Uno studio, pubblicato su Nature e condotto da un gruppo di ricercatori della Washington University School of Medicine di St. Louis, mostra come gli anticorpi prodotti in seguito a malattia Covid, contratta in forma lieve o asintomatica, garantirebbero una copertura immunitaria molto più lunga rispetto a quanto non si sia dimostrato finora.

Una scoperta accolta con favore dalla comunità scientifica. Ecco cosa è emerso e perché è importante.

Le “cellule tesoretto” che ci proteggono negli anni

Lo studio statunitense ha puntato l’attenzione non tanto sugli anticorpi, quanto sulle cosiddette “plasmacellule di lunga vita”, che si trovano nel midollo osseo e che rappresentano una sorta di “tesoretto” in grado di proteggere a lungo, anche quando gli anticorpi sembrano scomparsi o ridotti a livelli molto bassi. «Lo studio pubblicato su Nature è molto interessante e affronta un tema molto discusso all’interno della comunità scientifica nel corso dell’ultimo anno. Più volte ci si è dedicati alla risposta anticorpale alla malattia Covid, prima analizzando coloro che hanno avuto un’infezione naturale, poi chi ha ricevuto il vaccino. Ma i risultati sono stati talvolta discordi» chiarisce il professor Massimo Clementi, Direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia all’IRCCS Ospedale San Raffaele e docente all’Università Vita-Salute San Raffaele.

«Questo studio ha il merito di fare un po’ di chiarezza su quanto accade dopo un’infezione naturale, cioè quando gli anticorpi scompaiono, a partire da 4/6 mesi dopo la guarigione. Si era già visto che chi ha superato la malattia non sembra essere totalmente privo di immunità e questo studio ora spiega il motivo: perché a livello di plasmacellule, che sono i precursori degli anticorpi e che si trovano nel midollo osseo, è come se rimanesse la “memoria” della malattia» spiega Clementi.

Il midollo osseo come “riserva protettiva”

Secondo quanto emerso, queste cellule “migrerebbero” nel midollo osseo, che farebbe da serbatoio: «È così: avevamo già osservato lo stesso tipo di meccanismo in altre infezioni, ma si trattava di un’osservazione empirica, sul campo. Oggi abbiamo una spiegazione scientifica. Le plasmacellule che vivono nel midollo osseo rappresentano un “tesoretto” in grado di riattivarsi in occasione di una dose di vaccino, che ha l’effetto di un richiamo» spiega l’esperto dell’ospedale San Raffaele. In pratica hanno un’azione di risveglio nei confronti dell’immunità.

«Lo studio ha anche il merito di fornirci la spiegazione a un altro meccanismo – prosegue Clementi – Mostra perché è utile una sola dose di vaccino in chi ha avuto un’infezione naturale e dunque è guarito dalla malattia Covid: perché dopo 3/6 mesi di fatto fa rivivere l’immunità naturale e forse persino la indirizza meglio nei confronti del virus, nel caso lo dovesse reincontrare».

La differenza tra forme lievi, asintomatiche e gravi

Gli esperti americani hanno però notato che questa azione si verifica solo nei guariti da forme lievi o asintomatiche di Covid. Perché? «Ciò accade perché nei casi più gravi si verifica la cosiddetta “tempesta citochinica”, che non è altro che una risposta immune non ordinata: significa che c’è una risposta infiammatoria eccessiva, ma nello stesso tempo una risposta immunitaria scarsa o nulla» spiega il prof. Clementi. In questi casi, infatti, la risposta immunitaria fuori controllo, detta anche “tempesta infiammatoria” provoca un’eccessiva infiammazione. Nelle forme più moderate di Covid, invece, ciò non accade: la reazione da parte del sistema immunitario è regolare e permette di produrre anticorpi e poi conservare le plasmacellule nel midollo.

Cosa cambia adesso

Il campione preso in esame (77 soggetti) sembrerebbe ridotto, ma secondo l’esperto non condiziona i risultati della ricerca: «È vero che i soggetti non sono numerosi, ma lo studio è molto complesso, perché occorre un prelievo del midollo. I risultati andranno confermati, ma sono già in linea con quanto avevamo scoperto anche noi al San Raffaele, con un precedente studio» spiega il virologo, riferendosi a un lavoro dal quale era emerso che gli anticorpi naturali da Covid offrono una copertura immunitaria di almeno 8 mesi. «La differenza stava nel fatto che noi avevamo cercato gli anticorpi nei soggetti guariti, mentre in questo caso si è indagato il ruolo delle plasmacellule. È comunque un risultato incoraggiante soprattutto in vista del futuro» conclude Clementi.