I primi timori si sono scatenati alla vigilia della presa della centrale nucleare ucraina di Zaporizhzhia, ma è nelle ultime ore che si è verificata una vera e propria corsa ad accaparrarsi compresse di iodio in farmacia, per proteggersi da eventuali radiazioni. Accade in Italia ma anche in altri Paesi, come Svizzera e Belgio. Qui, addirittura, in pochi giorni si è passati da 1.500 scatole di compresse vendute in un giorno a 4.000, arrivando poi a 30mila.
Ma perché è caccia alle pastiglie allo iodio, chi può prenderle, come e in che casi?
Cosa contengono le compresse a base di iodio?
Intanto si tratta di pastiglie a base di iodio, in particolare di ioduro di potassio: «Si tratta dell’unico rimedio farmacologico al momento disponibile per contrastare forme di intossicazione legate a eventuali esposizioni a radiazioni» chiarisce Giacomo Caudo, presidente della Federazione italiana Medici di Medicina Generale (FMMG) e presidente dell’ordine dei Medici di Messina.
Come funzionano le compresse allo iodio?
Le compresse allo iodio sono state utilizzate in seguito all’incidente nella centrale nucleare di Chernobyl nel 1986, per la loro capacità di ridurre l’assorbimento delle radiazioni: «Sono compresse che agiscono sulla tiroide, l’unico organo dove si trova lo iodio, e servirebbero a ridurre potenziali danni proprio a livello della tiroide, causati da eventuali radiazioni. Ma va detto che la ricerca di queste pastiglie in farmacia non è motivata: nel caso di emissione di radiazioni da una centrale nucleare – in particolare da quella di Zaporizhzhia, che è la più grande l’Europa – sarebbe pressoché impossibile stabilire la quantità di radiazioni, il tempo di esposizione e dunque anche un dosaggio corretto. Si tratta di una fobia, e poi non basterebbe qualche pasticca di iodio a neutralizzare gli effetti di un eventuale scoppio» spiega l’esperto.
Di solito chi prende queste compresse?
«Generalmente sono farmaci assunti, dietro prescrizione medica, solo da chi soffre di ipertiroidismo e solo seguendo specifici dosaggi individuali» chiarisce Caudo. Lo iodio, infatti, è l’elemento che viene usato dalla tiroide per sintetizzare gli ormoni tiroidei, che a loro volta regolano la crescita dell’organismo e il funzionamento del metabolismo. È proprio nella tiroide, che si trova alla base del collo, che viene immagazzinato lo iodio che si assume tramite l’alimentazione. La quantità corretta normalmente indicata per un adeguato funzionamento della tiroide è di 150 microgrammi al giorno, in genere soddisfatta da una dieta equilibrata. Da quando è in commercio il sale iodato, infatti, in Italia si sono ridotti drasticamente i casi di ipotiroidismo. Solo in caso di specifiche carenze o disfunzioni della tiroide, invece, si ricorre all’integrazione con farmaci.
Quando ricorrere alle compresse allo iodio e in che dosi?
Può capitare che alcuni soggetti abbiano bisogno di una supplementazione, per esempio alcune donne in gravidanza, il cui fabbisogno cresce fino a 220 229 microgrammi al giorno, se sono sottoposte a diete particolarmente restrittive. Ogni caso però va analizzato in modo individuale perché nella maggior parte dei casi, salvo che non si tratti di specifiche malattie, non occorrono farmaci. Possono servire, invece, se la tiroide non funziona correttamente o nei casi di asportazione dell’organo in seguito a un tumore. «Stabilire una giusta quantità di iodio in caso di esposizione a radiazioni sarebbe ancora più complicato. Nell’uso normale il ricorso alle pastiglie a base di ioduro di potassio è indicato da un esperto e stabilito sulla base delle necessità, che possono anche cambiare nel tempo. In caso assunzione errata il medicinale potrebbe creare problematiche».
Quali sono i possibili effetti collaterali dello iodio fai da te?
«Seguire una terapia fai-da-te potrebbe causare effetti collaterali del tutto analoghi a quelli di un sovradosaggio in caso di malattia alla tiroide: porterebbe ad alterazioni nel funzionamento di questo organo, quindi soprattutto a carico del metabolismo, dal momento che la tiroide è l’ormone che più di ogni altro agisce sull’equilibrio del metabolismo stesso» chiarisce il presidente della FMMG. Un eccesso di iodio potrebbe risultare persino tossico, in particolare per chi soffre di gozzo o ipertiroidismo. Tra i rischi c’è anche l’insorgenza di malattie autoimmuni.
Assumere compresse di iodio serve contro le radiazioni?
In caso di esplosione nucleare vengono emesse diverse sostanze, tra le quali anche lo iodio. Si tratta di iodio 131 quindi di origine diversa da quella alimentare. L’obiettivo di eventuali farmaci sarebbe di aumentare la quantità di iodio “buono” da immagazzinare nella tiroide, per evitare che venga assorbito (o almeno per ridurre) quello emesso dalla radiazioni. In rete, dove circolano anche notizie prive di fondamento scientifico, si legge che potrebbero essere utili se assunte da alcune ore fino ad un giorno prima dell’esposizione alle radiazioni o al massimo entro le prime 6-8 ore: può servire? «No, perché l’efficacia di questo farmaco, in quantità ridotte, sarebbe del tutto limitata. Ripeto: l’assunzione va calibrata in base alle esigenze del singolo soggetto, delle sue condizioni di salute, di eventuali altre patologie o anche in caso di una gravidanza o post gravidanza. Non è pensabile di stabilirne un dosaggio adeguato in caso di esplosione di una centrale nucleare» spiega l’esperto.
I bambini possono prenderle?
«Con i bambini occorrono cautele anche maggiori. Sono in rapida crescita e dunque una duplicazione delle cellule più veloce. Ma se da un lato questo li rende più vulnerabili a eventuali radiazioni, dall’altro aumenta anche i rischi in caso di assunzione di farmaci allo iodio: potrebbero incidere sul normale sviluppo della tiroide in maniera ancora più sensibile rispetto a un organismo adulto» spiega Caudo.
Dove si trova normalmente lo iodio?
Gli esperti consigliano di limitarsi a una dieta equilibrata, senza cedere alle fobie, in modo da disporre sempre di una giusta quantità di iodio naturale. Grazie al sale iodato negli anni si sono drasticamente ridotte le carenze registrate in generazioni precedenti. Tra gli alimenti che non dovrebbero mancare, nelle giuste quantità, ci sono aglio, fagioli, zucchine, bietole, latte e formaggi, uova, cereali e carne.
Che differenza c’è tra integratori e farmaci?
In caso di comprovate carenze e possibilmente dietro consiglio medico, si potrebbe ricorrere a integratori di iodio, che comunque sono differenti rispetto ai farmaci a base di ioduro di potassio: «Questi vanno limitati solo ai casi di reale necessità medica e necessitano di prescrizione medica. Dovrebbero essere assunti, come detto, solo dietro specifica indicazione di un esperto che saprà indicarne anche il giusto dosaggio» conclude l’esperto.