Sfogliare le pagine dei magazine, delle riviste e anche dei quotidiani è per molti della Gen X un vero piacere: sentire il fruscio e l’odore della carta, anche dei libri, non ha eguali rispetto alla lettura su dispositivi. Ma quest’ultima è estremamente più comoda, come sanno bene, invece, i ragazzi della Gen Z che stanno rivoluzionando molte delle abitudini dei genitori e stanno contribuendo a far scomparire alcuni oggetti comuni, invece, per i loro genitori: dagli anelli di fidanzamento, ai taxi, passando per la tv generalista, i telefoni fissi e persino saponette e moda tradizionale, a vantaggio del fast fashion.

Gli oggetti che spariranno

Tra gli oggetti per comunicare destinati ad andare in soffitta c’è sicuramente il telefono fisso. La Gen Z è cresciuta senza sapere di cosa si tratta, abituata a dare per scontato l’uso dello smartphone (neppure del vecchio e semplice cellulare) per ogni tipo di comunicazione. Ma anche la stessa Tv è profondamente cambiata in pochi anni: ormai i programmi della tv generalista sono stati soppiantati dalle serie in streaming fruibili grazie a Internet, sui “vecchi” televisori, i computer, i tablet o gli smartphone. Gli stessi device tramite cui è possibile anche leggere le news, senza dover andare in edicola (questa sconosciuta, per i più giovani).

Cosmesi e pulizia: cosa cambierà e quali oggetti spariranno

Una piccola rivoluzione sta avvenendo anche nel mondo del beauty: le classiche saponette sono sempre più sostituite da pratici erogatori di sapone liquido. I prodotti di cosmesi, poi, ormai contengono sempre meno ingredienti chimici a vantaggio di una maggiore ecosostenibilità. Anche detergenti e oggetti per le pulizie sono spesso biodegradabili. Ma c’è un oggetto simbolo di questo cambiamento, secondo i media americani: il rasoio usa-e-getta (per lui e per lei), sostituito da quelli elettrici riutilizzabili. Dimenticatevelo, quindi!

Spariranno anche 3 modi di viaggiare considerati “obsoleti”

Per gli over 40 e soprattutto over 50 potrebbe essere uno shock, ma occorre iniziare a pensare che tra qualche anno le crociere potrebbero non rappresentare più l’idea della vacanza da sogno (a tutto relax), perché troppo inquinanti. Lo stesso potrebbe valere per i taxi, ormai soppiantati dai servizi prenotabili con più comode app di ride-sharing, che permettono anche pagamenti elettronici. Sempre nell’ambito mobilità, sono destinati a scomparire il cambio manuale sulle auto e le vetture di lusso (magari rombanti), a vantaggio di utilitarie che non richiedono carburanti fossili.

Spariranno anche gli anelli di fidanzamento?

A proposito di oggetti simbolo, pare che alla Gen Z i tradizionali anelli di fidanzamento non piacciano più: troppo costosi, troppo impegnativi e fuori luogo, dal momento che ci si sposa sempre meno, come dimostra una tendenza già abbracciata dai Millennials. Un’indagine del 2022 ha rivelato che il 70% di questi ultimi preferisce – se proprio deve – un anello senza diamante, ma con una pietra che possa riflettere maggiormente la personalità di chi dona e ricevere il prezioso regalo.

Lotteria e polizze

Se l’abitudine di giocare alla lotteria sembra passata di moda già da qualche tempo, lo stesso destino sembra riservato a chi fino a qualche anno fa pensava di sottoscrivere una polizza vita come garanzia per il futuro. Oggi, complice una maggiore instabilità lavorativa, si sente il bisogno di avere a disposizione immediata i propri eventuali risparmi, invece che pensare a un futuro troppo lontano.

Ferro da stiro e bigliettini d’auguri tra gli oggetti che spariranno

Anche chi può contare su un impiego più solido, comunque, lo affronta con più flessibilità, pure nell’abbigliamento: addio, quindi, a giacca e cravatta, per lasciare spazio a capi casual. Sostituire completi e camice con maglie e polo riduce anche il ricorso al vecchio ferro da stiro, con buona pace dei giovani che forse potranno presto dire addio a uno degli elettrodomestici più usati dalle loro madri. La maggior diffusione della tecnologia, poi, ha fatto quasi scomparire i classici bigliettini d’auguri cartacei, oggi soppiantati da messaggini ed emoji. Ma davvero a certi oggetti si dovrà rinunciare del tutto?

