Qualche tempo fa, un amico, un uomo colto con un buon numero di relazioni amorose alle spalle, mi ha confessato che aveva scoperto solo in età adulta che le donne avessero l’uretra, convinto per tutta la giovinezza che fossero dotate di un unico orifizio. Un unico canale multitasking, insomma. Di fronte al mio sfottò e all’incredulità per quella confusione anatomica, lui ha risposto ridendo che non c’era bisogno di conoscere ogni singolo pezzo del motore per guidare una macchina. Metafora automobilistica a parte, quell’ammissione di ignoranza mi ha fatto riflettere anche sui miei limiti rispetto a una materia che, se non altro per appartenenza di genere, dovrei conoscere assai bene. Per esempio mi ritrovo a chiamare “ciclo” i giorni di flusso, quando in realtà è un termine che indica l’intero periodo da mestruazione a mestruazione. O a nascondere i miei sbalzi di umore dietro alla SPM, la Sindrome premestruale, quando non esistono studi accreditati che ne dimostrino la veridicità scientifica.
Oggi tutto quello che avremmo voluto sapere sul sesso (femminile) e non abbiamo mai osato chiedere è contenuto in un volume che arriva dalla Norvegia: Il libro della vagina edito da Sonzogno e scritto da due giovani studiose di medicina, Nina Brochmann ed Ellen Støkken Dahl. Dopo i famosi “monologhi” di Eve Ensler, in questo libro la vagina dialoga, senza falsi pudori e senza troppi giri di parole, in un’opera divulgativa (o divulvativa?) che spazia dall’orgasmo alla contraccezione, dalla masturbazione alle malattie veneree, dai miti da sfatare alle buone pratiche da introdurre. Il tono ironico, ma mai sprezzante, lo rende adatto non solo alle nuove generazioni, ma anche a noi cresciute a film romantici, dove nelle scene di sesso le protagoniste cominciavano a gemere non appena spenta la luce, tanto da farci sospettare che il punto G fosse in realtà nel pulsante dell’abat-jour. A noi che la nonna ci ammoniva: «Non toccare le piante in quei giorni perché altrimenti appassiscono».
Le operazioni di vagino-plastica sono lievitate del 50%
È proprio il caso di dire che finalmente si sta facendo luce sull’oscuro oggetto del desiderio, mettendo la vagina sempre più a nudo, letteralmente. Da una decina d’anni, in controtendenza rispetto alla moda maschile della barba capace di dare personalità a visi imperfetti, ha preso piede la depilazione totale dei peli pubici femminili. Una pratica che ha fatto emergere irregolarità anatomiche precedentemente nascoste e insieme a loro, purtroppo, nuove ansie e insicurezze. Dall’estetista alla chirurgia estetica il passo è stato breve, come ha ben raccontato il documentario The perfect vagina uscito in Gran Bretagna nel 2008 ma ancora molto attuale da noi. L’Italia nel 2017 ha registrato, infatti, un incremento del 50% nelle operazioni di vagino-plastica, all’inno “Speculum speculum delle mie brame, chi è la vagina più bella del reame?”.
È come se ci fossimo guadagnate il complesso delle dimensioni
Se fino a ieri erano gli uomini a misurarsi negli spogliatoi, oggi tocca anche a noi confrontarci, solo che non lo facciamo prendendo modello compagne di palestra e donne normali, ma le irraggiungibili e plastificate protagoniste dei film porno. Così la sovraesposizione può essere un’arma a doppio taglio o a doppio bisturi, che finisce per indebolire l’individualità, a favore di un’omologazione superficiale. Proprio il contrario di quello che sostiene il pussy power, il femminismo pop della cantante e attrice Janelle Monáe che nel recente video Pynk ha indossato i pantaloni-vagina disegnati da Duran Lantink, un vero tributo alla sensualità e alla libertà creatrice delle donne. Allo stesso modo ha fatto scalpore l’opera dell’artista californiana Stephanie Sarley che usa la frutta esplorata con le dita in modo sensuale, per inscenare l’allegoria della masturbazione femminile.
E gli uomini che dicono?
Viene naturale domandarsi come reagiscano gli uomini a queste provocazioni e se, in generale, il tanto parlare non finisca per essere controproducente al rapporto tra i sessi e anche all’erotismo. «È evidente che in questi tempi di #metoo gli uomini capiscano ancora meno di prima come comportarsi» spiega Roberta Denti, irriverente blogger e giornalista per Playboy. «C’è un detto di antica saggezza popolare che, in versione edulcorata, suonerebbe: “il gingillo non vuole pensieri”. Ossia, meno si parla di sesso e più lo si fa. Pertanto l’attuale conversazione sulla vagina credo serva più a noi donne, a conoscerci e a conoscerla meglio, che non agli uomini da sempre intimamente attratti, e altresì sconcertati, dall’origine del mondo. Ma siccome “il tango si balla in due” un po’ di teoria vaginale farebbe miracoli per il benessere della coppia se anche l’uomo sapesse dove mettere le mani. E non solo quelle».
4 miti sulla vagina da sfatare
Esaurito in 3 giorni in Norvegia, venduto in altri 30 Paesi, Il libro della vagina (Sonzogno) è un manuale scritto da 2 studiose, Nina Brochmann ed Elle Stokken Dahl, che sfata miti e svela segreti sull’anatomia femminile. Come questi.
1. La clitoride conta più di 800 terminazioni nervose, il doppio del pene.
2. Lo squalene, una sostanza lubrificante prodotta dalla vagina, si trova anche nel fegato dei pescecani.
3. Prima dell’Illuminismo si pensava che la donna dovesse avere un orgasmo per rimanere incinta.
4. Il record di orgasmi femminili in un’ora è di 134, contro i 16 maschili.