Mi sono accorta di lei un giorno di giugno di qualche anno fa. Il suo Orgoglio e pregiudizio era uno dei libri che avrei potuto leggere durante le vacanze estive della prima liceo. Il titolo non mi parlava. Il numero di pagine era scoraggiante. E poi io, che da sempre amo il mistero e sono particolarmente allergica ai romanzi sdolcinati, non potevo tradire Agatha Christie. Morale: quell’estate ho scelto di nuovo l’investigatore Poirot. E, a parte qualche lezione di letteratura inglese, Jane Austen non è più entrata nella mia vita. Almeno fino a quando l’arbitro delle mie letture non ha cambiato fattezze, passando il testimone dalla prof di italiano alla Fomo. Cioè la forma d’ansia più rappresentativa dei nostri tempi, quelli in cui “Non so di cosa tu stia parlando” pare essere il mea culpa più svilente e mortificante che ci sia. Così alla fine, uscita dall’adolescenza, Orgoglio e pregiudizio l’ho sia letto che visto in TV. E ci ho trovato molto più di quello che mi sarei aspettata da una penna dell’Ottocento.
In compagnia, nel pregiudizio
Non che avessi mai creduto a chi liquida le trame della Austen a una soap opera (eresia!), semplicemente non capivo come l’incontro tra il pregiudizio della seconda Bennet e l’orgoglio di quel Signor Darcy avrebbe potuto aiutarmi a districare certi miei nodi. Elizabeth forse, nel suo pregiudizio, era già in buona compagnia. E la sua creatrice, Jane Austen, probabilmente mi stava già insegnando qualcosa prima ancora che il mio segnalibro si incastrasse tra le sue pagine. È che a un certo punto della vita apri la tua cassetta degli attrezzi, quella a cui di soliti attingi per riparare i guasti, e ti accorgi che contiene un po’ troppi strumenti giocattolo. E senti la necessità di avvicinarti a chi o a cosa pensi possa darti un kit migliore per aggiustare alcune parti di te. A volte, quella cosa è un libro. E, non pensavo l’avrei mai detto, a volte quel libro parla d’amore.
Perché Jane Austen ci piace ancora?
Perché Orgoglio e pregiudizio, o Emma, o Ragione e sentimento, sono considerati libri “senza tempo” e continuano a essere letti nel 2025? Probabilmente perché li leggiamo per leggerli, ma li rileggiamo per leggere la vita. Sono come un manuale di istruzioni senza data di scadenza, da cui si possono pescare chiavi inglesi (e di lettura) che cambiano forma e dimensioni a seconda del periodo della vita in cui ci troviamo. Jane Austen ci parla a qualsiasi età, e ciò che dice è diverso ogni volta. C’è una parte di lei in ognuna delle forme di noi stesse che si sono susseguite negli anni. L’ingenuità dell’adolescenza, le prime sfide della vita adulta, la fatica della maternità, i legami familiari ingombranti.
Le donne di Jane Austen: eroine imperfette
Alle sue eroine Jane chiede intelligenza pratica ed emotiva per indagare i sentimenti e dare un senso alle scelte. Non sono donne ideali: hanno difetti, si contraddicono, desiderano l’impossibile o lo sconveniente, a volte sbagliano. Come noi. Amano chi le ama pur conoscendone i limiti, sanno imparare, sono realiste ma coltivano i propri sogni. Sono autocoscienti e indipendenti. Piangono e ridono mentre cercano il loro posto nel mondo, anche se forse quel mondo non l’hanno ancora del tutto capito. Non a caso, in certi tratti di Elizabeth, Emma o Anne ci rivediamo ancora, nonostante siano passati due secoli e le cose là fuori siano molto diverse (non sempre quanto avremmo sperato, a dire il vero).
«Al di là delle vicende sentimentali e della meravigliosa descrizione dei conflitti sociali spesso determinati dalla mancanza di denaro – che purtroppo richiamano la nostra realtà – Austen fa degli splendidi romanzi di formazione. Mentre racconta l’evoluzione della sua protagonista e del mondo che la circonda, racconta anche le tante sfaccettature dell’animo umano. Che non cambia mai, motivo per cui ci riconosciamo nei suoi testi», mi spiega Silvia Ogier, cofondatrice e presidente di Jane Austen Society of Italy (JASIT). L’ho conosciuta grazie alla Rassegna della Microeditoria di Chiari (Bs), dove ha spiegato di come si sia innamorata della Austen quando aveva la mia età, di fronte a una bancarella di libri usati. «Secondo me Jane Austen ci insegna a essere le prime grandi osservatrici di noi stesse e del mondo, ma anche a sorriderne. Un’(auto)ironia come la sua ci sarebbe di grande aiuto in questo presente che tende a prendersi un po’ troppo sul serio».
