La fisioterapia fra l’altro è un trattamento efficace non solo per la patologia artrosica ma anche per molti altri problemi. E le posso dire dalla esperienza con i miei pazienti che, se eseguita con costanza, in certi casi permette di evitare l’intervento chirurgico».
In quali altri casi la fisioterapia può salvare dal bisturi?
«Ad esempio quando ci sono danni ai legamenti crociati. Sono due strutture a forma di croce, una anteriore e una posteriore, che contribuiscono alla stabilità dell’articolazione. La lesione riguarda pressoché sempre quello anteriore, che è il più esposto in caso di traumi, ma con un buon rinforzo muscolare diminuiscono i rischi di cedimenti tipici di questa lesione. La decisione se optare per la fisioterapia o per l’operazione va presa insieme al paziente, in funzione dell’età e dell’attività lavorativa e sportiva che svolge. Ho visto persone over 60 che hanno preferito l’intervento chirurgico perché non volevano rinunciare a sport impegnativi, come l’alpinismo, che altrimenti avrebbero dovuto abbandonare».
In molti temono l’intervento chirurgico per il legamento crociato: è così impegnativo?
«In sé no, ma bisogna seguire con attenzione la riabilitazione. Il legamento viene sostituito con una porzione di uno dei tendini presenti nell’articolazione, che non hanno importanza ai fini del movimento e nell’arco di qualche giorno si torna a casa. Si cammina con le stampelle per 3-4 settimane e quindi va iniziata la riabilitazione che ha una durata di 5-7 mesi. Sono tempi lunghi, è vero, ma necessari per ripristinare il tono muscolare e rivitalizzare il nuovo legamento. Solo così si può riprendere una vita normale, compresa l’attività sportiva impegnativa».
Le lesioni del menisco vanno sempre operate?
«Dipende. Se è una lesione degenerativa è preferibile aspettare e vedere l’evoluzione, mentre le traumatiche vanno sempre operate. Ma a differenza di un tempo, oggi il menisco non viene più asportato, salvo in casi particolari. Gli studi ci hanno dimostrato che è una parte fondamentale del ginocchio e che va il più possibile conservato, per non compromettere la funzionalità dell’articolazione e per evitare la comparsa dell’artrosi. Per questo quando è possibile ricuciamo il menisco utilizzando fili di sutura particolari, in modo da ottenere la cicatrizzazione della lesione.
In caso di asportazione del menisco, a volte ricorriamo al trapianto. È una tecnica che abbiamo effettuato per primi in Italia qui al Galeazzi. Si ricostruisce il menisco con tessuto prelevato dalla Banca degli organi e dei tessuti. I successi sono buoni, soprattutto se non c’è ancora l’artrosi».
Se il dolore non passa la risonanza magnetica è l’esame ad hoc per studiare l’articolazione?
«Sì, e il mio consiglio è di valutare bene anche l’apparecchiatura. Oggi esistono modelli per eseguire la risonanza magnetica più piccoli che permettono di esaminare solo il ginocchio. Il problema è che non sempre danno immagini delineate e limpide come fa l’apparecchiatura tradizionale. Per questo, la riserviamo ai pazienti che soffrono di claustrofobia e che quindi non reggerebbero l’intera durata dell’esame, a scapito della diagnosi. Ma solo a loro».
Scopri l’origine del tuo problema al ginocchio
➔ È quasi sicuramente artrosi se il dolore è continuo senza un motivo, con o senza versamento e associato a limitazione del movimento.
➔ Si può trattare di una lesione a uno dei due menischi se il ginocchio si blocca anche con un movimento banale e il dolore è localizzato in un punto preciso, all’interno o all’esterno.
➔ Può essere una lesione al legamento crociato anteriore se dopo un trauma si verificano cedimenti nei cambi di direzione o nei salti.
3 regole di pronto intervento
Qualsiasi sia l’origine del dolore ecco 3 cose che puoi fare subito.
❶ Applica del ghiaccio a intervalli di 15 minuti, tenendo la gamba leggermente più alta rispetto al resto del corpo.
❷ Prendi un antinfiammatorio se il dolore è intenso e continua ad applicare il ghiaccio.
❸ Se il dolore e il gonfiore non accennano lo stesso a diminuire parlane con il tuo medico curante, che eventualmente ti indirizzerà allo specialista. Nel frattempo rimani a riposo. E, se proprio devi camminare, indossa scarpe come le sneaker e utilizza le stampelle per non sforzare l’articolazione.