La settimana della prevenzione
L’ermergenza coronavirus, che vede tutti i medici più impegnati, ci impedisce di garantire il nostro classico mese della prevenzione. Ma nelle prossime due settimane, se hai dubbi su problemi di tipo ortopedico puoi scrivere a: [email protected]. Fino al 7 maggio risponde il team di Traumatologia e Pronto Soccorso dell’IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano.
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Ci sono persone che si imbottiscono di antidolorifici per giorni o settimane prima di arrivare stremate al pronto soccorso. O che si presentano con un braccio gonfio come un pallone. Sono casi frequenti negli ospedali ortopedici: chi cade in casa durante il lockdown e si procura una frattura ha così paura del contagio che spesso si impone di resistere a tutto o quasi pur di non andare in ospedale.
«Sono in molti a pensarla così e questo ha portato a un crollo di circa il 60% degli accessi al pronto soccorso» racconta Riccardo Accetta, responsabile di Traumatologia e Pronto soccorso dell’Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano. «Certo, prima della epidemia il numero di accessi impropri, cioè di chi arrivava in ospedale senza averne la necessità, era elevato. Ora però siamo nella situazione opposta. La paura di infettarsi è un timore lecito, certo, ma va detto che nelle strutture di pronto soccorso i livelli di attenzione sono elevati proprio per proteggere personale e malati Covid-negativi».
In questo momento più che in altri è importante sapere in quali casi ci si può davvero curare a casa e quando invece serve proprio una visita dello specialista. E come bisogna comportarsi se a causa dell’emergenza il proprio intervento ortopedico è stato rimandato.
Come curare a casa i problemi alle gambe
Le cause degli incidenti in questo periodo sono decisamente diverse dal solito. La contusione al ginocchio non avviene scivolando sul ghiaccio mentre si pattina, ma sbattendo la gamba contro un mobile nel tentativo maldestro di spostarlo da una stanza all’altra. E la storta alla caviglia non è provocata dai tacchi alti, ma facendo esercizi di step sulle scale di casa.
«Bisogna applicare subito del ghiaccio» spiega il professor Accetta. «Il freddo ha un effetto antalgico immediato e nelle ore successive riduce il gonfiore provocato dall’accumulo di liquidi nei tessuti colpiti». Il ghiaccio non va messo a contatto diretto con la pelle ma avvolto in un telo di cotone e tenuto a cicli di 15 minuti, intervallati da pause di mezz’ora.
Sì anche al riposo, con l’arto sollevato rispetto al corpo, per mantenere una buona circolazione del sangue. No invece a fasce e bende elastiche, perché non servono: obbligano all’immobilità e indeboliscono la muscolatura. «Per un paio di giorni si può assumere anche un antidolorifico» aggiunge l’esperto. «Poi, si può ricominciare a muovere l’arto, con cautela. Questa è la prova del nove: se non c’è forza oppure il dolore non accenna a diminuire, è bene andare in pronto soccorso. Perché potrebbe esserci una frattura e solo una radiografia lo può scoprire».
Cosa fare se si batte la testa
Attenzione anche alle cadute a faccia in giù. Non sono rare in casa in questo periodo: basta inciampare nel cavo che collega il computer alla presa elettrica. Ci vuole subito il ghiaccio. «In breve tempo, a volte addirittura nel giro di pochi minuti, iniziano a formarsi lividi e il classico “bernoccolo”» chiarisce l’esperto. «È normale, ma si deve stare all’erta. La persona va tenuta sotto controllo nelle 48 ore successive. E, in caso di sonnolenza, confusione nel parlare, sguardo che stenta a mettere a fuoco, è fondamentale chiamare l’ambulanza. Bisogna invece andare subito in ospedale dopo la caduta se la persona è anziana e sta seguendo una terapia anticoagulante oppure sta assumendo la cardioaspirina, perché potrebbe essere a rischio di ematoma cerebrale».
Cosa succede in ospedale
Come capire quando è bene andare al pronto soccorso? In caso di frattura, i segnali sono piuttosto chiari: il dolore è acuto e non migliora nelle ore successive all’incidente, la zona diventa gonfia e ogni movimento fa molto male. In questo caso l’unica soluzione è andare in ospedale. «In pronto soccorso viene fatto il tampone rinofaringeo e si rimane in una camera isolata in attesa del risultato» dice il professor Accetta. «Se il paziente risulta positivo al Covid-19, viene trasferito in un reparto ad hoc, isolato dal resto dei pazienti e del personale».
Non cambia invece la terapia, che prevede il gesso se la frattura è composta, oppure l’intervento chirurgico se è scomposta, perché l’osso deve essere “ricostruito” con placche o viti. E, se necessario, si ricorre anche al bisturi per l’applicazione della protesi. «Molti sono convinti che in questo periodo gli interventi ortopedici vengano rimandati a causa del Covid-19, ma non è sempre vero» sottolinea il professor Accetta. «I chirurghi continuano a operare i casi urgenti come uno spostamento della protesi, la rottura di un tendine o le infezioni articolari. In questo momento spostiamo solo le operazioni programmate, come quelle di protesi dell’anca o del ginocchio per un’artrosi: posticiparle non crea rischi per il paziente».
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La fisioterapia a distanza
I problemi riguardano anche la riabilitazione che non può essere eseguita dagli operatori. «Il fisioterapista invia al paziente o a un familiare, le immagini degli esercizi su Whatsapp» dice il professor Accetta. «E verifica i progressi con telefonate quotidiane. Oppure, se è possibile, il paziente esegue i movimenti “in diretta”, in videochiamata, o su skype».