Ecco, agli inizi dell’Ottocento, una donna che scriveva senza paura
La modernità di Jane Austen non sta solo in ciò che ha scritto, ma anche nel modo in cui ha vissuto. «Era esattamente come le sue eroine, a cui ha trasferito la sua indipendenza. Ha vissuto tra Settecento e Ottocento, in una società di uomini, e fin da giovanissima ha cercato di vivere della sua penna, facendo ciò che amava più di tutto: scrivere. Lo faceva in campagna, ma adorava anche andare a trovare suo fratello a Londra, dove si divertiva moltissimo. Non perdeva nessuna delle occasioni che la grande capitale le offriva: andava a teatro, ai concerti, alle mostre di pittura, faceva acquisti. Sapeva bilanciare la mondanità scintillante con l’introspezione della tranquilla campagna».

«Cospargeva di sé i suoi romanzi, di cui andava molto fiera, tanto da tenere personalmente il conto dei guadagni che ne ricavava. E poi a 27 anni, età considerata critica per una donna che non fosse già sposata, Jane riceve una proposta di matrimonio. Sul momento dice sì. Il mattino seguente, però, ci ripensa e declina» racconta Ogier.
L’attualità di Jane Austen, tra lotte e amori
Chissà quali ragionamenti l’hanno portata, quella notte, a compiere quella scelta. Vorrei che si fossero salvate le lettere in cui li confidava alla sorella Cassandra. Perché, oggi come allora, a nuotare controcorrente si fa fatica ma a volte è necessario per cambiare direzione. I personaggi di Jane Austen, in fondo, ci assomigliano. Avranno avuto gonne in chiffon al posto dei jeans e il Gran Ballo al posto di TikTok, ma – al netto di qualche aggiustamento – le domande sulla vita, le contraddizioni, l’obbligatorietà delle lotte e delle scelte, il lavorar di cervello e il sentir di pancia sono gli stessi. Per non parlare dell’amore, che da allora è cambiato molto e per nulla. La Austen era pittrice delle ragioni del cuore, intenditrice dei sentimenti che muovono i fili delle nostre scelte di vita. Anche se nel frattempo le relazioni hanno subito una specie di rivoluzione, le sue storie d’amore possono ancora insegnarci qualcosa: che ci ama chi ci supporta quando continuiamo a fare ciò che ci appassiona, che a volte basta avvicinare la mano per ricordarci di essere vicini, che essere pronti a cambiare idea su qualcuno può portare grandi sorprese. E che alla fine tutte meritiamo un Mr (o una Ms) Darcy, sebbene meritarlo non sempre significhi volerlo. E va bene anche così.
Come scrive Jane?
Jane Austen non solo ha saputo disegnare bene il ritratto di una certa parte d’umanità, ma lo ha fatto anche con i colori giusti: non solo il “cosa”, ma anche il “come”. «Parlare un po’ di più di come scrive Jane non sarà comunque mai abbastanza, perché la scrittura è proprio ciò che l’ha portata ad essere inclusa nel canone letterario, ad essere studiata e conosciuta – mi spiega Silvia Ogier – Pensiamo all’ironia, la sua cifra stilistica. Ma anche ai frequenti dialoghi, molto teatrali, che hanno reso i testi della Austen naturalmente adatti al cinema e alla tv. I personaggi (anche quelli più piccoli) sono perfettamente caratterizzati proprio grazie a ciò che dicono: non è la scrittrice a descriverli, sono loro a presentare se stessi attraverso le loro parole e i loro gesti. E poi, c’è un altro aspetto della scrittura di Jane Austen che mi piace molto ricordare: i suoi incipit. Prendi l’inizio di un suo qualsiasi romanzo e sarà sempre folgorante. Non si perde nei preamboli, ci butta subito dentro all’azione, ed è un effetto meraviglioso».
Nessuno che avesse conosciuto Catherine Morland nella sua infanzia avrebbe mai immaginato che fosse nata per essere un’eroina.