Perché sbarazzarsi degli oggetti del passato

Intendiamoci, è sempre successo che, grazie alle scoperte tecnologiche, si modificassero le abitudini (basti pensare all’avvento della corrente elettrica, del frigorifero o delle auto stesse), ma forse in modo meno drastico. «I processi di digitalizzazione hanno come caratteristica proprio l’accelerazione: anche in passato la tecnologia modificava i comportamenti, ma in tempi piuttosto lunghi e quindi le trasformazioni erano più lente. Oggi è tutto più veloce», chiarisce Roberta Paltrinieri, docente di Sociologia dei Consumi presso l’Università di Bologna.

L’effetto pandemia

«Un esempio del boom della digitalizzazione, che ha influito anche sulla vita quotidiana di tutti, è l’effetto del periodo pandemico: l’emergenza sanitaria dovuta al Covid ha costretto a implementare la digitalizzazione in tutti i settori, dalla scuola al lavoro alla burocrazia, così come nelle modalità di spostamento. Ad esempio, il lavoro da remoto che prima era poco diffuso ha ricevuto una forte spinta, con un impatto positivo anche sull’ambiente, perché ha ridotto l’uso dell’auto, influendo anche sull’inquinamento atmosferico. È innegabile, quindi, che la tecnologia acceleri alcuni processi», sottolinea l’esperta.

Le conseguenze dell’AI

Un’ulteriore spinta sta arrivando dall’intelligenza artificiale: «L’AI sta rendendo obsolete alcune professioni e attività quotidiane: dalla scrittura di testi comuni alla stesura di articoli scientifici, l’intelligenza generativa stravolgerà stili di vita e attività, accelerando la scomparsa anche di alcuni oggetti del passato recente. Siamo di fronte a una svolta epocale di cui ancora non ci rendiamo conto. È indubbio che le conseguenze riguarderanno anche le modalità di fruizione e consumo alle quali eravamo abituati negli ultimi decenni», conferma Paltrinieri.

A decidere gli oggetti che spariranno è il mercato

All’impatto della rivoluzione tecnologica e digitale, però, si sommano «le esigenze del mercato, che sono di vendere oggetti nuovi, destinati a essere soppiantati in breve tempo da versioni aggiornate – prosegue Paltrinieri – Il cosiddetto “capitalismo digitale” è quello che riesce a intercettare i nostri bisogni, le nostre necessità e si adegua immediatamente. Una prova è l’obsolescenza programmata, che già esisteva in passato, ma che oggi ha tempi ancora più ristretti: una lavatrice che un tempo durava 20 o 30 anni, oggi ne dura al massimo 5 e lo stesso vale per altri oggetti di consumo quotidiano, come nel fast fashion».

Sempre più fast fashion

«Si tratta del fenomeno per cui vengono prodotti oggetti di basso costo, destinati all’acquisto (continuo) e alla loro sostituzione con molta rapidità. Dal momento che il loro prezzo è molto basso, possono essere comprati con facilità e costantemente, ma sono anche sostituiti con altrettanta leggerezza. Chi si fa scrupoli a buttare una T-shirt da 5 euro invece che una costosa camicia griffata, come poteva accadere in passato? Non essendoci valore nell’oggetto, lo si consuma rapidamente, senza rendersi conto che dietro c’è un sistema produttivo complesso, che tra l’altro sfrutta risorse umane e naturali», sottolinea l’esperta.

Cosa si salverà?

A volte, però, qualche oggetto del passato si salva, come accaduto con i dischi in vinile, tornati di moda: «Attenzione, però, perché anche l’effetto nostalgia, come sta accadendo con molti oggetti iconici, film e musica degli anni ’90, è anch’esso frutto di un’economia che deve produrre costantemente, quindi crea nuovi valori simbolici da veicolare – chiarisce Paltrinieri – Per questo è bene ricordare che la scelta di consumo non è mai razionale, nonostante qualcuno parli di homo economicus».

Come acquistano la Gen Z e la Gen X

Di fatto, quindi, la scelta di quali prodotti acquistare non cambia nonostante cambino gli oggetti che si comprano: «Tutti siamo soggetti all’influenza di quelli che si chiamano flussi informativi: può essere il sistema dei media, il marketing, la pubblicità, ma anche il gruppo di riferimento dei pari o delle reti nelle quali ci troviamo. Nel complesso questi flussi fanno sì che siamo sempre sollecitati ad acquistare». Oggi più che mai internet e i sociali possono condizionare i consumi della Gen Z, ma neppure gli over 40 e 50 sono esenti da influenze. «Tutti noi siamo solo diligenti consumatori, più o meno consapevoli o responsabili».