La cucina italiana è considerata una delle più apprezzate al mondo, un simbolo di tradizione e cultura che resiste al tempo. Dall’iconica pizza napoletana alla carbonara, ogni piatto sembra raccontare una storia antica tramandata di generazione in generazione. Ma se questa narrazione fosse solo un mito? Lo storico dell’alimentazione Alberto Grandi sta scuotendo le certezze di molti, sostenendo che la cucina italiana, così come la conosciamo oggi, sia un’invenzione recente. Secondo lui, molte delle tradizioni culinarie italiane non affondano le loro radici nei secoli, ma sono il frutto di cambiamenti recenti e di influenze esterne.

La tesi di Alberto Grandi

Alberto Grandi, docente di storia economica all’Università di Parma, non è nuovo a dichiarazioni provocatorie. Già nel 2018, con il suo libro Denominazione di Origine Inventata, aveva smontato alcuni luoghi comuni sul cibo italiano. Tuttavia, è stata una sua intervista al Financial Times nel 2023 a scatenare un acceso dibattito in tutta Italia.

Quando è nata la carbonara?

In quell’occasione, Grandi ha sostenuto che la celebre pasta alla carbonara sarebbe nata solo dopo la Seconda Guerra Mondiale, ispirata dagli ingredienti in dotazione all’esercito americano, come la pancetta e il tuorlo d’uovo in polvere. Una versione ben diversa da quella tradizionale con guanciale e pecorino romano. La sua teoria trova conferme anche in altri studi, come quello di Luca Cesari, ma ha indignato chi difende la purezza della cucina italiana.

La cucina italiana non esiste

L’uscita del suo ultimo libro, La cucina italiana non esiste, scritto con Daniele Soffiati e pubblicato nell’aprile 2024, ha ulteriormente acceso gli animi. Il titolo provocatorio mette in discussione l’idea che le ricette italiane abbiano una storia secolare e immutabile, sostenendo invece che la cucina è un processo in continua evoluzione. Uno degli argomenti centrali di Grandi è che la cucina italiana, più che essere nata in Italia, si sia sviluppata e consolidata all’estero. Durante i secoli XIX e XX, milioni di italiani emigrarono verso le Americhe e altre parti d’Europa, lasciandosi alle spalle una dieta spesso povera e monotona.

L’effetto pizza

Negli Stati Uniti, per esempio, gli immigrati italiani trovarono abbondanza di cibo e iniziarono a sperimentare nuove ricette. Da qui nascono molte delle versioni dei piatti italiani oggi famosi nel mondo. È negli USA, secondo Grandi, che la pizza è diventata quella che conosciamo oggi: non più un umile street food napoletano, ma una pietanza condita con abbondante salsa di pomodoro industriale e formaggi fusi. Questo fenomeno è noto tra gli studiosi come «effetto pizza»: un cibo lascia il suo Paese d’origine, si trasforma in un nuovo contesto e poi torna indietro in una veste completamente diversa. Ecco perché molte delle ricette che gli italiani considerano sacre sono in realtà frutto di rielaborazioni avvenute all’estero.

La tradizione tra mito e marketing

Secondo Grandi, ciò che oggi definiamo «tradizione culinaria italiana» è stato in larga parte costruito dopo la Seconda Guerra Mondiale. Il boom economico ha portato con sé nuovi strumenti come frigoriferi e supermercati, che hanno cambiato radicalmente il modo di cucinare. Il tiramisù, per esempio, è nato negli anni ’60, sfruttando prodotti industriali come i savoiardi confezionati e il mascarpone reperibile nei negozi. La pubblicità televisiva ha avuto un ruolo chiave in questo processo: trasmissioni come Carosello hanno influenzato il gusto degli italiani e creato nuove tradizioni. Nel corso degli anni, la necessità di valorizzare i prodotti locali ha portato alla nascita di marchi di denominazione protetta e alla costruzione di un’identità gastronomica rigida. Gli italiani, secondo Grandi, si sono così convinti di essere i custodi di ricette antichissime, ignorando il fatto che molte di esse siano nate di recente o abbiano subito trasformazioni significative.

I social difendono la cucina italiana

L’ossessione per l’autenticità ha trovato terreno fertile sui social media, dove abbondano video e post di italiani indignati per presunte profanazioni della loro cucina. L’indignazione riguarda tutto: dall’aggiunta di panna alla carbonara alla cottura della pasta in modo non conforme agli standard italiani. «Ogni volta che qualcuno nel mondo mette la panna nella carbonara, qualcuno a Roma muore», scherza Grandi.