Ciò per cui non troviamo il tempo evidentemente non è una nostra priorità. Questa è su per giù la lezione di Laura Vanderkam, guru della materia. E se penso a tutti i miei tentativi fallimentari di mettere ordine (tra i documenti, le foto, la vita) o di perdere qualche chilo, non posso che confermare le sue parole. È veramente difficile trovare il tempo per ciò che non risulta importante. Ci sembra di buttarlo via, non di guadagnarlo.
Eppure, se fosse così semplice, saremmo un popolo di persone soddisfatte della propria vita, con il vezzo di lagnarsi per finta di ciò che non hanno il tempo di fare, ma che gongolano segretamente per non averlo trovato. Non è così purtroppo: il malessere per il tempo che sfugge è reale. In parte ha a che fare con l’essere padrone della nostra scala delle priorità, libere di stabilirla al di là dei condizionamenti sociali e culturali in cui siamo immerse. Ma ammettiamo di aver scelto liberamente cosa è importante per noi. Perché non troviamo il tempo per farlo, e come possiamo recuperarlo?
Tra i regali di Natale ho ricevuto una Time Box, una scatola del tempo. È un mazzo di carte: io ne scelgo una a caso, la leggo e rifletto. Da questi 10 minuti di ispirazione quotidiana è nato un mio personalissimo metodo che inizia a dare i suoi frutti e dunque vi racconto.
Per cominciare, ho lasciato stare tutte le cose per cui riesco a trovare il tempo, di solito piccoli ritagli ad alto tasso di soddisfazione: lo sport, la lettura, il pianoforte. Mi sono concentrata su quelle attività che desidero ardentemente fare, ma non inizio mai. Le ho analizzate e ho scoperto che sono enormi, potenzialmente infestanti, capaci di invadere ogni spazio del mio cervello e attrarmi in un vortice da cui faticherei a uscire per occuparmi del lavoro e di tutto il resto. Per cui le lascio lì. Forse le temo. Non mi ci applico mai. Una di queste priorità inevase, per intenderci, è lo studio: imparare cose che non so e aggiornarmi in modo sistematico su quelle che credo di sapere. Il tempo che recupero sembra infinitamente poco per dedicarcelo dignitosamente. La frase tipo è:
«Mi rimetterò a studiare quando mi prenderò un anno sabbatico».
Dopo aver accuratamente elencato queste priorità, non più di 3, ho calcolato che ogni giorno ci sono circa 4 o 5 ore che non so bene come utilizzo. Le ho suddivise in unità di mezz’ora e a ogni mezz’ora ho attribuito una delle 3 priorità. Ecco costruita la mia personale scatola del tempo (per ora un foglio Excel, ma conto di trovare una veste più poetica). Ogni volta che mi sorprendo ad avere una manciata di minuti, guardo nella scatola e scelgo a quale attività dedicarmi. Mezz’ora di studio è poca roba, o almeno così pensavo prima, ma sommandole sono riuscita a studiare 9 ore in una settimana. E ne sento già i frutti: la mente che si espande, i puntini che si uniscono, la creatività che galoppa…
Il tempo è finito, mentre le cose che ci appassionano infinite. Abbiamo bisogno di un metodo per contenere l’incontenibile. Io vi ho svelato il mio. Voi ne avete uno vostro?