Ogni settimana pubblichiamo le risposte di Chiara Gamberale alle domande delle lettrici, sia online che sulla carta. Per scriverle, manda una mail a lapostadelcuore@mondadori.it
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Cara Chiara,
tra un mese compio 46 anni. Nel lontano 1999 fui lasciata dal mio allora fidanzato dopo 8 anni insieme. Per me lui era tutto, noi eravamo tutto: avevo vissuto con lui le tappe importanti, la maturità, la patente, la laurea… Lui aveva 11 anni più di me e ho sentito tante battute di chi ci diceva che l’avrei lasciato perché io troppo giovane e lui troppo vecchio. Invece, una sera di ottobre, mi disse: «Non vedo più il mio futuro con te». Un fulmine a ciel sereno, considerando che parlavamo di matrimonio. Inoltre, fino a quel momento lui mi aveva riempito di lettere d’amore, di promesse, di regali. Non aveva un’altra, semplicemente si era svegliato, un giorno, e non voleva più me. Ho pianto tutte le mie lacrime. Ero arrabbiata, triste, depressa e sola, perché avevamo soltanto amici in comune, ma fortunatamente la mia famiglia è stata un nido benedetto. Ci ho messo anni per riprendermi, ma poi… Ho trovato il padre dei miei figli e oggi siamo una famiglia felice; se mi fossi sposata con quell’ex non sarei stata così felice e non sarei quella che sono oggi. Vivevo nel suo riflesso, ma l’ho capito solo dopo. Scrivo a te, Chiara, per dirlo a ogni ragazza che ti scrive disperata perché abbandonata: oggi vi sembra tutto buio, ma arriverà la luce. Voi siete la vostra luce e potete illuminare la vostra vita. Fidatevi di una 45enne!
Chiara C.
Cara Chiara,
qualunque parola, in aggiunta a questa tua lettera preziosa, mi pare che ne sciupi il valore, la generosità. Ma ci provo: la tua storia mi e ci dimostra che a volte, quando ci sembra di precipitare, in realtà stiamo prendendo la rincorsa. Che possiamo essere sempre più forti di quello che ci capita. Che l’amore chiama con ostinazione in gioco la nostra parte più spellata, la bambina che siamo state: quando finisce, sembra la sconfitta di quella bambina, che allora ci urla dentro fino a renderci sordi rispetto al mondo che ci chiama. A quel punto dobbiamo prenderla in braccio e rassicurarla. Così che quando l’avremo consolata l’amore possa tornare, rivelarsi quello giusto e restare. Spero che ognuna di noi conservi questa pagina in un cassetto. Per tornare a leggerla ogni volta che quella bambina, dentro, si sentirà tradita.
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Disegno di Elisa Macellari