L’invito è chiaro: è meglio vaccinarsi, si è ancora in tempo per farlo. A lanciarlo sono stati i medici di famiglia, che hanno esortato chi non lo avesse fatto a ricorrere al vaccino contro l’influenza, anche e soprattutto data la concomitanza con il diffondersi del coronavirus, anche se al momento i casi italiani sono limitati.
Vaccinarsi, si è in tempo
«Vaccinarsi riduce la circolazione dell’influenza, crea meno casi, meno pressione sul servizio sanitario che può concentrare maggiore attenzione su eventuali casi da nuovo virus” spiega Silvestro Scotti, segretario nazionale della Fimmg, la Federazione italiana medici di famiglia. La vaccinazione, infatti, rende più facile e veloce la diagnosi differenziale, cioè la distinzione tra le due infezioni e «porta all’isolamento di eventuali casi di coronavirus. La paura principale – aggiunge Scotti – è che si mettano insieme i timori per l’influenza fortemente attiva in questo periodo dell’anno e i timori per il coronavirus. Chi non è vaccinato si vaccini perché facendolo rende due servizi. Uno a se stesso e uno al medico che lo visita, perché ne facilita la diagnosi».
Coronavirus e influenza: quando il picco
«Siamo nella fase crescente dell’influenza, ma è ancora possibile vaccinarsi, mentre per il coronavirus il picco è atteso per fine marzo-inizio aprile, dunque c’è un periodo di sovrapposizione nel quale i sintomi potrebbero essere confusi. Si tratta soprattutto di febbre, tosse e dolori muscolari» spiega Pregliasco. Entrambe le infezioni, infatti, sono causate da virus, anche l’epidemia nata in Cina nella città di Wuhan. «Il fatto che possa presentarsi una sintomatologia molto simile, almeno nelle fasi iniziali, porta a un maggior ricorso ai medici di famiglia, ma anche ai pronto soccorso, nel timore di aver contratto la malattia da coronavirus. La vaccinazione aiuta dunque a rasserenare, ma anche ad agevolare le diagnosi, alleggerendo il lavoro del personale medico» conferma il virologo Fabrizio Pregliasco, virologo, ricercatore del Dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute dell’Università degli Studi di Milano e Direttore Sanitario Irccs Galeazzi di Milano.
Chi e dove vaccinarsi
Per vaccinarsi è sufficiente rivolgersi aui Centri vaccinali delle ASL, al proprio medico e ai pediatri oppure presso le farmacie, dove è possibile acquistare il vaccino anti-influenzale a un costo tra i 10 e i 25 euro. È invece gratuito «per i soggetti che per le loro condizioni personali corrano un maggior rischio di andare incontro a complicanze» da influenza, come spiega il sito del ministero della Salute. Si tratta di over 65, persone con malattie croniche respiratorie (come l’asma). Il vaccino contro l’influenza è raccomandato anche alle donne in gravidanza, al personale sanitario, agli appartenenti a specifiche categorie (polizia, vigili del fuoco, ecc), a chi lavora nel comparto dell’allevamento, ai donatori di sangue e ai bambini «anche se, a differenza del virus che causa l’influenza stagionale, il coronavirus finora non ha colpito alcun bambino: tutti i soggetti che hanno contratto la malattia sono adulti o giovani adulti, nonostante in genere siano proprio i bambini i principali soggetti che veicolano i virus» precisa Pregliasco.
Anche per chi avesse già avuto l’influenza nel corso della stagione, non ci sono controindicazioni alla vaccinazione, che avrebbe l’effetto di richiamare la memoria immunologia e aumentare la risposta da parte del sistema immunitario.
Come ci si vaccina
Per immunizzarsi è sufficiente una sola dose di vaccino, a qualunque età, ad esclusione dei bambini sotto i 9 anni, mai vaccinati in precedenza, per i quali si raccomandano due dosi a stagione, da somministrare a distanza di almeno 4 settimane l’una dall’altra. Viene effettuata una iniezione in via intramuscolare, sul braccio (nei bambini con meno di 2 anni e nei lattanti sulla coscia).
Niente panico, niente cure fai-da-te
Se il coronavirus spaventa per la velocità con il quale si è diffuso in Cina, Paese d’origine, è da evitare ogni soluzione fai-da-te anche per l’influenza: i medici sconsigliano l’assunzione di farmaci antivirali in caso di sintomi di influenza, se non dietro prescrizione specifica e solo per alleviare alcuni sintomi o complicanze della malattia. Non stimolano, infatti, la produzione di anticorpi né danno una risposta immunitaria come il vaccino.