Fine agosto, tempo di rientro al lavoro per tanti e per qualcuno è anche il momento di tornare in ufficio e nelle mense aziendali. Ma come? Se si parla con sempre maggiore insistenza di obbligo di Green Pass per l’accesso a molti luoghi di lavoro e non solo per il personale sanitario e scolastico, è perché una Faq apparsa sul sito del Governo il 14 agosto equipara esplicitamente le mense aziendali ai ristoranti e dunque prevede l’obbligo di Green Pass al chiuso. Per accedervi occorre, dunque, essere vaccinati o guariti dal Covid nei sei mesi precedenti oppure essere negativi a un tampone nelle 48 ore precedenti. È chiaro, però, che un lavoratore non vaccinato difficilmente potrà effettuare un test ogni tre giorni, a proprie spese, per entrare in azienda o in mensa. Che soluzione, dunque?
Green Pass per la mensa: cosa dice la legge
La questione non è semplice. Mentre il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, si dice disponibile a prendere in considerazione tutte le soluzioni possibili per un ritorno al lavoro in presenza con garanzie costituzionali, ad alimentare le polemiche è una Faq del 14 agosto sul sito del Governo. Vi si afferma che anche per l’accesso alle mense aziendali vige l’obbligo di esibire il Green Pass, perché considerate luoghi di ristorazione “collettiva”. Questo vale “in tutti i locali adibiti alla somministrazione di ristorazione ai dipendenti pubblici e privati”. A mostrare perplessità, però, è stato lo stesso sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, perché le mense sono luoghi di lavoro dunque risulta difficile limitarne l’accesso.
Un altro nodo è la responsabilità dei controlli. In base al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 17 giugno 2021, spetta ai gestori dei servizi e non, dunque, al datore di lavoro. In questo caso la privacy dei lavoratori sulle informazioni sanitarie sarebbe garantita.
Le aziende che hanno imposto il Green Pass
Tra le imprese che hanno già recepito le indicazioni ci sono soprattutto grandi nomi della realtà industriale italiana: Leonardo, RAI, Electrolux ed Enel, per esempio. Il Gruppo Barilla, contattato da Donna Moderna sulla scelta di prevedere il Green Pass, fa sapere che “il nostro gestore dei servizi mensa sta implementando il Green Pass per la ristorazione al chiuso. Un servizio alternativo viene ovviamente fornito alle persone che non ne fossero in possesso. Questa decisione è stata preventivamente comunicata e discussa con i sindacati nelle strutture interessate; le verifiche vengono fatte tutelando la riservatezza dei dati personali anche alla luce dei più recenti interventi del Garante”.
Ben diversa la situazione di alcuni lavoratori Ikea del magazzino di Piacenza che, sprovvisti di certificato, sono stati fotografati mentre mangiavano per terra fuori dallo stabilimento. Come riferito dal quotidiano piacentino Libertà, ai dipendenti senza Green Pass, infatti, non è permesso consumare i pasti negli spazi aziendali, neppure nelle aree break. Nei locali interni, infatti, si può solo prendere il caffè, ma non sostare né mangiare (neppure snack). Secondo quanto si legge, inoltre, anche chi usufruisce della mensa, deve poi sanificare la propria postazione dopo il pasto.
Per i militari delle Forze Armate, che sono stati tra le prime categorie a potersi vaccinare, viene controllato il Green Pass per accedere alla mensa. E per chi ne fosse sprovvisto?
Altre soluzioni: il lunch box o delivery
Per quanto riguarda il personale militare, a chi non avesse Green Pass è offerta la possibilità di consumare il pasto freddo nel cestino, quindi generalmente un panino, in un luogo non specificato. In una caserma dell’esercito a Torino è stato messo a disposizione un tavolone con panche all’aperto sotto un tendone, laddove prima c’era un parcheggio.
Anche Mediaset richiede il pass e un cartello all’interno dell’azienda informa i dipendenti, giornalisti e non, che “a seguito delle disposizioni ministeriali, l’accesso in mensa è consentito solo a chi è in possesso del Green Pass (sarà richiesto di mostrarlo all’ingresso delle linee), in modo da garantire la massima sicurezza per tutti”. I lavoratori possono però prenotare il packed lunch, da consumare poi alla scrivania o all’aperto.
La Hanon Systems di Campiglione Fenile, in provincia di Torino, è stata invece tra le prime a montare una apposita tensostruttura esterna. Per i lavoratori che sono sprovvisti di Green Pass, dunque, molte aziende hanno individuato soluzioni alternative come il lunch box o cestino con pasto preconfezionato oppure il servizio di consegna di pasti o delivery, da consumare all’esterno o in appositi spazi in modo da rispettare il distanziamento. I principali sindacati del settore metalmeccanico, però, obiettano che, pur condividendo “l’obiettivo di completare la campagna vaccinale”, in questo modo si creano discriminazioni e “disparità di trattamento fra luoghi di lavoro e mense”.
Chi dice no al Green Pass in mensa
Altre aziende, soprattutto più piccole, hanno invece optato per non imporre alcun certificato per l’accesso alla mensa: hanno semplicemente mantenuto quanto previsto dai Protocolli di Sicurezza, quindi proseguono con turni, plexiglass tra un tavolo e l’altro, sanificazione frequente e distanziamento. Tra le aziende che continuano ad accettare tutti i dipendenti nella mensa aziendale, compresi coloro che sono sprovvisti di Green Pass, c’è per esempio il gruppo Coesia, multinazionale del packaging con sede a Bologna.
Trasporti: cosa cambia dal 1° settembre
Intanto dal 1° settembre scatta l’obbligo di Green Pass su treni (a lunga percorrenza), aerei e navi. In particolare il certificato verde nazionale è richiesto sui convogli ad alta velocità come le Frecce, gli intercity e sui treni a lunga e media percorrenza, oltre che su quelli che viaggiano di notte. La capienza delle carrozze sarà aumentata dall’attuale 50% all’80%. Lo stesso vale per i bus di linea che collegano Regioni differenti e quelli a noleggio con conducente.
Per i collegamenti via nave, come nel caso di pendolari dalle isole, sarà necessario il Green Pass (dunque la vaccinazione oppure il tampone) per salire a bordo di navi e traghetti a lunga e media percorrenza, ma anche su imbarcazioni e navi che collegano due Regioni. Non quindi per i lavoratori dell’isola d’Elba, ad esempio, e neppure per gli spostamenti tra Sicilia e Calabria nello stretto di Messina, esentati dall’obbligo.
Chi vorrà (o dovrà) viaggiare in aereo, invece, dovrà sempre essere in possesso della certificazione verde, anche per le tratte brevi e locali.
Per ora non è previsto l’obbligo di Green pass su bus, tram, metropolitane e tutti gli altri mezzi adibiti al trasporto locale. Sui mezzi pubblici, però, restano in vigore l’obbligo di mascherina e il distanziamento, e il ministro dei Trasporti Giovannini ha annunciato il ritorno dei controlli che vigileranno anche sul rispetto di queste norme oltreché sulla validità dei biglietti. Lo stesso Ministro, infine, ha ricordato che su tram, bus e metro è raccomandato l’utilizzo della mascherina Ffp2, a discrezione dei singoli, ma in grado di proteggere in modo più efficace nei luoghi affollati.