In un’Italia in lockdown dove ristoranti, negozi e la maggior parte degli esercizi commerciali sono ancora chiusi al pubblico, c’è un esercito di piccoli imprenditori che sta pensando a come far sopravvivere il proprio business in attesa della riapertura. A partire dai servizi che offrono, i lavoratori autonomi studiano strade innovative per coprire le spese e tenere vivo il rapporto con i clienti.
Se fino a metà febbraio la ricerca dell’Osservatorio innovazione digitale nelle Pmi italiane del Politecnico di Milano rivelava ancora che su 4,4 milioni di micro, piccole e medie imprese solo il 26% aveva raggiunto un livello di maturità tecnologica sufficiente a renderle competitive sul mercato, la situazione sta cambiando velocemente, soprattutto dal basso. Ogni titolare di esercizio commerciale, anche quello che non aveva mai preso in considerazione di usare i social come strumenti per allargare la platea, ora sa che è necessario un cambio di rotta.
«Essere immersi in una cultura digitale è già un ottimo punto di partenza» spiega Silvia Pizzi, digital marketing manager e head of earned media in H-Farm, piattaforma che unisce innovazione, imprenditoria e formazione. «Anche le realtà più piccole stanno cercando di sfruttare questa pausa forzata come opportunità per sviluppare competenze e crescere con corsi di e-learning (H-Farm, tra i tanti, ha appena lanciato plus.h-farm.com/it con webinar, lezioni, interviste ed eventi in streaming, ndr)».
I commercianti al dettaglio si organizzano con chat di gruppo per raccogliere ordini e organizzare consegne, usano Hangouts e Skype per contattare i clienti, studiano dirette sui social per raccontarsi. «Bisogna farlo bene però: nei periodi di crisi, quando tutti i paradigmi si sovvertono, quello che funzionava ieri oggi non funziona più» continua l’esperta. «Promuovere semplicemente un prodotto per venderlo non paga, gli utenti cercano informazioni, vogliono imparare qualcosa di nuovo. Una piccola realtà, allora, può fare tutorial per spiegare come funziona il proprio servizio e creare così una relazione con il cliente: il digitale, prima accusato di allontanare le persone, ora diventa uno strumento di empatia che permette di mantenere vivi i rapporti».
Le buone idee per ripartire
E proprio alle buone idee per ripartire è dedicato il nuovo progetto di Donna Moderna: vi racconteremo le storie di imprenditori che non si arrendono alla stretta del coronavirus e continuano a credere nel loro talento. La prima puntata è dedicata ai centri estetici che, in Italia, sono circa 19.700 e coinvolgono 36.500 operatori (dati censimento Mmas).
Con le consegne a domicilio non ho mai perso il rapporto con le mie clienti
Martina Carizzoni, 31 anni, ha il centro Armonia e Benessere a Vimercate (Mb).
«Chiuso il negozio, dopo un momento di panico iniziale, mi sono detta che dovevamo riallacciare subito il rapporto con le clienti. Così abbiamo realizzato dei tutorial con piccoli accorgimenti per sopravvivere alla quarantena: come togliere il gel dalle unghie, detergere il viso, preparare la pelle all’estate. La svolta è arrivata quando sul sito del Comune ho visto che veniva stilata una lista di esercizi commerciali che portavano a domicilio prodotti anche non di prima necessità. Mi sono proposta e ho iniziato a consegnare alle clienti creme e scrub. Lo faccio in tutta sicurezza, con guanti, mascherina e autocertificazione, le chiamo prima di arrivare e il passaggio avviene in pochi secondi. L’emozione, invece, è grande, perché guardarsi negli occhi dal vivo è bellissimo. Per pubblicizzare il nuovo servizio ho mandato WhatsApp e chiesto ad amiche e negozianti di parlarne sui loro canali social. In questo momento mantenere e ampliare la rete dei contatti è particolarmente importante. Prima dell’emergenza avevo in mente di avviare una collaborazione con un personal trainer, ora ci stiamo lavorando e anche lui ha passato parola. Online racconto quello che stiamo facendo per mettere in sicurezza i locali: divisori di plexiglass, tappetini sterilizzanti… Siamo in tre ma quando riapriremo solo due operatrici potranno essere presenti nello stesso momento: faremo i turni e magari terremo aperto il lunedì».
