Quanto dura l’immunità dopo il Covid? È una delle domande più frequenti che si pone chi ha avuto un’infezione da Sars-Covd2, comunque a chi vuole vaccinarsi. A dare una prima risposta è ora uno studio, condotto in Danimarca e pubblicato sulla rivista The Lancet, che dà una buona notizia: le reinfezioni da virus Sars-CoV-2 sono rare. Secondo gli autori della ricerca, però, occorre prestare più attenzione in caso di persone anziane ed è consigliabile la vaccinazione anche in chi si è già ammalato. Ecco perché.
Pochissimi si riammalano
Secondo lo studio, frutto dell’analisi sui dati raccolti in tutto il 2020 su oltre due terzi della popolazione (4 milioni di persone, 69%), solo lo 0,65% dei pazienti ha avuto due volte un test positivo, quindi è risultato contagiato durante la prima e la seconda ondata, corre il rischio di riammalarsi. Una percentuale che aumenta fino al 3,27% nelle persone risultate positive una sola volta, che dunque hanno avuto un tasso di infezione 5 volte maggiore. Questo significherebbe che chi ha avuto il Covid due volte ha una maggiore copertura immunitaria e dunque un minor rischio di contrarre nuovamente l’infezione.
Gli over 65 sono più fragili
Un altro aspetto riguarda, invece, l’età, che contribuisce a far variare la durata dell’immunità. Lo studio danese ha mostrato come gli over 65 sono più a rischio di contagiarsi nuovamente dopo la malattia: la protezione degli anticorpi sarebbe del 47% rispetto all’80% dei più giovani, intesi come under 65. «I risultati sono in linea con i dati Istat e dell’Iss raccolti tra marzo e dicembre 2020 in Italia, quando si è registrato un aumento di decessi del 21%. Di questi tre quarti ha riguardato over 80, per diversi motivi: condizioni di salute generale e più patologie concomitanti. È il motivo per cui nella campagna vaccinale si è data priorità agli anziani: il rischio a 55 anni, ad esempio, è dell’1%, ma aumenta con l’età ed è più evidente dai 65 anni in su» spiega Paolo D’Ancona, epidemiologo e ricercatore presso l’Istituto Superiore di Sanità.
Quanto dura la copertura immunitaria
Ma quanto dura la copertura immunitaria dopo la malattia? Secondo quanto emerso dalla ricerca «l’effetto scudo» da parte degli anticorpi rimarrebbe stabile per più di 6 mesi. In realtà al momento non si sa se la protezione possa durare anche più a lungo o per un tempo minore: «Non ci sono evidenze che indichino che la protezione cali entri i 6 mesi dall’infezione» ha spiegato Daniela Michlmayr dello Staten Serum Institut che ha coordinato lo studio danese, secondo cui «è stato dimostrato che i coronavirus Sars e Mers, strettamente correlati, conferiscono una protezione immunitaria contro le reinfezioni che dura fino a 3 anni». «Gli studi internazionali condotti finora indicano mediamente una copertura di 5-6 mesi. Questo è anche il motivo per cui le Linee guida del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità consigliano di sottoporsi a vaccinazione anche chi ha avuto l’infezione, in modo da avere una risposta immunitaria più solida» chiarisce D’Ancona.
Chi si è ammalato deve vaccinarsi?
Come indicato nel documento di ISS, Ministero, AIFA e Inail, infatti, viene consigliata la vaccinazione anche a chi è guarito da Covid-19, dopo almeno 3 mesi e possibilmente entro i 6 mesi, con una sola dose: «In questo modo si può avere il massimo della risposta immunitaria possibile. I dati raccolti finora mostrano, infatti, che la capacità di immunizzazione dalla vaccinazione è più solida rispetto a quella naturale di chi è guarito da Covid e ha l’effetto booster andandola a rafforzare ulteriormente. La finestra temporale dei 6 mesi è dettata dall’obiettivo di non rimanere scoperti perché le reinfezioni, seppure rare, appaiono in numero maggiore dopo questo lasso di tempo» spiega ancora D’Ancona. «Attenzione, questo non vuol dire che tutti gli individui perdono l’immunità dopo questo periodo, ma che l’obiettivo è ottimizzare l’uso della vaccinazione coprendo anche quelli che poi rischierebbero di perdere l’immunità stessa» aggiunge l’esperto.
Quanto dura l’immunizzazione da vaccino
Ma quanto dura la copertura del vaccino? «Al momento non ci sono dati sufficienti per poterlo stabilire, perché i vaccini sono stati sviluppati in tempi brevi, in meno di un anno, quindi non ci sono ancora studi sulla durata della copertura. Si possono solo fare supposizioni. È indicativo, però, il caso di Israele, che per primo è partito con la campagna vaccinale e che conta di terminarla entro fine marzo: «Nel dubbio ha realizzato passaporti vaccinali con scadenza a fine giugno 2021 con la possibilità di estendere la loro durata. Questo significa che considera una copertura di almeno 6 mesi, ma presumibilmente ci si aspetta di una durata maggiore come diversi studi sulla immunità cellulomediata ci fanno supporre» osserva l’epidemiologo. Il riferimento è al tipo di risposta al Covid, che non è data solo dagli anticorpi, ma anche dalle cellule B (che li producono) e da altre cellule (T CD4+ e TCD8+) che hanno una funzione di proteggere da nuove reinfezioni con meccanismi diversi. «Da una recentissima ricerca, realizzata dall’università tedesca di Tübingen, si vede che mentre la risposta degli anticorpi per la proteina Spike decrescono, quella delle cellule T funzionali rimane robusta e tende persino ad aumentare, sia in frequenza che in intensità, anche dopo sei mesi dell’infezione» chiarisce l’esperto.
Ma se la durata fosse questa, potrebbe significare che occorrerà poi un ulteriore richiamo? «È uno scenario possibile, ma occorrerà attendere per valutare» spiega D’Ancona.
Attenzione alle varianti
Lo studio, però, è stato condotto sul virus circolante nel 2020, dunque escludendo le varianti più recenti, come quella inglese, sudafricana e brasiliana. «Occorrerà valutare col passare dei mesi, soprattutto nel caso della variante sudafricana verso la quale al momento i vaccini risultano avere una minor efficacia. Allo studio, ricordo, ci sono anche booster con vaccini modificati per avere una miglior efficacia contro le varianti, con modifiche nella proteina spike» conclude D’Ancona.