A molti di noi, cresciuti guardando Giucas Casella che mandava in trance i vip a Domenica in, suona originale l’idea che medici e psicoterapeuti possano alleviare le nostre sofferenze emotive e persino alcune malattie maneggiando il nostro inconscio. Ma non lo è. Con l’ipnosi si curano non solo l’ansia ma anche il dolore cronico o le malattie psicosomatiche. Per dire: l’anno scorso all’ospedale di Legnano, in una Lombardia travolta dalla prima emergenza Covid, il neurochirurgo Andrea Cividini ha usato questa tecnica per aiutare medici e infermieri a scrollarsi di dosso angoscia e stress. «Ho capito che potevo aiutarli a sopportare meglio quello che stava succedendo, così mi sono messo a disposizione» racconta lui, che oltre a essere chirurgo si occupa di ipnosi da diverso tempo. «Non avevamo nemmeno un ambulatorio, quando i colleghi mi chiamavano cercavamo una stanza libera e procedevamo. Ma era bellissimo guardare le loro espressioni di liberazione a fine seduta».
Dal lettino del dentista a quello del terapeuta
«L’ipnosi clinica viene usata già da tempo negli studi dentistici per sostituire l’anestesia sui pazienti allergici, nei bambini o su chi ha la fobia degli aghi. Anche in chirurgia è efficace, in interventi non troppo invasivi. Io ne ho eseguito uno su un paziente nel 2019, per svuotare un ematoma» racconta il neurochirurgo. «Le stesse tecniche possono essere utilizzate per combattere altri disagi, come lo stress o la paura del futuro. Oppure in dermatologia, contro alcune malattie psicosomatiche come la psoriasi». Come? Una volta che l’ipnologo ha riconosciuto il problema del paziente lo guida attraverso immagini e metafore, per spingerlo a tirare fuori le sue risorse e affrontare il disagio. «L’anno scorso, con i colleghi dei reparti Covid usavo la metafora dell’armatura, che rappresentava simbolicamente le loro tute. Facendoli spogliare li aiutavo a liberarsi dei loro fardelli interiori». Ma con l’ipnosi si può avviare anche una vera psicoterapia, efficace per trattare alla radice problemi legati alla sfera psichica, come spiega Silvia Giacosa, psicoterapeuta e presidente dell’Associazione medica italiana per lo studio dell’ipnosi (Amisi): «Rispetto alla tradizionale, la psicoterapia ipnotica ha un effetto più immediato, perché agisce sulla nostra sfera inconscia. E l’inconscio ha la capacità straordinaria di rielaborare le metafore e farle proprie nella vita quotidiana. Mi spiego. Se a un paziente sveglio dico “Non essere ansioso per il futuro, perché sei in grado di affrontare i problemi della vita”, impiegherà del tempo a interiorizzare quel concetto. L’immagine di un albero capace di sopravvivere a tutte le stagioni, evocata in trance, agisce in modo più potente sulla sua mente».
Cosa succede quando siamo in trance
In genere bastano anche sei mesi di psicoterapia ipnotica per combattere problemi come disturbi dello stress, bassa autostima, fobie, ansie, senso di inadeguatezza. «Si inizia con uno o due colloqui conoscitivi, che servono a individuare le zone di positività e capire l’origine della sofferenza. Poi si parte con le sedute, ogni due settimane, della durata di 45-60 minuti, in parte da svegli, in parte sotto ipnosi» racconta Silvia Giacosa. Entrare nello stato di trance necessario per la terapia non è difficile, perché si tratta di una condizione per noi usuale. È il terapeuta ad accompagnarci con le parole in questa modalità, facendoci concentrare sulle nostre sensazioni, sul suono della voce o sul respiro. E una volta raggiunta, lavora più a fondo, all’origine del problema. «Quando siamo sul lettino o sulla poltrona dello specialista entriamo in uno stato simile a quello di dormiveglia. Abbiamo coscienza di cosa facciamo o diciamo, ma non ci interessa ciò che avviene fuori di noi» prosegue l’esperta. «È come quando stiamo per addormentarci o siamo concentratissimi su qualcosa. Siamo perfettamente in grado di avvertire gli stimoli esterni, ma quelli a noi familiari, come il motore del frigorifero o il cane che cammina per casa, non ci distolgono».
Dove trovi i professionisti
Sono diversi gli specialisti, dagli anestesisti ai dermatologi che praticano l’ipnosi clinica nei loro studi, anche se non esiste una specializzazione ufficiale. Differente è il discorso per la psicoterapia ipnotica. Chi esercita questa attività deve avere una specializzazione rilasciata da una scuola riconosciuta dal ministero dell’Istruzione. Per trovare un professionista ci si può rivolgere all’Ordine dei medici della propria città, all’Ordine degli psicologi, o ad associazioni come l’Amisi. «Una seduta di psicoterapia ipnotica va dai 70 a i 100 euro» spiega la Giacosa. «Ma alcuni servizi pubblici di psicologia clinica offrono già questo servizio».
Nell’ospedale di Como l’ipnosi cura i disturbi gastrointestinali
All’Ospedale Sant’Anna di Como si sperimenta la psicoterapia ipnotica per chi soffre di disturbi gastrointestinali. A occuparsene è un team di gastroenterologi e psicologi, tutti specializzati in questa disciplina. «Partiamo dal presupposto che quello che dobbiamo curare non è solo un colon irritato, ma una persona che sta manifestando un disagio attraverso l’irritazione di uno dei suoi organi» spiega il coordinatore Gian Marco Idèo. «Da una parte, quindi, interveniamo sul sintomo con la terapia medica, dall’altro la psicoterapia ipnotica ci permette di agire sulla causa e di aiutare i pazienti a utilizzare le proprie risorse per guarire». Il percorso riguarda per ora i pazienti in cura al Sant’Anna, inizia con una prima visita gastroenterologica, e poi prosegue per 8 sessioni di psicoterapia ipnotica. Il ticket per l’intero percorso costa 70 euro.