È noto da tempo: una maggiore esposizione alla luce solare, agevolata dal passaggio all’ora legale, porta benefici al fisico e alla mente. Ma solo di recente sono aumentati gli studi sui vantaggi dell’esposizione alla luce artificiale in chi soffre di disturbi dell’umore, come la depressione. Si tratta della Light Therapy, ancora poco utilizzata in Italia e invece molto diffusa nei Paesi del nord, come Svezia, Norvegia, Olanda, Canada e Usa. Nell’Europa continentale si distingue l’Austria.
Paradossalmente, mentre la maggioranza delle persone, e i meteoropatici in particolare, iniziano a beneficiare di un miglioramento dell’umore in primavera, per chi soffre di depressione è questo il momento peggiore. Ecco perché e come la Light Therapy può aiutare.
Cos’è la Light Therapy
A indicare l’efficacia della terapia della luce è stata l’American Psychiatric Association, che nel 2005 ne ha consigliato il ricorso per il trattamento dei disturbi affettivi stagionali, sottolineandone l’utilità anche come aiuto alla terapia farmacologica in casi di depressione non stagionale. La Light Therapy consiste, infatti, in una esposizione degli occhi a livelli sicuri di luce intensa (10.000 lux UV- filtrata) per brevi periodi di tempo, in genere 30 minuti. Questo porta a “sincronizzare” l’orologio biologico, regolarizzando la produzione di proteine, enzimi, neurotrasmettitori e ormoni, tra i quali la serotonina, nota come “ormone della felicità».
Come funziona
«Prima di iniziare la terapia viene somministrato un questionario ai pazienti, in modo da capire in quale fascia oraria sia più efficace l’effetto della luce, a seconda che si tratti di persone cosiddette “allodole” o gufi”. In ogni caso l’esposizione avviene nella mattinata» dice l’esperta.
Ma come agisce la luce e perché contrasta la depressione? «Nel nostro cervello, ed esattamente nell’ipotalamo, c’è un piccolo nucleo detto soprachiasmatico, che rappresenta il nostro orologio biologico. Regola i ritmi circadiani, di sonno-veglia, e ci permette di funzionare al meglio durante le ore di luce e riposare invece quando è buio. È il motivo per cui, per esempio, ingrassiamo se mangiamo di notte, cioè quando il nostro sistema metabolico rallenta. Ciò accade perché il nostro cervello dà l’impulso di consumare meno energie per riposarsi e, ad esempio, riorganizzare la nostra memoria» spiega Colombo. «Tra le funzioni del nucleo soprachiasmatico c’è anche la produzione di serotonina che, per contrastare la depressione, generalmente viene aumentata con la somministrazione di alcuni farmaci, facendo scomparire i sintomi della patologia. Gli studi recenti ci hanno confermato che l’esposizione alla luce ha un effetto analogo, stimolando la sua produzione e migliorando il tono dell’umore, a volte senza dover ricorrere ad altri interventi».
I benefici
«Le prime scoperte sulla Light Therapy risalgono agli anni ’70, ma dopo un periodo di abbandono, è solo di recente che a terapia ha ricevuto nuovo impulso grazie a numerose scoperte che hanno aperto la strada a interventi innovativi. In molti casi permette di evitare il ricorso ai farmaci, in altri viene affiancata agli antidepressivi migliorandone l’efficacia e soprattutto accelerando i risultati. La terapia farmacologica richiede in media 15 giorni perché se ne possano riscontrare i benefici, la Light Therapy permette di ridurre i tempi anche solo a 5 giorni» spiega l’esperta. «La Therapy Light è molto utilizzata in tutti i Paesi a ridosso del circolo polare artico, dove i casi di depressione sono maggiori rispetto all’area mediterranea» spiega Cristina Colombo, primario dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano.
Una terapia antidepressiva “dolce” in gravidanza
In Italia la terapia è già impiegata presso l’Unità Disturbi dell’Umore dell’ospedale San Raffaele di Milano: «Trattiamo soprattutto donne, con un’incidenza doppia rispetto agli uomini. In particolare madri che soffrono di forme depressive dopo il parto, nei primi tre mesi di gravidanza, o che in queste fasi vedono riacutizzarsi sintomi che già avevano avuto in precedenza. La terapia della luce ci permette di non ricorrere ai farmaci che potrebbero nuocere al feto» spiega Cristina Colombo, primario dell’Unità Disturbi dell’Umore dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano e docente ordinario di Psichiatria all’Università Vita-Salute San Raffaele.
Depressione o meteoropatia?
La depressione, però, non va confusa con la meteoropatia: «Nel primo caso si fa riferimento a una patologia nella quale l’umore è alterato, verso il basso (o alternativamente anche verso l’alto, come nel disturbo bipolare), senza una causa evidente: la persona che ne soffre si sente depressa o su di giri senza una apparente giustificazione. I meteoropatici, invece, possono provare un senso di malinconia o tristezza, che però attiene alla sfera delle emozioni, senza che ci sia una causa biologica» spiega la professoressa Colombo. La meteoropatia è tipica della stagione autunnale o invernale perché in molti soffrono, per esempio, quando piove o il cielo è grigio, con minore intensità. Il depresso, invece, risente del cambio di stagione dall’inverno alla primavera, perché il suo orologio è un po’ sfasato con il cambio di stagione e dunque va aiutato a regolarizzarsi» spiega l’esperta.
La cronoterapia (o terapia del sonno)
Ad agire sull’alterazione dei ritmi biologici, e dunque sulla serotonina, è anche la cronoterapia. Si tratta della deprivazione del sonno o Wake Therapy: «La manipolazione del ritmo di sonno è un antidepressivo portentoso: anche noi la utilizziamo, tenendo svegli i pazienti per 36 ore di fila. Questo porta ad aumentare in modo consistente la serotonina che a sua volta riduce la depressione». Il limite principale di questa terapia è di non poterne fare ricorso a lungo, mentre alla terapia della luce non ci sono controindicazioni.