L’altro giorno ero in pescheria, sul banco spiccava una razza di almeno 2 chili con la sua bella forma a farfalla. Ho avuto un flashback: da quanto tempo non cucino la razza? Questo strano pesce mi ricorda un episodio divertente di quando mia figlia aveva cinque anni. Durante un tranquillo weekend invernale a Portovenere che fuori stagione è più bella che mai, girellando per il molo scorgemmo sul canale il peschereccio che rientrava dalla battuta notturna, inghiottito da una nuvola di gabbiani, la barca non si vedeva quasi ma si sentiva solo il rumore del motore scoppiettante.
Per un bambino osservare i pesci ancora vivi è uno spettacolo emozionante e quindi attendemmo sulla banchina che il peschereccio attraccasse. Giulia era una bimba curiosa e fu attratta subito dalle razze, la forma a farfalla aveva attizzato la sua fantasia e finì che ne comprammo una da cucinare subito a pranzo.
Si sa, la razza è piena di terminazioni nervose, quando la misi sul tagliere era ancora viva e, orrore, anche dopo averla tagliata a pezzi questi si muovevano. Giulia era impressionata dalla scena, vedevo le lacrime che spuntavano dai begli occhi, ero incerta se buttare via tutto. Misi i pezzettini del pesce in padella: niente, danzavano da soli, saltavano sul fuoco come ballerini. Allora Giulia disse: “povera razza, chissà, la sua mamma la cercherà dappertutto, sarà disperata!”
E mio marito: “Non ti preoccupare amore è una razza grande”, Giulia allora replicò “ Se è una mamma come faranno i suoi bambini senza di lei, sono rimasti orfani, chi gli darà da mangiare?”.
La vocina era sempre più incrinata dall’emozione, la bimba stava per piangere. Claudio cercò di consolarla dicendole che era una razza un po’ vecchiotta.
Giulia tirò su col naso, e con un sospiro di sollievo tutto d’un fiato esclamò. “ Ho capito. E’ una razza nonna!”. I ballerini terminarono la loro danza in padella, il piatto fu servito e mangiato con un senso di liberazione e grande soddisfazione di tutti.
Quando lo raccontai divertita a mia madre lei mi chiese con disappunto “E così vi siete mangiati la razza nonna?” Mi resi subito conto della gaffe ma ormai era troppo tardi.
Lo chiamano «pesce povero», ma di povero non ha certo il gusto. La razza è ricca di omega3 importanti per lo sviluppo cerebrale e protettori del cuore e delle arterie e ha basso contenuto calorico. Spesso diventa protagonista di piatti gourmet, il suo sapore delicato la rende un alimento particolarmente versatile in cucina, ottimo per la realizzazione di parecchie pietanze. Il modo migliore per gustarla è cucinarla con semplicità, ad esempio in guazzetto con pomodori, capperi e olive. La sua carne bianca e soda, a cui si possono togliere facilmente le lische spesse, cotta a fuoco lento sprigiona l’odore del mare. Un pesce tutto da scoprire.
Razza in umido con i piselli
Scaldare 2 cucchiai d’olio in una padella capiente, far rosolare 1 cipolla tagliata a fettine, e aggiungere 200 gr di piselli, 3 pomodori tagliati a tocchetti, irrorare con mezzo bicchiere di vino bianco, lasciare cuocere a fuoco lento per un quarto d’ora. Tagliare la razza a pezzi piuttosto grandi, lavaterli e asciugarli. Adagiarli nel recipiente e cuocerli per una mezz’ora nel sugo.