Occhi irritati, nausea, difficoltà di concentrazione. Se si verificano solo quando sei tra le mura di casa potrebbe essere colpa dell’inquinamento indoor. Lo dicono i dati dell’Istituto superiore di Sanità. «Le stime sottolineano che trascorriamo il 90% della nostra vita al coperto» sottolinea Alessandro Miani, presidente della Società italiana di medicina ambientale. «Basterebbe questo dato per farci comprendere quanto sia importante la qualità dell’aria al chiuso. Che invece, è la più trascurata: in media è addirittura da cinque a dieci volte più inquinata rispetto a quella esterna, con tutti i rischi che ne conseguono. Le ricerche sono ancora agli inizi, ma si cominciano a vedere i primi dati relativi all’impatto sulla salute».
A tutte le età può colpire la Sick building syndrome, o sindrome dell’edificio malato. I disturbi? Mal di testa, nausea, difficoltà di concentrazione, prurito alla pelle che si risolvono entro poche ore dall’uscita da casa. Per fortuna ci sono strategie giuste per correre ai ripari. Se ne parla in un libro appena uscito, “L’inquinamento indoor” (edizioni Utet). «L’abitazione è un ecosistema » sottolinea Isabella Goldman, direttore dell’IRCAS, Istituto che si occupa di sostenibilità e tra le autrici del libro. «Per questo nella valutazione di ciò che abbiamo tra le pareti di casa, compresi i detersivi e persino le piante d’arredo, bisogna adottare un rigore scientifico».
Chi rischia di più
Secondo gli ultimi dati dell’Organizzazione mondiale per la sanità, il 2,7% dei problemi di salute è attribuibile all’inquinamento indoor. Ai primi posti ci sono le allergie e le crisi di asma. «I più esposti sono i bambini e gli adolescenti» spiega il professor Miani. «Questo perché hanno una frequenza respiratoria maggiore a quella degli adulti e un sistema respiratorio ancora in fase di sviluppo».
I pericoli per la salute arrivano anche dalla plastica. La colpa è degli ftalati, composti chimici utilizzati in tutti gli oggetti di plastica e che si liberano nell’aria a causa dell’usura dei prodotti. «Le ricerche stanno dimostrando che queste sostanze sono in grado di interferire con l’organismo e alterare l’equilibrio ormonale, fondamentale per lo sviluppo del feto, per la crescita del bambino, per lo sviluppo sessuale e per le attività riproduttive » aggiungel’esperto.
Le regole da seguire
«Per ora non esistono linee guida per contrastare l’inquinamento indoor» aggiunge il professor Miani. «Ma si può fare molto mettendo in pratica alcune regole. La prima, basilare, è di aerare ogni stanza almeno due o tre volte al giorno per cinque minuti. Il motivo è semplice: al chiuso gli inquinanti tendono ad accumularsi».
Meglio poi aprire le finestre ogni volta che si pulisce casa, perché molti detergenti contengono alte percentuali di composti organici volatili riconoscibili dalla sigla COV, come acetone, benzene, formaldeide, che vengono rilasciati durante il loro utilizzo.
Un altro consiglio? Accendi la cappa aspirante quando cucini: la produzione di polveri sottili, nocive per le vie respiratorie, si verifica anche mentre si è ai fornelli. «Queste regole vanno seguite sempre» dice Miani. «E a maggior ragione se in casa ci sono bambini, anziani o malati cronici, perché hanno un organismo più fragile».
Le piante dai poteri purificanti
Per migliorare la qualità dell’aria in casa utilizza anche le piante. Già si sapeva, ma oggi lo confermano le ricerche scientifiche. «Si è visto che alcune in particolare hanno la capacità di ridurre la presenza di diversi tipi di inquinanti tossici tra le pareti domestiche» dice Alessia Maccaro, ricercatrice del Dipartimento di bioetica, dipartimento di scienze sociali dell’università degli studi di Napoli Federico II.
«La loro azione è così spiccata che sono state ribattezzate purificatori naturali dell’ambiente». Le piante dagli effetti riconosciuti scientificamente sono: la dracena, l’albero di Giada, il falangio, la guzmania, il fico d’India falcato, il filodendro, lo spatifillo, l’areca palmata.