Lo scorso marzo, Hannah Dines, ciclista paralimpica (ha una disabilità neuromotoria) ha scritto un articolo sul quotidiano britannico The Guardian in cui raccontava come la sua professione avesse profondamente cambiato il suo corpo di donna. Nello specifico, l’atleta scriveva dell’operazione di chirurgia ricostruttiva della vulva cui si era sottoposta. A causarla, l’utilizzo prolungato del sellino della bicicletta, un attrezzo che è stato disegnato per venire incontro alle esigenze maschili e non a quelle femminili.
Dopo la pubblicazione di quell’articolo qualcosa però è cambiato, come scrive oggi la stessa Dines, sempre sul Guardian: «La risposta è stata travolgente. È quello che succede quando condividi qualcosa, le persone lo fanno di rimando. Quando il primo ciclista professionista mi ha contattato per dirmi che aveva vissuto la stessa cosa, il sollievo è stato così profondo che ho pianto. Ora posso dire con certezza che ci sono altre persone come me che, a causa del tipo sbagliato di pressione, hanno sperimentato un ciclo di infiammazione cronica e gonfiore».
Ha sofferto per un lungo periodo
L’operazione è arrivata dopo cinque anni di dolori acuti e una lunga fase in cui non è stato facile, per Dines, comprendere cosa la facesse stare così male: «Il tuo medico generale sarà molto confuso se gli parlerai di infiammazione cronica da sella. Inoltre, l’accesso a qualsiasi cura necessita di studi comprovati e in questo caso non ce ne sono. Non c’è nessun posto specializzato in cui andare per farsi curare, non sono mai stati documentati scientificamente e sistematicamente i problemi che le donne incontrano con la sella di una bicicletta, almeno non in una forma che i medici possono utilizzare», scriveva infatti a marzo.
È stata l’artefice di un cambiamento
Esponendosi pubblicamente, però, Dines ha fatto sì che iniziasse una conversazione intorno al tema nel mondo del ciclismo. A distanza di pochi mesi ci sono infatti più professionisti che si interessano al problema, più articoli che ne parlano, più medici che ne studiano le cause e le possibili cure, più produttori di sellini che si impegnano per costruirne di nuovi. La ciclista americana Alison Tetrick, che ha subito la stessa operazione, ha lavorato con il suo sponsor a una sella speciale, «l’unica che posso utilizzare senza sentire dolore», con le parole di Dines. A Londra è nata una clinica specializzata che si occupa della patologia mentre le Università di Dundee e Manchester hanno aperto dei progetti di ricerca sul trauma da sella nelle sportive e Dines ha tenuto una conferenza sul tema alla British Lymphology Society. Ad ascoltare le donne ci guadagniamo tutti.