Uno dei grandi mali di questo millennio si chiama infiammazione. Riguarda pressoché tutti e alla lunga può compromettere lo stato di salute e accelerare l’invecchiamento. Oggi è accertato il legame con obesità, diabete, malattie cardiovascolari, ma la lista delle patologie coinvolte, come artrite reumatoide e tumori, si potrebbe ulteriormente allungare.
«La vecchia impostazione culturale occidentale portava a voler identificare una causa diversa per ogni malattia» spiega Paolo Parini, direttore della Ricerca Educazione Sviluppo e Innovazione presso il Tema Infiammazione e Infezione al Karolinska University Hospital di Stoccolma in Svezia. «Oggi non è più così. Le ricerche stanno sempre più mettendo in luce l’esistenza di comuni denominatori: il processo infiammatorio, soprattutto quando è fuori controllo, è uno di questi».
Da cosa dipende l’infiammazione?
«Ci sono molti lavori scientifici ancora in corso, ma gli ultimi hanno già dimostrato che il mix di colesterolo e trigliceridi è la miccia che fa partire il processo infiammatorio per quanto riguarda le malattie cardiovascolari. Fino a oggi si sapeva che il colesterolo che genera l’aerosclerosi viene trasportato nel sangue viene trasportato grazie a lipoproteine chiamate Ldl, note come colesterolo “cattivo”. Ma gli ultimi studi ci hanno fatto capire che non possiamo più fermarci solo a quello. Esistono altri due tipi di lipoproteine che si formano una nell’intestino e l’altra nel fegato. E, una volta che il corpo le ha sfruttate come fonte energetica, nel sangue restano dei residui che sono ad alta concentrazione proprio di colesterolo e trigliceridi. E che quindi sono in grado di attivare quello stato infiammatorio che sappiamo essere determinante nell’aterosclerosi. Non solo. Oggi abbiamo anche scoperto che i trigliceridi, quando sono in quantità elevata, possono determinare un processo infiammatorio generalizzato in tutto l’organismo. E che questo processo porta a un invecchiamento precoce delle cellule. Ecco perché in futuro non ci accontenteremo solo di controllare la quantità di colesterolo o grassi presente nel sangue ma valuteremo i danni che sta già facendo e cioè il livello di infiammazione presente nell’organismo.
Ma l’infiammazione si può misurare?
Questo rappresenta la grande spina nel fianco dei medici e dei ricercatori. C’è il dosaggio della cosidetta proteina C reattiva ma è un valore molto sensibile e che può alzarsi anche a causa di un semplice mal di gola. Oggi si possono misurare senza problemi anche altre proteine che mediano il processo infiammatorio, ma non c’è ancora un accordo su come usare in modo standardizzato queste informazioni. Molto ci si aspetta dalla nuova branca della scienza che si chiama Network Medicine e che unisce le conoscenze mediche con quelle matematiche».
Ma a oggi cosa possiamo fare per impedire che questi stati infiammatori si trasformino in malattia?
«In realtà si può fare molto perché sappiamo che l’alimentazione e lo stile di vita possono essere vere e proprie terapie. A partire dai vegetali che contengono centinaia di polifenoli, sostanze con un’azione antinfiammatoria marcata. Sappiamo anche che la parte migliore dell’olio extravergine d’oliva è rappresentata dai polifenoli. Io suggerisco sempre ai miei pazienti che per assumerne il più possibile bisogna consumare pietanze colorate, come il verde delle brassicacee, il giallo della curcuma, il rosso del pomodoro e condirle con spezie come origano, timo e rosmarino e olio. L’unione fa la forza».
Sì oppure no alla carne?
«Porzioni molto abbondanti, con pochi vegetali e troppe proteine animali, non fanno altro che alimentare lo stato infiammatorio e aumentare i rischi per la salute. L’apporto calorico dev’essere appropriato e in funzione del nostro stile di vita. E bisogna variare il più possibile la dieta mangiando tutto con moderazione, compresa la carne. Ricordiamoci poi che l’alimentazione, così come l’attività fisica, hanno sempre un ruolo fondamentale, anche quando è necessario ricorrere a farmaci, per esempio quelli anticolesterolo. E che anche gli integratori possono essere utili ma devono essere consigliati in modo mirato da medici o dietisti specializzati».
Le tre regole d’oro per l’attività fisica
L’attività fisica è, insieme all’alimentazione, un pilastro per tenere lontano il rischio di malattie come obesità, diabete, tumori e patologie cardiovascolari. Per questo è sceso in campo il ministero della Salute con le indicazioni che tutti dovrebbero seguire. Eccole.
1. Tutti i giorni dedicati per 20 minuti a un’attività fisica aerobica moderata, per un totale di 150 minuti alla settimana. Come camminare a passo veloce, andare in bicicletta, nuotare.
2. Due volte alla settimana fai 15 minuti di esercizi di rafforzamento muscolare. Qualche esempio? Due sequenze da 10 esercizi per gli addominali, due da cinque “squat” per rinforzare la muscolatura degli arti inferiori.
3. In ufficio, ogni mezz’ora, alzati e siediti più volte. Oppure mettiti in piedi e fai qualche passo sul posto.