Instagram con le sue stories ha rivoluzionato il mondo della comunicazione social contribuendo a cambiare le nostre relazioni interpersonali. Sì, perché attraverso brevi video della durata limitata nel tempo (24 ore) di soli 60 secondi, permette di veicolare in presa diretta messaggi, idee, lanci promozionali o semplicemente di condividere momenti della nostra vita quotidiana con i nostri followers.
Ma quand’è che si rischia di superare il limite con le Instagram stories? Perché pubblicare troppe stories su Instagram non ti rende credibile? Postare quotidianamente durante l’arco della nostra giornata potrebbe risultare “too much” e inficiare sulla nostra reputazione. Ecco in che modo.
Troppe storie rendono frustrante l’esperienza utente
Come ben sapete Instagram permette di scorrere foto e video dei vari canali che seguiamo, in un solo gesto. Ma quante volte ci è capitato di ritrovarci a scorrere più del dovuto per evitare l’infinita sequela di stories pubblicate da un singolo utente? Capita molto spesso e succede sia con i profili degli influencer impegnati in lanci promozionali, sia con i profili dei nostri amici e parenti.
La pubblicazione compulsiva delle stories svilisce l’esperienza degli utenti e a quanto pare anche Instagram stesso che sta mettendo in campo cambiamenti nell’algoritmo atti a semplificare l’esperienza di scorrimento e visualizzazione di questi contenuti.
Un modo per non innervosire gli utenti, spesso costretti a scorrere una sequenza davvero esagerata di stories. Un’esagerazione che mina la credibilità di chi le posta e di conseguenza la loro reputazione social.
Raccontare troppo di sé può stancare
Ogni utente crea valore per la piattaforma sulla quale è iscritto. Ogni persona ha la sua storia, le sue idee, il suo racconto personale. Succede però che alcune persone prendano troppo sul serio questa vetrina virtuale trasformandola in un diario personale condiviso con migliaia di altri utenti.
Parlare dei propri problemi personali sui social è un conto, dedicare una serie di stories quotidiane, ogni giorno, a tali problematiche, è un altro. Le parole hanno un peso, anche in rete, ma quando dedichiamo compulsivamente ogni momento della nostra giornata a condividere pensieri intimi tramite stories su Instagram, la scelta delle parole non potrà mai essere meditata.
Può succedere quindi di usare termini inopportuni, di esagerare con dettagli privati, di metterci in posizione di vulnerabilità rispetto alla nostra community. Questo può portare in molti casi a perdere di credibilità e di vedersi defolloware da diversi profili.
Oltre le stories c’è di più
Abbiamo finalmente raggiunto la meta esotica che tanto sognavamo, organizzato una gita fuori porta con la nostra famiglia o pianificato l’incontro con un’amica di vecchia data che non vedevamo da tempo. Lo abbiamo annunciato tramite un paio di stories su Instagram e ora siamo finalmente pronte a goderci tutto questo.
Questa situazione non ha nulla di strano, ma farebbe storcere il naso a molti se passassimo ogni momento di questa vacanza, di questa gita o di questo incontro, con il nostro smartphone in mano, intente a raccontare minuto per minuto l’andamento di una giornata che in realtà, a quanto pare, non ci stiamo godendo neanche un po’.
I follower potranno anche essere importanti per molte di noi, ma le persone che abbiamo di fronte lo sono di più. Condividere un’esperienza prima con chi abbiamo accanto e poi con i nostri follower è salutare in primis per noi stesse e ci rende sicuramente più credibili, anche online.
Postare stories mentre si lavora
La quantità di stories pubblicate quotidianamente spesso fa perdere di credibilità soprattutto se le stories sono legate a una particolare situazione. Durante la quarantena, quando milioni di persone erano chiuse in casa, poteva risultare assolutamente comune pubblicare tante Instagram stories e condividerle con chi non potevamo vedere dal vivo. Ma in situazioni “normali” le cose sono un po’ diverse.
Immaginate di aprire Instagram e di trovare una sequenza infinita di stories postate dall’ufficio durante le ore di lavoro. Una serie di video dove sono ben visibili anche gli interni dell’ufficio, gli schermi dei pc, i colleghi. Senza contare che postare durante le ore di lavoro può portare a pensare che non dedichiamo poi così tanto tempo a ciò che siamo chiamati a fare per contratto.
Non solo. Molti recruiter aziendali accedono ai social per farsi un’idea dei candidati. E se tra i vostri follower ci fossero dei recruiter? Assistere a una condivisione continua di stories dal posto di lavoro vi farebbe perdere di credibilità in poco tempo.
Condividere troppi momenti con i nostri figli
Giocare con i nostri figli vuol dire dedicare del tempo ad uno dei momenti più costruttivi e divertenti del rapporto madre-figlio. Succede però che nell’era digitale alcune mamme decidano di condividere questi momenti privati sui social, attraverso le stories.
Farlo sporadicamente non è certo un problema, ma quando questo si ripete nel tempo e i momenti di gioco sembrano trasformarsi in momenti a favore di telecamera, allora si potrebbe perdere di credibilità nei confronti della nostra community social.