Care amiche di salvataggio, così è successo ciò che si temeva da settimane: la professoressa Gloria Rosboch è stata ritrovata cadavere, prima strangolata e poi gettata senza alcuna pietà in una vasca di decantazione.
Un povero corpo inerme lasciato al rigido freddo invernale, triste metafora di un’esistenza congelata dall’assenza totale di amore.
L’unica colpa di Gloria è stata quella di essersi illusa, e di avere affidato le sue speranze e i suoi sogni a Gabriele Defilippi, un ragazzo di ventidue anni che poteva essere suo figlio. E che le aveva promesso una nuova vita insieme, all’estero, forse in Costa Azzurra.
Senza batter ciglio, la professoressa aveva consegnato all’ex allievo tutti i suoi risparmi, 187 mila euro destinati a costruire un improbabile e inesistente “nido d’amore”.
Quanta solitudine, quanta disperazione si cela dietro a un gesto così insensato?
Una valida e onesta insegnante (che però era rimasta, ingiustamente, senza lavoro) una donna razionale, a detta di conoscenti e parenti, si fida, anzi si affida completamente a un ragazzetto senza scrupoli, mitomane ed esibizionista. Forse l’unico essere di sesso maschile ad averla chiamata “tesoro”.
Un percorso disperato come quello di Guerrina Piscaglia, che dalla tresca (vera o immaginaria) col prete congolese, trae un’ossessione malata, che però l’aiuta a rinascere, a mettersi a dieta, a truccarsi, forse semplicemente ad alzarsi dal letto, la mattina.
Quante donne vivono queste situazioni di solitudine estrema, di depressione celata e rimossa?
Signore di cinquant’anni sfiorite e sfinite dalla ruotine implacabile di certi paesini dimenticati da Dio ma non dai pettegolezzi degli uomini; signore con lo sguardo spento, disposte a credere a qualunque bugia pur di non soccombere al nulla, alla noia che soffoca il cuore.
In questi giorni le indagini andranno avanti, e si scoprirà anche il ruolo del complice, il cinquantatreenne Roberto Obert, amante di Gabriele da tempo (i due si stanno accusando a vicenda…).
Ma a noi interessa altro, scavare nel terreno della solitudine profonda che avvolge troppe vite femminili. Vite che hanno diritto di essere raccontate (e comprese, e aiutate), senza diventare casi di cronaca nera.
Addio professoressa, meritavi un alunno migliore di un mentitore seriale, di un truffatore spietato, di un trasformista dai capelli colorati e dall’anima nera. Speriamo che nel luogo dove riposi ora ci sia tutto quello che ti è mancato troppo. E che si chiama, semplicemente, Amore.
come sempre www.alessandraappiano.it
oppure il Gruppo Amiche di Salvataggio