Il Cape Canaveral del gossip è, forse, la macchinetta del caffè. In questo presidio di resistenza al logorio della vita lavorativa, è facile cedere alla tentazione di parlare degli assenti, la voce ridotta un sussurro e il bicchierino di plastica che scotta i polpastrelli.

Gossip: i rischi di un’arma potente

Le informazioni che ci si scambia sono spesso irrilevanti, ma il tono di chi chiacchiera resta in genere solenne e lo sguardo di chi ascolta è comunque sorpreso. Fa parte del grande gioco di società del gossip, a cui tutti amano partecipare, almeno ogni tanto. Le regole sono più semplici che nella briscola (in pratica, siamo in zona buonsenso), ma vanno tenute a mente. Perché la lingua, si sa, è un’arma potente e può fare molto male. Bullizzare e isolare, seminare zizzania e rovinare reputazioni.

Quado il gossip è utile

Se intendiamo il pettegolezzo in modo letterale, dando retta alle Treccani che lo definisce “commento indiscreto e malevolo sul conto di qualcuno”, salutiamoci pure qui: l’articolo è finito, ci vediamo alla prossima. «Possiamo però allargare il campo e prendere in esame l’eventualità che le chiacchiere vengano fatte senza la volontà di danneggiare, ferire o escludere, ma con l’obiettivo di veicolare informazioni, magari un po’ maliziose e piccanti, ma accurate e conformi al vero, quindi innocue o addirittura utili», spiega Ilaria Consolo, psicoterapeuta, vicepresidente dell’Istituto italiano di sessuologia scientifica di Roma.

I benefici di un (buon) gossip

Uno studio condotto dal Dipartimento di scienze del sistema nervoso e del comportamento dell’Università di Pavia ha dimostrato che, mentre si spettegola, nel nostro corpo aumentano i livelli di ossitocina, ormone legato al benessere e all’affettività, e diminuiscono quelli del cortisolo, l’ormone dello stress. «Un pettegolezzo ben fatto soddisfa il bisogno di evasione e di confronto, solletica la curiosità, è rassicurante, ci fa sentire più vicini e complici con chi chiacchiera con noi», conferma la dottoressa Consolo. Un effetto positivo che può emergere con particolare forza nel mondo del lavoro.

In ufficio il gossip può fare da collante?

«Le famose chiacchiere di corridoio aiutano i lavoratori a fare squadra, a costruire una solida rete di relazioni, a scambiarsi informazioni su chi è affidabile e su chi non lo è, e – fondamentale soprattutto per i nuovi arrivati – a capire come gira il fumo, quali sono i criteri non detti che regolano la convivenza in ufficio, scoprendo, giusto per fare due esempi, che la vicina di scrivania è un tipo estremamente permaloso e il capo detesta essere disturbato dopo pranzo», suggerisce la psicoterapeuta. Ovviamente, sempre a condizione che i pettegolezzi non siano all’insegna della cattiveria.

La funzione evolutiva del gossip

Per insicurezza, per attirare l’attenzione, per sentirsi superiori. «Ci sono persone che hanno l’abitudine di sparlare con l’intento di fare danni: questione di carattere e anche dell’ambiente in cui sono cresciuti o immersi», chiarisce la dottoressa Consolo. «Fortunatamente esistono anche molti individui empatici, che non cedono mai al richiamo delle chiacchiere malevole. Va così da che mondo è mondo. Il pettegolezzo, infatti, è un fenomeno universale e antico, con una chiara funzione evolutiva, che rafforza da sempre la coesione dei gruppi, tanto che c’è chi sostiene che le sue origini coincidano con quelle del linguaggio». E c’è chi va oltre: lo psicologo evolutivo Robin Dunbar ipotizza che il pettegolezzo si sia evoluto come sostituto del “grooming”, ossia dello spulciamento reciproco dei primati, rito sociale utile per stringere alleanze e suggellare rapporti di amicizia e amore.

Non è vero che le donne spettegolano di più

In media il pettegolezzo – inteso come il parlare di una persona assente, non per forza male – ci impegna 52 minuti al giorno, e piace a tutti, senza distinzione di età né di genere: lo rivela una ricerca dell’università della California di Riverside, pubblicata sulla rivista Social Psychological and Personality Science. «La credenza secondo cui le donne sarebbero più pettegole degli uomini “per natura” è l’ennesimo stereotipo da fare a pezzi», sostiene la psicoterapeuta. «Vero è che storicamente, per le donne costrette a restare a casa, senza potere né alternative – mentre i mariti andavano al lavoro -, avere vicine e amiche di supporto, con cui scambiarsi informazioni, è stato basilare. Ma l’indole non c’entra nulla: quella è stata, e in molti casi è ancora, necessità».

Perché le vicende delle celeb ci intrigano?

Non c’entra niente con la necessità, ma con il piacere sì: il gossip da rivista o sito scandalistico è una passione diffusa (anche se, per molti, inconfessabile). «Leggere le vicende dei personaggi famosi, tra amori che sbocciano e crisi esistenziali, è un richiamo irresistibile», afferma la dottoressa Consolo. «Sbirciare nelle giornate delle celeb ci aiuta a distrarci dai nostri grattacapi e ci dà, per il tempo di qualche pagina o click, l’illusione di poter entrare anche noi in quel mondo dorato». Come il pettegolezzo su colleghi o conoscenti, anche questo diventa oggetto di conversazioni a effetto ricreativo e socializzante. Con un plus da non sottovalutare: le conseguenze sulle nostre vite “vere” qui sono del tutto irrilevanti.