Quest’anno l’influenza è arrivata prima e con un numero maggiore di casi. Il confronto con i due anni precedenti non è possibile, a causa del Covid che ha imposto restrizioni e misure di protezione che in passato non si erano mai usate, come le mascherine e il distanziamento. Ma nell’inverno 2022-2023 si rischia di superare anche il record del 2017-2018, quando si erano registrati circa 15 casi ogni 1.000 persone, visitate dai medici.
«I casi di influenza certificati finora sono già moltissimi, nonostante molti sfuggano perché in tanti si ammalano senza comunicarlo al medico. Rispetto al passato, quando l’influenza era più ‘diluita’ nel tempo, quest’anno il numero di casi è cresciuto moltissimo in poche settimane e a fine inverno rischiamo di superare i 10 milioni di persone ammalate», spiega il virologo Fabrizio Pregliasco, dell’Università degli Studi di Milano.
Il record di influenza: è arrivata prima e più forte
Come riporta Influ Net, nel 2020 i casi di influenza erano stati appena 2 ogni mille pazienti, nel 2021 appena superiori ai 4: nulla in confronto a quanto sta accadendo in queste settimane. «La stagione influenzale si annuncia come pesantissima, esattamente come accaduto in Australia. Lì in agosto, quando era inverno, hanno vissuto la situazione peggiore degli ultimi 5 anni, complice anche la circolazione di una nuova variante del virus del Covid», spiega ancora Pregliasco.
Si tratta della variante cosiddetta “Darwin”, responsabile della nuova ondata, che però per il virologo sarà più che altro un’onda.
Covid, “Onda e non ondata”: cosa cambia
«Parlo di onda e non ondata perché le condizioni sono differenti, sia a livello quantitativo che di gravità rispetto al Covid: i casi sono di meno e in generale meno severi – prosegue l’esperto – Questo per due motivi principali: da un lato le varianti si sono ‘ammorbidite’, dall’altro sono tante le persone che si sono già infettate e dunque hanno avuto il Covid o che si sono vaccinate o entrambe le cose. Questo fa sì che, pur non riuscendo a evitare il contagio, si tamponano gli effetti negativi. La preoccupazione riguarda soprattutto l’impatto sul sistema sanitario nazionale, che si somma a quello dell’influenza e che speriamo sia contenuto».
Cosa c’entra il Covid con l’influenza e come può peggiorare la situazione
La circolazione del virus del Covid, dunque, è più contenuta, ma di contro si sono allentate anche le restrizioni, in primo luogo l’obbligo di indossare le mascherine. Questo ha portato anche a una maggiore circolazione di altri virus, come quello influenzale: «L’influenza di per sé non è più forte, i sintomi sono gli stessi: febbre anche molto alta nelle fasi iniziali, dolori muscolari e articolari e sintomi respiratori – dice Pregliasco – Il problema è che sono in parte sovrapponibili a quelli del Covid, che può presentarsi in forma asintomatica, ma anche grave con polmoniti. Da questo punto di vista i più colpiti e a rischio sono i bambini, come dimostrano i numeri recenti».
L’appello dei pediatri: proteggere i più piccoli dall’influenza
I più colpiti sono soprattutto i piccoli tra 0 e 4 anni: «Sono in qualche modo ‘vergini’, perché non hanno mai conosciuto il virus dell’influenza, o perché troppo piccoli o perché finora sono quelli che sono stati maggiormente in isolamento a causa delle chiusure delle scuole e dei nidi», dice Pregliasco a cui fa eco la Presidente della Società italiana di Pediatria, Annamaria Staiano: «La circolazione del virus dell’influenza ormai supera la soglia di intensità alta, simile a quella che si raggiunge nel momento del picco e che generalmente è tra gennaio e febbraio. La media è di 16 casi per mille bambini, rispetto ai 13 della settimana precedente. Aumenta in tutte le fasce di età, anche se risulta maggiormente colpita quella pediatrica, in particolare i bambini al di sotto dei cinque anni in cui l’incidenza è arrivata a 50,2 casi per mille assistiti (41,2 nella settimana precedente)».
Secondo Influ Net, la situazione più grave si registra in Alto Adige, dove i casi sono 130,6 ogni mille pazienti, ossia oltre 10 volte tanto la media nazionale. Ma in generale le zone più colpite sono quelle del nord. Che fare, dunque? I pediatri non hanno dubbi: «Se non lo si è fatto ancora, non si perda tempo: questo è il momento giusto per vaccinare il proprio bimbo, anche se non ha patologie croniche o fragilità. Ricordiamo che la vaccinazione è particolarmente raccomandata per tutti i bambini di età compresa tra 6 mesi e 6 anni, e per tutti i soggetti di ogni età con patologie croniche che aumentano il rischio di complicanze in corso di influenza. È importante sottolineare che proteggendo i più piccoli si proteggono anche i fragili di tutte le età e gli anziani in famiglia: in vista delle Feste questo è un altro fattore da non trascurare. Manca ormai poco a Natale, e servono circa 15 giorni per garantire un’adeguata protezione generata dal vaccino» spiega la presidente della SIP.
Il rischio di tre epidemie in una: c’è anche il virus sinciziale
Il pericolo è quello di una sovrapposizione di infezioni. «Oltre al virus influenzale di stagione e al Covid, si rischia di incappare nel virus sinciziale, con una concomitanza di tre epidemie» avverte ancora Pregliasco.
Si tratta del cosiddetto VRS, il virus respiratorio sinciziale appunto, che è in grado di infettare l’apparato respiratorio di pazienti di qualunque età, ma che colpisce soprattutto i più piccoli. Già lo scorso inverno si era registrata una crescita dei casi rispetto all’anno prima. Generalmente provoca rinofaringiti, febbre o tosse, ma in neonati e lattanti può portare a bronchioliti e polmoniti anche in forme severe e tali da richiedere la terapia intensiva e l’intubazione. Nei bambini con meno di un anno rappresenta la causa principale di ricovero per patologia respiratoria e ogni anno causa 3 milioni e 200mila ospedalizzazioni.
Per questo possono risultare importanti alcune semplici regole di igiene e protezione, che la SIP ricorda: «Evitare luoghi affollati, lavare frequentemente le mani, evitare il contatto con persone ammalate, in caso di tosse o starnuti, coprire naso e bocca con l’incavo del gomito, ventilare gli ambienti di lavoro e casalinghi aprendo le finestre. Nei luoghi affollati le mascherine, che abbiamo imparato a usare con il Covid, restano un presidio di prevenzione anche per altri virus, tra cui l’influenza» conclude Staiano.