L’incipit di L’abbazia di Northanger
Dal canone letterario alla cultura pop
I suoi personaggi e le loro vicende, le ambientazioni, i dialoghi e la delicata ironia: sono tanti gli aspetti che insieme hanno fatto la grandezza di Jane Austen. E che hanno anche finito per trasformarla in un’icona pop nell’epoca dei film, delle serie TV e poi dei meme social. Negli anni Novanta io non c’ero, è Silvia Ogier a raccontarmeli. «Il biennio 1995-96 è stato un’ubriacatura di adattamenti cinematografici: Persuasione, Ragazze a Beverly Hills, Emma, Orgoglio e pregiudizio, Ragione e sentimento. Jane Austen diventa popolarissima, tanto che nel 1995 le riviste americane People e Entertainment Weekly la inseriscono tra i personaggi più influenti dell’anno, insieme a Bill Clinton, Brad Pitt e Lady Diana. Da allora ovunque nel mondo l’hanno letta e amata, e i continui adattamenti cinematografici sono la prova della sua eterna attualità».
Cosa ho trovato (e troverò) nei romanzi della Austen
Guardateli o riguardateli. E, come dice Rachel Cohen, autrice di I miei anni con Jane Austen (Einaudi), «se l’avete già letta, siate suoi rilettori». Perché sa sempre lasciare qualcosa in cui specchiarsi. E negli anni le sue pagine vi riveleranno nuovi piani del discorso, come se l’inchiostro si stratificasse diversamente nel tempo e si rivelasse poco a poco. Noi facciamo esperienze, cambiamo e ciò che traiamo dalle letture fa inevitabilmente altrettanto.
Adesso, per esempio, io che ho 23 anni e non posso più contare sulla lista dei libri da leggere in estate, devo lasciare che sia la vita, con le sue spintarelle e i suoi sgambetti, a indicarmi da quali titoli sarebbe bene io imparassi il mestiere di crescere
Quindi sugli scaffali delle librerie vado cercando storie simili alla mia, per non sentirmi sola, o differenti dalla mia, per concedermi la libertà di prefigurarmi diversa dalle aspettative. Anche se pensarlo mi fa sorridere, sono poco più grande delle protagoniste dei romanzi di Jane Austen. Come loro, anch’io cerco di destreggiarmi tra le sfide di questa età. Maritarmi non mi crea affatto ansia, ma il climate change sì. Mi sto abituando ai chiaroscuri nelle persone, me compresa. Sto imparando che la mia lista delle priorità assomiglia al tabellone del gioco Labirinto: si trasforma continuamente, a ogni mossa che scelgo di compiere. Le miei convinzioni infantili fanno i conti con la realtà, compromesso e pedaggio per tutti quelli che crescono. La Fomo sembra sfumare, ma lascia il posto ad altre forme di irrequietezza. Quante se ne attraversano? Ancora non so rispondere, a questa e ad altre domande. Dove voglio andare? Chi voglio essere? Cosa significa essere donna in una società di uomini? Come si sopravvive agli addii? Come si consolano le amiche innamorate degli uomini sbagliati? Perché a volte contraddico me stessa e mi sento intricata? Le scelte al bivio saranno sempre così faticose? Come mi accorgerò di essere diventata una donna davvero libera? E lui, l’Amore, c’entra? Credo che Jane tutto questo lo sappia già, e attende serafica sul mio comodino. Me lo dirà quando diventerò grande.
250 anni di Jane Austen: il 2025 sarà un anno di festeggiamenti
Se sei anche tu una “Janeite”, come vengono chiamati i fan di Jane Austen, non perdere gli eventi più belli nel 250° anniversario della nascita, il 17 dicembre 1775.

IL READING A dicembre di ogni anno, la Jane Austen Society of Italy organizza un reading danzante in costumi d’epoca, all’ora del tè, per celebrare Jane Austen nel mese del suo compleanno. Per un anno speciale come il 2025, la scena letta e ricreata non potrà che essere quella del ballo di Netherfield in Orgoglio e pregiudizio (jasit.it).
IL FESTIVAL Ogni anno migliaia di persone si riversano nelle strade della città inglese di Bath per il Jane Austen Festival. In programma diversi eventi ispirati alle opere della scrittrice: passeggiate guidate, balli in costume, spettacoli teatrali e talk. Quest’anno il festival si svolgerà dal 12 al 21 settembre, i biglietti saranno in vendita dalla primavera (janeausten.co.uk).
IL TOUR In occasione del 250° anniversario, a giugno, luglio e agosto verrà aperta al pubblico per la prima volta la casa in cui Jane Austen trascorse gli ultimi anni della sua vita. Si trova al numero 8 di College Street, a Winchester. Sarà finalmente possibile visitarne gli interni, finora conosciuti solo grazie a qualche disegno di inizio Novecento (winchestercollege.org).