Ciò che è accaduto a Ninja Thyberg, 37enne regista svedese, è probabilmente successo a molte di noi. In modi diversi, forse, ma la sostanza non cambia. Da ragazzina, Ninjia è inciampata in un film porno. «Avevo 16 anni e sono rimasta scioccata, perché avevo un’idea molto diversa del sesso: vedendo una ragazza sbattuta e strapazzata dai partner, ho iniziato a chiedermi se il mio fidanzato, mostrandomi quel video, si aspettasse da me performance del genere. Provavo anche rabbia, perché nessun adulto mi aveva parlato dei film a luci rosse, mentre i miei coetanei maschi si scambiavano titoli e li commentavano. Da allora ho attraversato varie fasi: per qualche anno ho fatto parte di un gruppo anti-pornografia, poi mi sono sentita confusa. Perché le immagini che mi facevano incazzare mi eccitavano anche».


«La prima volta che ho visto un porno mi vergognavo. Con il tempo sono riuscita a focalizzarmi sul mio piacere anziché su quello del mio partner»


Il porno dal punto di vista femminile

Il percorso di Ninja è sfociato nel suo primo film da regista: Pleasure. Presentato l’anno scorso al Sundance Festival e disponibile dal 17 giugno sulla piattaforma Mubi, racconta la storia di una 19enne svedese, interpretata da Sofia Kappel (vedi l’intervista sotto). che vola a Los Angeles per diventare pornostar. E per la prima volta guarda dal punto di vista femminile un mondo di immagini che è stato creato da maschi per i maschi ma si è infilato nella vita e nelle fantasie sessuali delle donne.

Pleasure segue senza giudizi o moralismi la protagonista, figura di fantasia ispirata a quelle reali, nei meandri della produzione hardcore, tra produttori e attori, mentre insegue la sua carriera e cerca di non farsi schiacciare da diktat e soprusi maschili. Lasciandoci però con alcuni interrogativi. Cosa pensano le donne quando – e se – pensano alla pornografia? Provano piacere o lo considerano un regno maschile e maschilista? O entrambe le cose?

Le donne sono il 35% degli utenti di Pornhub

Secondo i dati diffusi da Pornhub, sito internazionale di video hard gratuiti con 130 milioni di visitatori al giorno, le donne sono il 35% degli utenti nel mondo e il 29% in Italia (8 anni fa erano il 23%). La maggioranza cerca immagini focalizzate sul piacere femminile provocato da cunnilingus e finger sex, più che dalla penetrazione.

Con il lockdown i clic sono aumentati del 30%, registrando anche più coppie, e per entrambi i sessi l’età media è 37 anni (il 51% è sotto i 34). «Molte donne però non ammettono ancora di guardare film a luci rosse, solo le giovani sono più disinvolte» sostiene Melissa Panarello, 36 anni, scrittrice, che ha esordito 17enne con Cento colpi di spazzola prima di andare a dormire (Bompiani) ed è ora autrice del podcast Pornazzi (storielibere.fm). In 12 puntate mensili, di cui 3 già disponibili, ripercorre la storia del filone con spirito giocoso: «È stato interessante scoprire che esisteva già nel Paleolitico e perfino il Medioevo vanta un bestseller, il Roman de la Rose iniziato nel 1237, dove la rosa rappresenta il sesso dell’amata e le illustrazioni sono piuttosto hard. In definitiva fa parte della nostra storia» racconta. «Però non è mai piaciuto a un certo femminismo, del resto ha in sé qualcosa di violento. E poi suscita gelosia vedere il proprio compagno guardare le altre… Eppure sono convinta che il porno piaccia alle donne quanto agli uomini e che i video amatoriali rendano più facile l’identificazione perché non c’è il confronto con fisici perfetti».

Le femministe e la condanna del porno

La condanna del porno da parte delle femministe, in quanto oggettificazione e mercificazione del corpo delle donne era stata bypassata negli anni ’80, quando la pornostar Moana Pozzi è diventata simbolo di liberazione sessuale e Ilona Staller è stata eletta in Parlamento con i Radicali. Ma da allora il mondo femminile sembra spaccato. «Non solo non mi riconosco in quel tipo di sessualità, i film hard mi hanno sempre fatto arrabbiare: rappresentano donne sottomesse e strumentalizzate dagli uomini. Preferisco letture come Club Godo, la mappa delle zone erogene scritta dalla francese Jüne Plã, o i post ironici su Instagram dalla “divulvatrice” Violeta Benini» dice Marina, 50enne insegnante di yoga.

Mentre Giulia Di Quilio, attrice e performer di burlesque, racconta nel podcast È il Sesso, Bellezza! (su Spreaker e Spotify) come sia riuscita a superare i tabù nel corso degli anni: «È una conquista dei 40, liberatoria: con il tempo sono riuscita a focalizzarmi sul mio piacere anziché su quello del mio partner. E uso tutti gli strumenti che ho, compresi i porno. La prima volta che ne ho visto uno, molti anni fa, mi sembrava di fare una cosa trasgressiva, da tenere segreta. Ora è una possibilità fra le tante: quando ne ho voglia, li guardo masturbandomi o facendo sesso con il mio compagno. Ma se non è più un tabù per me, per molte altre lo è ancora».

