Partiamo da un piccolo test: sai che cos’è l’inclusione finanziaria? Secondo il vocabolario, è la capacità di individui e imprese di accedere agli strumenti finanziari di base, come il conto corrente, la possibilità di chiedere un prestito o di investire per far fruttare i propri risparmi. Può sembrare un concetto astratto, in realtà è un caposaldo dell’inclusione sociale e ha a che fare con la vita di tutti i giorni.
Inclusione finanziaria: la storia di Isabella
Lo sa bene Isabella, 47 anni, della provincia di Roma. «Da 4 anni lavoro ogni tanto come collaboratrice domestica, sono separata, ho un figlio e non ho un conto corrente. I pochi soldi che ho li tengo a casa, in una scatola di scarpe», dice con un po’ di vergogna. «Non avendo un conto, non posso chiedere prestiti, farmi accreditare i soldi che guadagno, fare un bonifico». Isabella non è l’unica a trovarsi in questa situazione. A dirlo sono i dati, appena pubblicati, della seconda edizione del rapporto Inclusione finanziaria e microcredito. Con le comunità per contrastare la povertà e l’esclusione, curato da Gruppo Banca Etica, c.borgomeo&co. e la Rete italiana di microfinanza e inclusione finanziaria.
Numeri decisamente più alti rispetto alla media europea, e allarmanti: nel 2021 nel nostro Paese il 4,4% delle famiglie non aveva un conto corrente né un conto deposito o postale. Si tratta di 1,1 milioni di nuclei familiari che corrispondono a 2,3 milioni di persone.
Inclusione finanziaria: le cause geografiche
Un dato che, inoltre, ha connotazioni geografiche molto precise. Di queste famiglie, il 16% risiede al Nord e il 6% al Centro, mentre al Sud e nelle isole le percentuali sono nettamente più alte: rispettivamente il 56% e il 22%. In Campania e Molise addirittura 2 famiglie su 10 non dispongono di un conto corrente. In Calabria e Sicilia si sfora il 12%. «Sono numeri importanti, purtroppo destinati a peggiorare: nel 2021 l’Indice di Inclusione Finanziaria elaborato da Banca Etica ha registrato un peggioramento di ben 3 punti percentuali rispetto all’anno precedente. E le proiezioni sul 2022 prefigurano un ulteriore calo dello -0,7%.
Anche perché sono in aumento i fenomeni di “espulsione”: una dilagante e sempre più preoccupante situazione di sovraindebitamento, se non prontamente contrastata, è infatti destinata a espellere dal sistema, bancario milioni di cittadini» spiega Anna Fasano, presidente di Banca Etica. Chi sono questi 2 milioni di persone che non hanno accesso ai servizi finanziari di base? «Famiglie a basso reddito, ovvero con un reddito sotto i 16.000 euro all’anno, lavoratori precari, che sono in aumento, i cosiddetti “working poors” (chi, cioè, non guadagna abbastanza da superare la soglia di povertà, ndr), infine, purtroppo, tante donne vittime di violenza domestica» continua Anna Fasano.
La desertificazione bancaria e l’analfabetismo digitale
Uno dei motivi di questa distanza tra i cittadini e i servizi finanziari è, come sottolinea il rapporto, la crescente “desertificazione bancaria”: nel 2022 hanno chiuso 554 sportelli bancari, 4 milioni di persone vivono oggi in un Comune senza alcuna filiale e 6 milioni in località con un solo sportello a disposizione. «Ad aggravare la situazione c’è il fatto che la chiusura degli sportelli sul territorio non è andata di pari passo con lo sviluppo dell’educazione digitale e finanziaria, che dovrebbero potenziare l’utilizzo dell’home banking» dice Fasano.
E i numeri le danno ragione: soltanto il 45% della clientela sfrutta i canali digitali delle banche, molto meno rispetto alla media europea del 58%. Un altro dato che spaventa è l’esclusione dalla richiesta di mutui e prestiti per rifiuti o pratiche incomplete: il Sud e le Isole fanno segnare rispettivamente tassi del 43% e del 39%, a fronte di un dato nazionale del 21%. Dietro a queste cifre si nascondono spesso realtà fragili, come quella di Isabella: ha provato a chiedere un prestito per comprare una macchina per andare a lavorare ma non lo ha ottenuto.
Esclusione finanziaria: rischi e conseguenze
«Non riuscire ad accedere al credito» spiega la presidente di Banca Etica «significa non poter usufruire di un fondamentale strumento di empowerment, libertà e indipendenza». Non solo. La mancanza di inclusione finanziaria rappresenta anche una porta aperta a circuiti finanziari non vigilati e criminali o a percorsi rischiosi che non rispondono alle esigenze reali delle persone. Qualche esempio? «Penso all’eccessivo utilizzo della cessione del quinto dello stipendio o della pensione, utile in alcuni casi, ma non privo di rischi, soprattutto per chi si trova in difficoltà, alle finanziarie troppo aggressive, all’usura che è in aumento in tutta Italia. Perché quando non c’è una risposta legale, c’è sempre qualcun altro pronto a offrirti una proposta diversa, questa volta illegale» commenta la presidente di Banca Etica.
Soluzioni per cambiare le cose
Quali sono le possibili soluzioni per migliorare questa situazione? Per prima cosa, bisognerebbe potenziare la microfinanza: ovvero, tutte quelle strutture che si occupano di crediti al consumo erogando microprestiti, al di sotto dei 25.000 euro senza garanzie patrimoniali e offrendo al cliente un servizio di accompagnamento, tutoring e monitoraggio.
A ciò si aggiunge la necessità di rafforzare le relazioni tra attività bancarie tradizionali ed enti di microcredito, in modo che una volta che una persona è diventata “bancabile”, che ha acquisito cioè una certa autonomia, possa entrare nel circuito delle banche. «Ed è fondamentale insegnare fin dai primi anni, di scuola educazione finanziaria, per imparare a gestire con consapevolezza i propri soldi» conclude Anna Fasano. «Perché il denaro è uno strumento che consente di raggiungere i propri obiettivi e la propria indipendenza». In particolare alle donne.