Ogni anno, in autunno, nella vita della quasi totalità delle coppie italiane, europee e se non addirittura mondiali arriva il giorno del copripiumino, il giorno cioè in cui si decide che fa freddo abbastanza e che bisogna coprirsi di più la notte, in definitiva il giorno in cui bisogna infilare il piumino dell’Ikea dentro il copripiumino sempre dell’Ikea (fra poco vi spiegherò come funziona).
Fino a qualche anno fa, questo giorno non esisteva sui calendari. In autunno, aprivi l’armadio, prendevi la coperta della nonna – io ne avevo una bellissima, fatta a mano all’uncinetto – e la mettevi sul letto sopra le lenzuola. Poi, se proprio volevi essere raffinato, mettevi il copriletto, con fantasie varie e colorate, con disegni di uccelli e palme, metropoli di vario tipo, ma soprattutto Parigi o New York (chi non ha mai avuto un copriletto con la statua della libertà?) oppure a tinta unita, rosse, gialle, verdi, rosa e arancioni.
A un certo punto è arrivata l’Ikea in Italia e, alla fine del solito labirinto di finte case minuscole però superaccessoriate che nemmeno Pozzetto nel Ragazzo di campagna, appendini a forma di culo di cane, tazze a cinquanta centesimi e peluche che fanno piangere i bambini, ci ha mostrato il copripiumino che, per noi italiani, tranne quelli di area tedesca, è stata una scoperta epocale, un po’ come il passaggio dalla ruota di pietra a quella di legno, dalle bacchette al fiammifero. Le coperte della nonna e il copriletto con la statua della libertà sono diventati fuori moda e tutti noi ci siamo dotati di un piumino e di un copripiumino.
Ma cos’è questo copripiumino? Durante tutta l’estate è un lenzuolo con un buco. Poi, appena arriva l’autunno, quel buco diventa fondamentale, perché là dentro va infilato il piumino e il lenzuolo si trasforma in un copripiumino (nel frattempo, si spera che il suddetto lenzuolo, prima di diventare un copripiumino, sia stato lavato qualche volta). Ora, questo buco, non si sa per quale forma di perversione dei designer Ikea, è molto molto piccolo, molto più piccolo del piumino che deve entrarci.
Far entrare il piumino dentro il copripiumino richiede tenacia, coraggio, buona conoscenza della fisica. Tutto incomincia con l’appallottolamento: tu e la tua compagna dovete riuscire a infilare il piumino tutto appallottolato dentro il buco, ma questa è la parte più semplice e riesce quasi a tutti. Il difficile viene ora: dovete cercare di “stendere” il piumino in modo che i suoi angoli coincidano con quelli del copripiumino. Perciò scegli di sacrificarti, la baci per l’ultima volta, vai in apnea ed entri dentro il copripiumino: sarai tu a compiere questa operazione. È subito uno choc emotivo: improvvisamente ti ricordi di emozioni che non provavi dai tempi dell’infanzia, quando ci si nascondeva sotto tende finte in un angolo della stanza o sotto un tavolo.
Lei, fuori, va subito in apprensione («ce l’hai l’ossigeno?», «torna qui ti prego»). Non si sa mai quanto si può restrare intrappolati nel copripiumino e soprattutto, a volte, non si sa nemmeno se si tornerà vivi. C’è una mia amica che ancora sta cercando suo marito, scomparso nel copripiumino nel lontano autunno del 2011.
Comunque, mentre tu lotti contro la fisica per cercare di stendere questo benedetto piumino in modo che coincida con gli angoli del copripiumino, lei da fuori inizia a darti istruzioni tipo nei film sui voli spaziali, dove ci sono quelli dalla terra che dicono a quelli che stanno nello spazio quello che devono fare. Di solito sono istruzioni impossibili oltre che inutili, tipo «è facile, devi solo riuscire a prendere gli angoli», che è quello che stai cercando di fare da tipo tre ore ed è il motivo per cui sei entrato nel copripiumino e che ora ti sta portando a una crisi di frustrazione.
Lei se ne accorge e allora dice le parole che ogni anno speri di non sentire e invece puntualmente senti: «aspetta, ti aiuto io». La manovra di aiuto consiste nel fatto che lei da fuori inizi a tirare parti a caso del tuo corpo pensando che siano gli angoli del piumino e invece appunto sono il tuo piede, il tuo ginocchio, il tuo naso, la tua mano e qualche volta quella cosa che non si può dire qui e che ti fa maledire la Svezia e gli svedesi e il giorno in cui siete andati all’Ikea, «mannaggia alle polpettine mannaggia», e quello in cui vi siete conosciuti e quello in cui sei nato in Italia, che se fossi nato alle Maldive, oltre a tutta una serie di altri vantaggi, non avresti avuto nemmeno bisogno del piumino e del copripiumino Ikea ma solo di un gonnellino di paglia.
Esistono degli esseri superiori che sanno come mettere il piumino dentro il copripiumino senza nemmeno entrare nel copripiumino, semplicemente appaiando gli angoli dall’esterno. Di essi sarà il governo della terra.
Ma intanto tu, essere inferiore, hai fatto notte.
«E se dormissimo qui stanotte?» le avanzi la proposta, al limite della disperazione.
«Va bene» ti dice lei, e si infila dentro con te.
Stretti sotto il copripiumino, vi abbracciate e vi addormentate, accoccolati fino al mattino. Domani – vi dite – sarà un altro giorno.