Il nostro mese della prevenzione
Per tutto il mese di maggio un’odontoiatra al telefono per te
Per tutto il mese di maggio, la dottoressa Clotilde Austoni, odontoiatra specialista in chirurgia odontostomatologica presso il servizio di odontostomatologia dell’Istituto Galeazzi – Università degli Studi di Milano, risponde il lunedì dalle 15 alle 17 e il giovedì dalle 12 alle 14 al 3388312871 o via mail a [email protected]
L’impronta dentale
Il senso di soffocamento, gli urti di vomito, il sapore cattivo in bocca. Non c’è che dire, l’impronta dentale è un vero e proprio stress, tanto da ostacolare in alcuni casi l’esecuzione delle cure necessarie. Ma oggi non più, per fortuna. Perché le impronte dentali si possono eseguire in digitale. «Abbiamo un manipolo con una mini telecamera che riprende nel minimo dettaglio la superficie da analizzare e in pochissimi minuti trasferisce a video le immagini complete della dentatura», spiega Clotilde Austoni, odontoiatra specialista in chirurgia odontostomatologica presso il servizio di odontostomatologia dell’Istituto Galeazzi – Università degli Studi di Milano. «I vantaggi sono molteplici: oltre a diminuire il disagio durante la procedura, riduciamo i tempi. Per dare un’idea, un’impronta tradizionale richiede dai tre ai cinque minuti per arcata, da sommare a quelli necessari a “far riprendere” il paziente spaventato, mentre nel caso di quella digitale sono sufficienti tre o quattro minuti in tutto per ottenere, senza traumi, un modello 3D dell’intera bocca».
Non solo. Se le impronte sono state prese per produrre una capsula dentale, delle faccette o un intarsio, non è necessario tornare una seconda volta. «Le impronte digitali vengono inviate direttamente alla macchina usata per progettare e realizzare il restauro» aggiunge la dottoressa Austoni. «Nel caso di quelle tradizionali, invece, i tempi si allungano enormemente: un fattorino ritira le impronte e le consegna a un laboratorio esterno, che realizza il manufatto e lo spedisce allo studio dentistico. A tutto ciò si aggiungono la maggiore precisione e accuratezza garantite dalle impronte digitali. Se presentano una distorsione, quelle tradizionali devono essere riprese da capo, mentre la tecnologia permette di individuare e correggere eventuali errori in tempo reale».
Il modello 3D della tua bocca
Altri vantaggi? La possibilità di osservare il modello tridimensionale della propria bocca. E questo fa sì che siano più chiare le spiegazioni relative alle problematiche della dentatura. «Inoltre è possibile eseguire simulazioni 3D che consentono di vedere in anteprima come potrebbe essere il sorriso dopo i trattamenti» sottolinea la dottoressa Austoni. «Ad esempio se i denti sono storti ed è presente una malocclusione, è possibile previsualizzare il sorriso allineato da ogni angolazione. Si tratta chiaramente di una simulazione che si discosta dal piano di trattamento effettivo che è molto più preciso, ma consente di avere un’idea del prima e del dopo, visualizzare i movimenti che i denti dovrebbero compiere e quale posizione sarebbe meglio avessero».
Attenzione, però. Le impronte digitali non sono per tutti. Se non è possibile un’apertura completa della bocca, lo scanner rischia di non riuscire a raggiungere la zona posteriore della dentatura.
La Tac di ultima generazione
Sì anche alla Tac di ultima generazione. Si chiama tomografia computerizzata a fascio conico e ha una particolarità: l’emissione di raggi X a forma di cono, permette di eseguire esami in tempi più brevi e mirati solo nella zona di interesse, con dosi minori di radiazioni rispetto alla Tac tradizionale. «La diagnosi è più precisa», conclude la dottoressa Austoni. «Si possono progettare interventi di implantologia ed eventuali tecniche di rigenerazione ossea grazie a software dedicati che mostrano le strutture anatomiche nelle tre dimensioni. Altro aspetto importante, possiamo studiare i dettagli del rapporto tra denti del giudizio e nervi in modo da eseguire interventi precisi e sicuri».