Il caffè, croce e delizia degli italiani, ma presente in tutto il mondo in tutte le sue varianti: espresso, americano, alla turca, e poi macchiato con latte o abbinato a cacao o panna o molto altro. Insomma, bevanda globale, di cui tra il 2020 e il 2021 si sono consumate quasi 10 tonnellate in ogni angolo del globo.
Eppure sul caffè si sono dette e scritte tante cose: una delle più note è che alza la pressione, dunque è sconsigliato agli ipertesi.
Il caffè mantiene bassa la pressione
Ora uno studio italiano fa chiarezza e spiega che in realtà il caffè la pressione aiuta a mantenerla bassa, se consumato regolarmente e non oltre le 3 tazzine al giorno: «In realtà con il nostro studio non abbiamo ribaltato le conoscenze acquisite finora, quanto piuttosto le credenze. Numerosi studi, non solo italiani, mostrano infatti come i consumatori abituali di caffè sono leggermente protetti dallo sviluppo di ipertensione e malattie cardiovascolari, così come da alcune patologie metaboliche. Tra queste ci sono diabete e obesità. Lo stesso vale per alcune malattie epatiche come ad esempio la cirrosi post-epatite», precisa Arrigo Cicero, Professore associato di Scienze Tecniche Dietetiche applicate presso l’Alma Mater Studiorum Università di Bologna, che ha condotto lo studio.
Lo studio che sfata alcune credenze
Dunque la ricerca, pubblicata sulla rivista Nutriens e basata su uno studio osservazionale su 720 uomini e 783 donne, ha mostrato come il caffè possa avere degli effetti positivi proprio sulla pressione. «Nei soggetti che assumono abitualmente 3-4 caffè al giorno abbiamo osservato valori minori di pressione arteriosa rispetto ai non bevitori di caffè. Ma l’effetto positivo lo si vede già con 2-3 tazzine».
Va però aggiunta una precisazione: «Ovviamente questo accade nei soggetti che a priori non hanno fastidi correlabili all’assunzione di caffè, come tachicardia, palpitazioni, gastrite, insonnia e appunto aumento della pressione – prosegue Cicero – Noi abbiamo mostrato che i consumatori abituali di caffè hanno valori di pressione inferiori rispetto ai non consumatori. Il merito potrebbe essere dovuto ad altre sostanze contenute nel caffè rispetto alla caffeina».
Quali sostanze abbassano la pressione
«Come detto, la maggior parte degli effetti positivi sulla pressione non dipende dalla caffeina che, al contrario, è la causa dell’innalzamento pressorio nei soggetti che non tollerano il caffè. Quindi – chiarisce il ricercatore e professore di Bologna – il caffè decaffeinato ha almeno lo stesso effetto positivo del caffè standard». Ma allora a cosa sono dovuti gli effetti “protettivi”? «Il caffè non contiene solo caffeina! La caffeina di per se stessa, infatti, può far aumentare pressione e frequenza cardiaca. Tuttavia il caffè contiene numerose sostanze antiossidanti che svolgono azioni protettive sui vasi, facilitandone la dilatazione e quindi il calo della pressione. Queste sostanze sono, per esempio, i flavonoidi, fenilpropanoidi, diterpeni, tannini, in particolare l’acido caffeico e l’acido clorogenico», spiega l’esperto riferendosi allo stesso che, secondo altre ricerche, unito al latte avrebbe un effetto antinfiammatorio.
Una notizia positiva per tutti coloro che non vogliono rinunciare a una tazza di bevanda, senza doversi preoccupare delle conseguenze della caffeina.
D’altra parte gli effetti degli altri componenti del caffè sono stati dimostrati anche da altri studi. In uno recente, realizzato dalla Semmelweis University di Budapest, si è visto come bere da mezza tazzina fino a 3 di caffè al giorno può derivare una riduzione di rischio di ictus, infarto e decesso in generale. Anche in questo caso i “benefici” sono stati riscontrati anche con l’assunzione di decaffeinato.
Attenzione a quantità e stato di salute
«I risultati nel nostro studio ci consentono in primis di non punire la maggior parte dei consumatori di caffè, ai quali a volte viene imposta una sospensione non necessaria. Piuttosto focalizziamo l’attenzione dei consumatori su altri atteggiamenti preventivi, che hanno a che fare con l’alimentazione e lo stile di vita – precisa Cicero – Non facciamo terrorismo contro l’impiego di caffè, dunque, ma concentriamoci sul fumo di sigaretta, sulla sedentarietà, e sull’obesità, che sono sicuramente prioritarie!».
La pressione alta o ipertensione, infatti, ha a che fare con l’intensità con cui il sangue scorre nei vasi sanguigni e che in età adulta dovrebbe restare in valori compresi tra 115 e 120 mmHg per la massima (sistolica) e tra 75 e 80 mmHg per la minima (diastolica). A far scattare “l’allarme” è il superamento della soglia di 140 per la massima e 90 per la minima.
Ad oggi si stima che siano 16 milioni gli italiani con ipertensione, pari a circa poco più di un terzo della popolazione, distribuiti in modo pressoché uniforme tra uomini e donne. Secondo l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) non si dovrebbero comunque superare i 400mg di caffeina al giorno, pari a 3-5 tazze di caffè.