Aggiornamento al 7 novembre 2020: dopo 4 giorni di conteggi dei voti, Joe Biden vince le elezioni e diventa il 46esimo presidente degli Stati Uniti. Al suo fianco Kamala Harris, prima donna, e prima donna non bianca, a ricoprire il ruolo di vicepresidente
Dopo il disastroso primo dibattito tra Donald Trump e Joe Biden, durante il quale i due candidati alla presidenza degli Stati Uniti più che discutere si sono urlati contro, la palla è passata ai vicepresidenti, il cattolico integralista Mike Pence e la senatrice democratica Kamala Harris, scelta all’inizio di agosto da Biden come “running mate”, ovvero compagna per la corsa elettorale. Harris aveva sfidato Biden durante le primarie democratiche (si è ritirata dalla corsa nel dicembre 2019, e a marzo ha ufficialmente appoggiato la candidatura di Biden) ed è a tutt’oggi la prima donna non bianca a essere candidata alla vicepresidenza (e alla presidenza) in America. 56 anni il prossimo 20 ottobre, Harris è stata prima procuratrice distrettuale di San Francisco e poi procuratrice generale della California ed è una figura molto conosciuta e apprezzata all’interno del Partito Democratico. Durante il confronto con Pence, ha ripetuto più volte “I’m speaking” (“Sto parlando”) al suo avversario, che l’ha interrotta ben 16 volte secondo la Nbc, una frase che subito è rimbalzata sui social e ha aperto un dibattito sulla prevaricazione maschile durante i dibattiti politici.
Una carriera eccellente…
Classe 1964, Kamala Harris è nata ad Oakland, vicino San Francisco, ed è figlia di immigrati: sua madre è infatti un’endocrinologa indiana arrivata negli Stati Uniti negli anni Sessanta, mentre il padre era un professore di economia che nello stesso periodo si trasferiva in America dalla Giamaica. La coppia si è separata quando Harris aveva 7 anni. Dopo aver studiato alla Howard University e all’Hastings College of the Law di San Francisco, ha lavorato come vice procuratore distrettuale della Contea di Alameda dal 1990 al 1998. Nel 2003 è eletta procuratore distrettuale di San Francisco, sconfiggendo il procuratore in carica Terence Hallinan. Rieletta nel 2007, è rimasta in carica fino al 2011. Nel 2010 viene eletta procuratore generale della California e rieletta ancora nel 2014. È stata la prima donna a ricoprire tale carica, oltre che la prima asioamericana.
Nel 2016 si candida alle elezioni per il Senato, dove risulterà la più votata nelle cosiddette “jungle primaries” della California a cui partecipano i candidati di tutti i partiti e che ammettono i due candidati più votati alle elezioni generali di novembre. Ha quindi sconfitto l’altra democratica Loretta Sanchez aggiudicandosi il 62,5% dei voti nelle prime elezioni senatoriali della storia della California a cui non hanno partecipato candidati repubblicani, e diventando così la prima asioamericana ad essere eletta al Senato. Anche la sua candidatura alle primarie è iniziata con il botto, grazie alla folla che l’ha acclamata nella sua Oakland, ma una serie di errori strategici l’hanno poi costretta ad abbandonare la corsa per le presidenziali. Secondo molti esperti di politica americana, la scelta di Biden di chiamarla come sua vice era la mossa più prevedibile ma anche la migliore. C’erano molte pressioni, infatti, perché alla vicepresidenza venisse nominata una donna di colore: la multiculturalità della famiglia di Harris rispecchia infatti quella della società americana.
… non senza difficoltà
Kamala Harris, comunque, non è indenne alle polemiche. La sua scelta di definirsi “afroamericana”, infatti, è stata molto criticata sia perché il termine non racchiuderebbe le sue origini indiane, sia perché i neri caraibici non sono visti come i discendenti di coloro che furono deportati in America durante il periodo della tratta degli schiavi (ovvero quel gruppo etnico che oggi viene definito come afroamericani). Dal punto religioso, Harris è cristiana appartenente alla chiesa battista nera, ma tramite sua madre ha assorbito anche elementi della cultura induista, mentre ora è a contatto con l’ebraismo del marito, l’avvocato Douglas Emhoff, con il quale è sposata dal 2014. Come riporta il Corriere della Sera, «secondo alcuni è l’incarnazione delle tendenze religiose del futuro, con molti giovani che tendono a sviluppare un loro credo “multifaith”», ovvero che combini più religioni insieme.
Un altro punto su cui spesso Harris viene criticata, soprattutto dalle frange più giovani dell’elettorato democratico, è quello del suo posizionamento politico. Viene infatti considerata molto centrista – per molti versi, la si può considerare erede del progressismo di Barack Obama – e non abbastanza radicale, come invece lo è la giovane Alexandra Ocasio-Cortez, che insieme a Bernie Sanders è la principale sostenitrice della corrente “socialista” del Partito Democratico. In molti, da sinistra, credono che durante il suo mandato da procuratrice generale, Harris non abbia fatto abbastanza per promuovere le opportune riforme dell’apparato di polizia e di quello penale, contribuendo anche ad alcune sentenze rivelatesi poi ingiuste. Il suo centrismo, comunque, potrebbe attrarre gli elettori più moderati, mentre diversi analisti hanno sottolineato come, in una politica ancora molto incentrata sugli uomini, una carriera da magistrata è uno dei modi migliori per una donna per essere considerata autorevole.