Sono le storie in cucina di Caterina Stiffoni, raccontate dal sapiente obiettivo di Gianni Berengo Gardin. Contrasto pubblica Storie in cucina, il primo libro di Caterina Stiffoni, in cui l’autrice racconta la sua passione per la cucina attraverso storie, ricette e menu. Una passione fatta di esperienza, amore e curiosità verso il cibo. Un viaggio in 6 tappe, dalle vecchie cucine di famiglia alle ricette in tempo di guerra, dalla Parigi dei grandi chef alle medine del Marocco fino ai palazzi indiani: 40 storie, oltre 80 ricette e 10 menu raccontano la passione di Caterina Stiffoni per la cucina. Grandi cucine profumate, nonne severe e orti misteriosi fanno da cornice a ricette semplici ma irrinunciabili, legate al territorio e alla memoria, accompagnate da racconti pervasi da affetto, nostalgia e una continua, divertita curiosità. un lungo viaggio alla scoperta di nuovi sapori, dove ogni luogo diventa ancora più indimenticabile se legato a un piatto o a una ricetta speciale, magari carpita a un cuoco famoso, per poi cedere il passo alla fantasie e a piccoli racconti ispirati al cibo. Ma non solo, in questo libro c’è anche spazio per un prezioso manuale che raccoglie e suddivide le ricette in antipasti, primi piatti, secondi, contorni e dolci e propone 10 semplici e versatili menu tematici. Il volume è arricchito dalle fotografie in bianco e nero di Gianni Berengo Gardin, che immortalano di volta in volta fornelli, tavole imbandite e cibo.
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LE CUCINE DELL'INFANZIA. La cucina della nonna aveva piastrelle bianche alle pareti,
una madia per il pane, la farina e il riso, un ampio tavolo al
centro e nell’angolo a sinistra una grande cucina economica
di ferro smaltato di bianco. Una grossa cappa la sovrastava,
con un abitino di tessuto bianco ricamato a punto croce che le
girava tutto intorno e una mensola sulla quale troneggiavano
il macinino da caffè e alcuni barattoli in ceramica.
IN TEMPO DI GUERRA.
Con quel poco che si trovava, mia madre riusciva a mettere insieme pranzo e
cena. Grazie al cielo a Venezia le isole dell’estuario fornivano
frutta e verdure, e il pesce era facile da reperire. Così abbiamo
potuto superare la guerra. La creatività culinaria delle donne
che devono sfamare la famiglia diventa straordinaria. Una
specie di moltiplicazione dei pani e dei pesci: zuppe di fagioli,
minestre di patate, pesci piccoli che diventavano grandi; tutto
aumentava e bastava per tutti. Non so come facevano, ma
ci riuscirono, e non mancò mai nulla, specie a noi bambini.
LA CUCINA DEL VIAGGIO.
Tutti possiamo raccontare che da ogni viaggio, fosse anche
una piccola gita fuori porta, ci siamo riportati a casa i sapori
dei paesi, dei villaggi e delle città visitate. Ricordarli è dare un
significato in più a quelle che sono state le esperienze di questo
andare per il mondo.
NUOVI SAPORI.
Il piacere di cucinare l’avevo già scoperto da piccola, ma quello
di raccogliere segreti e rielaborare ricette, no. Un fascino assoluto e un gran divertimento!
Come con la musica: un pentagramma di variazioni infinite.
Rielaborare note culinarie porta alte le percezioni, non solo
del sapore; suscita piaceri per gli occhi e per l’olfatto.
UNA STORIA, UNA RICETTA.
Queste sono piccole storie di cucina, dove la ricetta a volte si
nasconde tra le righe. Sono storie di fantasia, ma anche di un
percorso tra ricordi, immagini e riflessioni.
Pensavo da giorni a come riordinare alcuni appunti che
avevo raccolto durante la mia vita e passeggiando tra gli ulivi
in un pomeriggio d’estate, con un feroce caldo che attanagliava
l’aria, mi sono distesa sotto l’ombra di un grosso ulivo,
pensando di rinfrescarmi ma senza successo. Senonché, un
piccolo pensiero che non c’entrava nulla con il caldo si è acceso.
Ho pensato che per riordinare i miei appunti avrei potuto
costruire un piccolo libro di ricette, che non fosse un vero e
proprio ricettario, ma piuttosto una raccolta di racconti con
un filo conduttore. E ho pensato che potevo essere io, Caterina,
il personaggio irreale che sbarca qua e là nella mappa del
mondo raccontando delle storie fantastiche.
LE MIE CUCINE, I MIEI MENU
Di cucine ne ho avute quattro, una a Venezia e tre a Milano. La prima era nella casa al Lido, dava su un giardino con grandi
alberi e per questo era sempre buia, ma tra i rami si intravedevano
la laguna e l’isola degli Armeni. Una gioia per gli occhi. La cucina di via Tadino, a Milano, era lunga e stretta, c’era posto solo per
un piano di lavoro, due pensili e gli elettrodomestici. Cominciarono
qui i miei primi “veri” pranzi. La terza era la cucina sul terrazzo:
quando cambiammo casa, la terza cucina è stata quella che
davvero desideravo. Dava sul terrazzo, dove si poteva pranzare
durante la bella stagione. Ho sempre pensato che una
cucina dovrebbe avere “un fuori” dove poter lavare le verdure
o sgranare i piselli (cosa molto noiosa) guardando i fiori o
semplicemente trafficare stando al sole. L'ultima è la mia cucina di oggi:
a volte ho pensato che mi sarebbe piaciuta una cucina modernissima,
con piani d’acciaio, forni con 18 programmi e fuochi
da Grand Hotel, dove spaziare per la preparazione dei miei
pranzi. Ma la mia cucina così com’è, mi fa tenerezza. Ci sono
cresciuta dentro ed è piena di oggetti, ricordi, sapori e profumi
molto piacevoli che hanno riempito la mia vita e che
ancora lo fanno. Non potrei mai cambiarla, e i miei pranzi
vengono benissimo anche in questo semplice spazio. Eccola.
“Il piacere di cucinare l’avevo già scoperto da piccola, ma raccogliere segreti e rielaborare ricette no. Un piacere che è diventato autentica passione.”
Caterina Stiffoni