In diretta non vendo prodotti ma parlo di sicurezza
Isa Bellesolo, 39 anni, è titolare del centro Narcisa Wellting Esthétique a Castiglione delle Stiviere (Mn).
«Oltre al centro, ho un’azienda di formazione nel campo dell’estetica professionale e un nickname digitale “Isa in confidenza” che conta decine di migliaia di follower sui social e 9.300 iscritti su YouTube. I video mi sono sempre venuti bene ma ora, con il coronavirus, ho aumentato le dirette rivolte alle clienti e alle estetiste a cui faccio consulenza. Parlo di tutto, da come proteggersi dal sole sul balcone a come potenziare le creme con gli olii essenziali. Ma anche di sicurezza e pulizia perché sono temi che stanno a cuore a tutti. Il contatto continuo con chi mi segue mi dice che non ha senso vendere un prodotto sui social, bisogna creare un rapporto di fiducia con le clienti che devono sentirsi al sicuro. Abbiamo un impianto di filtrazione dell’aria e una sala di sterilizzazione a vista con autoclave, ora potenzieremo i servizi con disinfettanti, camici sterili monouso, pannelli di plexiglass, visiere. La signora delle pulizie disinfetta le cabine dopo ogni appuntamento. Il futuro? La quarantena mi è servita per dare un’accelerata al progetto di una mia linea di prodotti. E spero di poter assumere una persona che se ne occupi a fine emergenza».
Ho creato una scuola di automassaggio via WhatsApp
Valeria Gianfrate, 28 anni, gestisce il centro olistico Ajna a Locorotondo (Ba).
«Ho aperto il mio centro ad agosto e ora è già chiuso. No, decisamente non ci voleva. All’inizio pensavo di poter vendere i prodotti che compro da un’azienda di Bitonto, ma a causa dell’emergenza non è stato possibile. Non so ancora come potrò adattare i miei massaggi alle nuove normative: da me le clienti vengono per un abbraccio, un trattamento personalizzato, un momento di relax nei miei trulli circondati dalla pineta. Offrire quella stessa esperienza in formato digitale è impossibile, così ho deciso di dedicare il mio tempo a prendermi cura del loro corpo e della loro anima con telefonate e messaggi. Spiego loro come usare gli olii essenziali che hanno in casa (spesso mi inviano le foto delle etichette da leggere) o creare soluzioni con olio d’oliva o di mandorla e fiori essiccati di camomilla, calendula e lavanda. Molte clienti hanno un giardino: a loro ho consigliato la app PlantNet che le aiuta a riconoscere le piante in un clic. Io stessa uso Whatsapp per inviare immagini di erbe officinali e via smartphone spiego come farsi un automassaggio o un trattamento di riflessologia facciale. Le stories di Instagram sono utilissime: preparo slide informative e le posto. In più, periodicamente, invio brani rilassanti da ascoltare e letture in tema con gli argomenti che tratto. Finita l’emergenza la gente avrà sempre più bisogno di empatia, contatto, rapporti veri. Ho già deciso di riaprire con una giornata dedicata ai bambini che potranno provare esercizi di meditazione e respirazione qui da me».
3 consigli per i beauty center
1. Se hai in mente di ristrutturare i locali o acquistare attrezzature in vista della riapertura, questo è il momento giusto: le piccole imprese hanno diritto automatico alla garanzia sui finanziamenti fino a 25.000 euro senza pagare altro (fondidigaranzia.it).
2. Per effetto dell’emergenza sanitaria, tutti i locali e gli attrezzi dovranno essere igienizzati in maniera ancora più approfondita. Il decreto Cura Italia ha previsto contributi ad hoc: chiedi al tuo commercialista.
3. Approfitta dello stop per completare la tua formazione. Baldan Group, fornitore di centri estetici, mette a disposizione alcuni corsi della sua Master Academy (baldangroup.com). Cerca su Facebook Evita Cosmetic Milano, azienda produzione cosmetici: ha creato un gruppo per lezioni di marketing e gestione social dedicato ai centri estetici. I.C.
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