Italiani mammoni? Per i nostri ragazzi è difficile lasciare la casa di mamma e papà, o forse è troppo faticoso. I dati di Eurostat lasciano il dubbio, ma sicuramente indicano che sono tra coloro che vanno a vivere autonomamente più tardi in Europa. Per questo c’è chi torna a definirli mammoni. Ma è davvero così? Di sicuro il report europeo indica anche che le donne italiane escono di casa un po’ prima: a 29 anni contro i 30,9 degli uomini.

Italiani mammoni: i dati

Non è la prima volta che si parla dell’età in cui i giovani si allontanano dai genitori. Ancora una volta è Skuola.net a scattare una fotografia, a partire dai dati Eurostat. Secondo l’istituto di ricerca europeo, infatti, gli italiani vanno a vivere da soli intorno ai 30 anni, ossia 4 in più rispetto alla media del europea e ben 9 in più rispetto all’età in cui i 21enni dei Paesi nordici lasciano la casa di origine. Italiani mammoni, quindi, oppure costretti a essere mantenuti in casa a causa delle condizioni economiche?

Mammoni da sempre

«Più che tornare a chiedersi se gli italiani siano mammoni, credo che non abbiano mai smesso di esserlo. È un dato di fatto», commenta Federica Benassi, esperta in comunicazione e relazione genitori-figli, da 30 anni impegnata come formatrice e autrice di Genitori e adolescenti. Manuale del pronto soccorso (Ed. Paoline). «È vero, gli affitti sono elevati e ci sono poche case. Io vivo a Bologna, città universitaria dai costi folli, con poca disponibilità di stanze, peraltro scadenti. L’elemento economico, quindi, influisce, ma non è l’unico fattore che incide», osserva Benassi in riferimento alla fotografia resta dal report Eurostat.

I dati: fuori casa a 30 anni

A osservare la mappa dell’Europa fornita dal report si nota come i più precoci nel diventare autonomi siano svedesi, finlandesi e danesi, che salutano i genitori quando hanno meno di 22 anni. A seguire si trovano gli estoni (entro i 25 anni), poi norvegesi, lettoni, irlandesi. Al contrario, italiani e bulgari sono al quinto posto. Fanalino di coda sono invece spagnoli, greci, slovacchi e croati, che raggiungono l’indipendenza intorno ai 31,8 anni.

Le ragazze escono da casa prima

C’è poi un altro dato che emerge dal report. I maschi tendono a uscire di casa più tardi delle femmine. In particolare, se le italiane fanno le valigie a 29 anni, gli italiani attendono in genere fino a sfiorare i 31, ed esattamente a 30,9 anni. In realtà il trend non riguarda, però, solo l’Italia. Anche a livello europeo, infatti, l’età delle donne al momento di rendersi indipendenti è più bassa e si attesta intorno ai 25 anni.

Difficoltà abitative con i conviventi

Anche quando compiono il “grande passo” (non il matrimonio, ma appunto l’uscita da casa), gli italiani incontrano però difficoltà. Nella maggior parte dei casi coincide con l’inizio dell’Università, che porta a trasferirsi in un’altra città e la soluzione più diffusa è quella della convivenza con altri studenti. Ecco che in Italia, secondo Eurostat, i giovani devono fare i conti con il problema del sovraffollamento, ossia condividere spazi più ristretti, che spesso sono appartamenti piccoli in cui manca la privacy. I dati indicano che accade nel 40,5% dei casi, contro una media del 25% del resto della popolazione. Va peggio solo in Bulgaria e Romania, dove il disagio riguarda il 55% dei giovani.

La mancanza di privacy incide in base all’età

«Gli studenti l’hanno sempre saputo, questa non è una novità – sottolinea Benassi – Hanno sempre condiviso le case, litigando per il frigorifero e le pulizie: l’ambiente studentesco, in particolare universitario, è sempre stato così. Non lo vedo come fattore limitante». «Credo che da un certo punto di vista, oltre a essere una condizione nota, rappresenti spesso persino anche un elemento di “divertimento”. Diverso è il discorso se si tratta di un giovane uomo o donna che escono di casa per andare a lavorare, ma sono costretti a condividere l’appartamento con estranei in età più adulta: in quel caso è umiliante da un punto di vista psicologico».

Coltivare l’indipendenza fin da piccoli

La chiave per rendere autonomi i giovani prima rispetto a quanto non accada oggi, passa però anche dall’educazione. «Oggi, purtroppo, ci sono troppi genitori adulti che sono letteralmente sottomessi ai figli fin da quando sono molto piccoli. I bambini ormai non fanno nulla da soli, non gli viene permesso neppure di cadere! A 18 anni non aiutano in casa: come possono, quindi, essere responsabilizzati per vivere da soli?», chiede Benassi. «L’autonomia deve essere insegnata fin da piccoli, ma in Italia non si fa», insiste l’esperta.

La casa dei nonni non rende autonomi

In alcuni casi i giovani escono dalla casa dei genitori ma per andare a vivere in un’altra, magari messa a disposizione dai nonni, quando ce n’è la possibilità. «Se il figlio va a vivere da solo, deve imparare a gestirsi da solo in tutto e per tutto, senza poter contare ancora sull’aiuto di qualche familiare – dice Benassi – I giovani devono imparare a guadagnarsi la loro indipendenza, magari facendo dei sacrifici. Se occorre lavorare per mantenersi e i soldi non bastano, si dovrà ridurre o rinunciare all’aperitivo con gli amici, di cui invece i giovani oggi sembrano non poter fare a meno. Fino a che ci sarà qualcuno che li sovvenziona, non impareranno a cavarsela da soli».

Lasciar crescere i figli

«Il costo della vita, dunque, certamente influisce, ma in Italia si lascia il “nido” in età troppo adulta, si fatica a uscire da casa anche a causa della poca responsabilizzazione che si dà ai figli fin da quando sono piccoli. I genitori non permettono loro di crescere», osserva Benassi anche alla luce del fatto che in Francia e Germania (dove pure la crisi morde) i giovani lasciano la casa dei genitori rispettivamente a 23,7 anni e 23,9 anni. «Il termine mammoni, quindi, è odioso, ma purtroppo la realtà è questa: il carovita non semplifica le cose, come neppure il welfare. Ma da noi i genitori, con la scusa dei costi elevati, si tengono i figli in casa a lungo e molto volentieri: sono i primi a tenerli in una zona di comfort».