Mentre il Green Pass diventa obbligatorio per accedere ai luoghi chiusi e a rischio affollamento, arriva una circolare molto attesa del Ministero della Salute che precisa chi ne è esente: in pratica, le persone che non possono vaccinarsi. La circolare precisa che per queste categorie il vaccino sarebbe una vera e propria controindicazione anche se, come sempre, vale la regola per cui le categorie sono costituite da individui, e ogni individuo è un caso a sé. Quindi, nel dubbio, occorre sempre una valutazione mirata, cioè una visita di uno specialista.
Ecco dunque chi è esentato dal Green Pass.
Chi ha sviluppato una reazione allergica grave dopo una dose di vaccino
A chi ha avuto «una reazione allergica dopo la prima dose» (che si sviluppa quasi sempre entro i primi 30 minuti dalla vaccinazione) si può proporre di «usare per la seconda dose un vaccino diverso. Ma, vista la possibilità di reazioni crociate tra componenti di vaccini diversi, meglio effettuare una consulenza allergologica». Nel dubbio, queste persone possono essere esentate dalla seconda dose e quindi ottenere la certificazione.
Le donne in gravidanza per cui si è deciso di rimandare
Chiarisce la circolare: «La vaccinazione anti-SARS-CoV-2 non è controindicata in gravidanza. Qualora, dopo valutazione medica, si decida di rimandare la vaccinazione, alla donna in gravidanza può essere rilasciato un certificato di esenzione temporanea alla vaccinazione».
Chi ha la Sindrome di Guillain-Barré
Si tratta di una malattia autoimmune che colpisce il sistema nervoso e che è stata segnalata (in casi molto rari) in seguito alla vaccinazione con Astrazeneca. Se la malattia si presenta «entro 6 settimane dalla somministrazione del vaccino, senza altra causa riconducibile, è prudente non eseguire ulteriori somministrazioni dello stesso tipo di vaccino» ma considerare «l’utilizzo di un vaccino di tipo diverso per completare l’immunizzazione». Come spiega la dottoressa Rita Carsetti, responsabile della Diagnostica immunologica all’Ospedale Bambino Gesù di Roma, «in questi casi in realtà è meglio sospendere del tutto il ciclo vaccinale perché si sviluppano anticorpi che danneggiano il midollo, già colpito dalla malattia».
Chi ha avuto miocardite o pericardite
Dopo la vaccinazione con Pfizer e Moderna sono stati osservati casi molto rari di miocardite e pericardite. Anche qui, «prima di fare una seconda vaccinazione bisogna tenere conto delle condizioni cliniche della persona: occorre una consulenza cardiologica e un’attenta valutazione del rischio/beneficio per capire se cambiare vaccino» o invece rinunciare all’immunizzazione.
Chi rilascia l’esenzione dal Green Pass
Sempre la circolare indica che rilasceranno le certificazioni i medici vaccinatori, quelli di medicina generale e i pediatri. «Non si precisa però come sarà il certificato» sottolinea Alessandra Babetto dallo sportello legale di Omar (Osservatorio nazionale malattie rare, portale specializzato in fragilità) che aveva sollevato il problema qualche giorno fa, sollecitando il Ministero a emanare la circolare. «Nel documento si dice solo che deve essere custodito con cura, anche digitalmente, attraverso i servizi informatici. Ci auguriamo che non resti in formato cartaceo perché può essere falsificato facilmente» .
Il certificato che esenta dal Green Pass vale fino al 30 settembre. «Dopo probabilmente cambierà anche l’esenzione, perché si sta lavorando a renderlo obbligatorio anche nei trasporti» precisano da Omar. Insomma, le persone esentate dal Green Pass, quindi dal vaccino, sono davvero poche.
Immunodepressi: con Green Pass ma non protetti
Ci sono poi i tantissimi immunodepressi. «Si tratta di persone con immunodeficienze primitive, o malattie metaboliche o neurologiche. «Per loro – spiega la dottoressa Carsetti – «il vaccino non è controindicato, semplicemente rischia di essere poco efficace. Uno studio della Società italiana di immunologia, che sta per essere pubblicato, ha appena dimostrato che anche gli immundepressi possono essere vaccinati senza rischi. E che, anche se stanno seguendo terapie a base di cortisone (che abbatte le difese), possono diminuirne il dosaggio durante il periodo della vaccinazione». Il problema è che spesso, pur vaccinandosi, rischiano di non essere protette a sufficienza dall’infezione. Per questo tutte queste persone ricevono il Green Pass, ma di fatto non possono usarlo se non hanno la garanzia che tutti intorno a loro lo posseggano (pensiamo per esempio ai ristoranti, dove non è per ora obbligatorio per i camerieri). Secondo l’Apmarr (l’Associazione nazionale persone con malattie reumatologiche e rare) sono un milione e mezzo gli italiani affetti da una malattia autoimmune o autoinfiammatoria, 5 milioni invece quelli che hanno un sistema immunitario più fragile. Insomma, una bella fetta di popolazione. A tutti loro il Green Pass viene rilasciato, ma non rappresenta un passaporto vero e proprio per i luoghi di socialità se non esiste la garanzia che siano vaccinati tutti gli altri.
L’appello per il Green Pass obbligatorio al mare e in hotel
L’associazione Apmarr per questo ha lanciato un appello che suona anche come una provocazione, in pieno agosto. «Chiediamo di rendere obbligatorio l’utilizzo del Green Pass anche per l’accesso a hotel, strutture ricettive, spiagge e stabilimenti balneari, in modo da creare delle vere e proprie bolle Covid-free a tutela delle persone con patologie croniche autoimmuni che hanno un sistema immunitario più fragile e sono quindi maggiormente esposte ai rischi di contagio» sottolinea Antonella Celano, presidente di Apmar. «Abbiamo anche noi diritto a goderci un periodo di vacanza ma dobbiamo poterlo fare in sicurezza: il contagio nel nostro caso può avere delle conseguenze gravi, pregiudicando il nostro stato di salute. Mi piacerebbe tornare ad ascoltare messaggi positivi sulla necessità dell’immunizzazione di gregge, anche legando l’accesso a determinate attività solo dopo essersi fatti il vaccino oppure con un tampone negativo. Ecco perché chiediamo che si creino delle bolle COVID-free».
Terza dose e anticorpi monoclonali per i fragili
Intanto per tutti questi pazienti fragili, su cui il vaccino rischia di non essere stato efficace, si sta valutando di riservare la terza dose, quella che in Israele stanno già somministrando. Nel frattempo, una forma di protezione possono essere gli anticorpi monoclonali. «Li stiamo già somministrando» sottolinea la dottoressa Carsetti. «Sono anticorpi prodotti in laboratorio che “si infilano” tra virus e cellula bloccando la penetrazione all’interno della stessa. L’importante è agire prima dello sviuppo della malattia, proprio come se fosse un vaccino».