Domando a Elia se conosce – se esiste – una differenza tra l’amore giovanile e l’amore adulto. «Facile» mi risponde. «Amore giovanile uguale divertirsi o provare ad avere una relazione. Amore adulto uguale cercare di avere una famiglia». Sorrido: l’assenza di certezza permane in entrambe le fasi, il tentativo è alla base del rapporto tra due persone. Ma il divertimento, quello secondo Elia passa quando cresci. Chissà chi glielo ha detto… Non faccio in tempo a chiederglielo. Gaia gli afferra le spalle dal banco dietro e con gli incisivi serrati fa: «Ah, quindi per te noi due stiamo solo provando ad avere una relazione, non stiamo insieme insieme?». Elia, sei ne guai, penso. Lui mi guarda, cerca supporto. Io però non ho idea di cosa dire. Di amore non so nulla e mi trovo qui, nella classe di Elia e Gaia, proprio per questo.

Io di amore non so scrivere, un libro sull’amore giovanile

Negli ultimi 6 mesi ho intrapreso un viaggio dialogico con oltre 300 adolescenti tra i 13 e i 20 anni alla scoperta del senso che attribuiscono all’affetto e al sesso. Le loro storie, strabordanti di esperienze e sfumature, si sono rivelate un caleidoscopio. Nel contesto odierno, dentro al quale ci muoviamo tutti, giovani e vecchi, l’amore non è più un terreno di certezze (che poi, lo è mai stato davvero? O semplicemente avevamo altro a cui pensare?). È un dedalo di domande, una lotta tra il desiderio di un legame e la paura di mostrarci vulnerabili, di esserlo, di diventarlo.

Gli stereotipi sull’amore giovanile

Inizialmente, portavo con me una serie di assunti consolidati: che la gioventù di oggi fosse preda della frenesia dei social media, disinteressata e incapace di costruire relazioni durature. Tutte cose che avevo letto in qualche articolo o sentito in qualche talk televisivo. Mi è bastato parlare con Anna, 17 anni, bella come solo le ragazze convinte di essere brutte possono essere, e ho compreso che i facili giudizi sono una trappola insidiosa, frutto di una visione ristretta della società dove germogliano e proliferano gli stereotipi che gli adulti incastonano attorno ai giovani. Da lei mi aspettavo aneddoti sessuali e dettagli sconvolgenti e invece mi ha sorpreso raccontandomi che ciò che desidera è distante dalle idee che i ragazzi hanno di lei: loro le regalano i drink in discoteca, lei cerca qualcuno che ogni mattina la chiami appena si sveglia.

Scrivere dell’amore reale

Così ho capito che per scrivere d’amore oggi è fondamentale spogliarsi delle illusioni romantiche, affrontare la crudezza della realtà emotiva, distaccarsi dall’ideale e accettare che le cose, a volte, siano aspre, persino violente. È un atto di introspezione, una sfida al conformismo. Le relazioni come la letteratura e come tutto ciò che parla, che pulsa di vita si evolvono ed emergono nuove narrazioni, capaci di riflettere la complessità dell’umano sentire in questo nostro tempo frammentato. È stata un’esperienza terribile, a tratti spaventosa, meravigliosa: ho fatto un viaggio nelle mie stesse scelte sentimentali e ne sono uscita a pezzi, anche se molto divertita.

Parlando con Simona, ho ritrovato le mie identiche insicurezze sul corpo; osservando il sorriso timido di Alessandro, ho rivisto l’espressione dolce del mio compagno ma anche la stessa che oggi comincio a notare in nostro figlio; guardando Sara mordicchiarsi la manica della felpa prima di dire che non ha mai fatto sesso, ho riconosciuto il medesimo desiderio di omologazione che ancora proviamo io e le mie coetanee, quel dannarsi di essere tanto distanti dalla massa, eppure la convinzione di star facendo la cosa giusta.

cover libro io di amore non so scrivere

L’amore giovanile enigmatico e inafferrabile

Il tempo passato con i ragazzi e le ragazze che hanno scelto di raccontarmi la loro sfera emotiva ha preso un’altra forma. Non ho mai saputo quanto siamo stati insieme. Ogni tanto una campanella suonava e noi ci prendevamo ancora un attimo per raccontarci quanto fosse difficile dire “Non mi piaci” ma pure “Ti amo”. Sono passata dal passato al presente al futuro come su uno scivolo intergalattico. Se esistesse un fantasma degli amori passati simile a quelli descritti da Dickens nel Canto di Natale – ci siamo detti durante un incontro – ci condurrebbe inevitabilmente a rivivere gli amori già trascorsi, ma non potrebbe mai svelarci il futuro. L’amore, entità vivente e in continua evoluzione, rimane inafferrabile, enigmatico. Forse è per questo che, nonostante tutto ciò che mi sono trovata ad ascoltare, mi è impossibile trarre delle conclusioni.

Meglio così: in materia d’amore, molti adulti si ergono a giudici, forti di un’esperienza che spesso non ha insegnato loro nulla se non il perpetrare errori. Si illudono migliori. I giovani, al contrario, navigano in un mare aperto di possibilità emotive, liberi dalle zavorre del passato, eppure vittime del pregiudizio che li dipinge come sprovveduti. La nostra arroganza adulta si scontra con la fluidità identitaria degli adolescenti che, mentre noi siamo impegnati a digitare su un telefono una lamentela riguardo al fatto che (loro) sono sempre davanti a uno schermo, giustamente ci ignorano e riscrivono i codici emotivi con una sensibilità che molti di noi adulti non abbiamo neanche mai sfiorato. Forse, prima di insegnare, dovremmo osservare, ascoltare, e imparare dagli amori che ancora non conoscono obblighi.

Cosa vuoi dall’amore, Gaia?

Chissà se Elia e Gaia stanno ancora insieme. Quel giorno, seduta sul treno che mi avrebbe riportato a casa, ho letto le confessioni che ho chiesto loro di scrivere per rispondere alla domanda “Cosa vuoi dall’amore?”. Nonostante fossero anonimi, ho riconosciuto il biglietto di Gaia, mi ero fatta un segno sul suo perché ero curiosa e perché gli scrittori barano sempre quando sentono di trovarsi davanti a una buona storia. «All’amore chiedo una cosa soltanto: una persona che pensi che valga la pena lottare realmente per me e che me lo dimostri, oltre che dirlo». Come tutti noi, Gaia, ho pensato. Come tutti noi.