Porno, maschilismo e diritti

«Le femministe hanno le loro ragioni» sostiene Ninja Thyberg. «I porno, realizzati dagli uomini, sono centrati sul corpo femminile come oggetto di desiderio e questa visione ha profondamente influenzato la nostra sessualità: ci piace essere guardate e desiderate. C’è chi rivendica questo piacere “passivo”, diciamo così, e chi lo addita come frutto del maschilismo. Io penso che ognuna abbia il diritto di fare sesso come le pare, ma è vero che abbiamo interiorizzato le fantasie maschili. Io stessa, a letto, penso a come appare il mio corpo agli occhi del mio partner. Se siamo ossessionate dal nostro aspetto lo dobbiamo anche all’unico immaginario pornografico che abbiamo a disposizione: come gli uomini, anche noi ci eccitiamo guardando donne che soddisfano i desideri maschili. Perciò la vera battaglia è cambiare la pornografia, con protagonisti uomini guardati come strumenti del piacere femminile».

La sex positivity

Una regista ci prova da 20 anni. Erika Lust, 45enne svedese, già durante gli studi sul femminismo nella facoltà di Scienze politiche aveva deciso di impegnarsi per creare un porno per le donne, oltre che più vicino alla sessualità reale. Ha fondato la Erika Lust Films a Barcellona e ha perfino creato brevi documentari con le confessioni sul sesso solitario. Con il motto “It’s time for porn to change” – è tempo per il porno di cambiare – ha recentemente annunciato su Instagram e sul suo sito (erikalust.com) la creazione di magliette in edizione limitata per celebrare l’empowerment femminile e la “sex positivity”. «Vorrei proprio vederlo, un porno fatto per le donne!» dice Ilaria, 26 anni. «Mi ecciterebbe guardare un ragazzo che si masturba, cosa che di solito vedi fare alle ragazze e le inquadrano da vicino proprio perché piace ai maschi vederci godere».

Da nativa digitale, Ilaria ha guardato i primi video a luci rosse nell’immensa offerta della Rete a 12 o 13 anni. «Ti confondono mica poco, a quell’età. Perfino sui tuoi gusti sessuali. Ricordo che mi stava crescendo il seno e, guardando quello bellissimo di una pornoattrice, ho chiesto a qualcuno: “Se mi piacciono le tette vuol dire che mi piacciono le donne?”. Ora capisco che la mia era solo un’identificazione. I porno li guarderei se fossero fatti meglio e tagliati su misura anche per noi ragazze. Così forse non avremmo tutta questa pressione ad avere certe caratteristiche fisiche, o a muoverci in un certo modo, per pura soddisfazione degli uomini».


29% le donne sul totale degli utenti italiani del sito Pornhub


Nei panni di una attrice hard

Sofia Kappel, 24 anni, di Stoccolma, è la protagonista del film Pleasure, ora in streaming su Mubi
Sofia Kappel, 24 anni, di Stoccolma, è la protagonista del film Pleasure, ora in streaming su Mubi (nella foto, una scena).

Il primo giorno di lavoro è normale essere nervosi e Bella, 19enne svedese in cerca di fortuna a Los Angeles, ha l’ansia da prestazione: è alla sua prima performance a luci rosse, vuole diventare una pornostar. Fa quello che le chiedono. Guarda la telecamera «come se fosse l’uomo che ti vede da casa» e regala la sua aria innocente a un tipo molto dotato che le viene in faccia. Poi si scatta un selfie per Instagram.

È l’inizio-bomba di Pleasure, il film di Ninja Thyberg sul mondo dei film hard. La protagonista Sofia Kappel, 24 anni, non è una pornoattrice ma ha qualcosa in comune con la protagonista: ha girato il film a 20 anni, al debutto nel cinema.

È stata coraggiosa a esordire così: non temeva le scene di sesso? «Ho fatto il provino per caso e per sfida, scoprendo quanto fosse liberatorio calarmi in un personaggio così diverso da me. Sapevo che avrei girato molte scene nuda, tra uomini nudi, e a volte ho avuto una controfigura: la vagina inquadrata a inizio film non è mia, per esempio. Ma ho creduto nella storia perché mostra quanto la pornografia ci abbia condizionato».

In che modo? «È entrata nell’immaginario. Ha cambiato il modo di guardare al corpo femminile e i comportamenti sessuali».

Alle ragazze della sua età piacciono i porno? «Sembra siano fra il 30 e il 50% degli spettatori. Io e le mie amiche li guardiamo, ma abbiamo dovuto imparare da sole a distinguere realtà e finzione. Ci è mancata una vera educazione sessuale: gli adulti insistono sulla contraccezione ma nessuno ti spiega che il porno è fiction e non va imitato, esattamente come non ti metti a sparare dopo aver visto un poliziesco».

Durante le riprese ha incontrato alcune pornoattrici. «Sono persone che hanno scelto un mestiere e non per questo vanno stigmatizzate. Anzi, già chiedere i motivi di questa scelta sottintende un giudizio negativo. C’è chi ha un dottorato in Psicologia ma vuole mettere in atto le sue fantasie erotiche e chi lo fa per mantenere la famiglia».

La pornografia mostra la donna come un oggetto sessuale, dicono le femministe. «Essere femminista, per me, vuol dire riconoscere alle donne il diritto di disporre del proprio corpo. E poi potremmo rovesciare i ruoli, guardare gli uomini come oggetto di desiderio».

I pornoattori vivono il mestiere diversamente dalle colleghe? «Sì, perché i film sono fatti per spettatori maschi e il focus è sui corpi femminili. Le attrici hanno carriere più brevi ed, essendo riconosciute più facilmente, faticano a trovare un lavoro diverso».

Mai pensato che questo ruolo potesse marchiare la sua carriera? «No, anzi, vedendo il film sono stata contenta di aver dato fiducia alla regista. E ho capito che recitare è il mio mestiere. Ho girato altri film ma l’unico sul sesso resta Pleasure».