Quando mia nonna mi portava al mercato ero contenta perchè poi premiava la mia pazienza con la cioccolata calda in inverno o il gelato in estate, e allora le sgambettavo dietro come un grillo.

La piazza del mercato di Spezia pullulava di persone vocianti, la nonna mi stringeva la mano, gli odori si mescolavano, qui il banco dei formaggi, là quello della frutta, le verdure, il pesce e ancora pesce.

La verdura catturava la mia attenzione, ero rimasta affascinata da un libro sull’Arcimboldo, e mentre mia nonna faceva la spesa al banco, io maneggiavo gli ortaggi cercando di comporre una faccia con carote, zucchine, melanzane, pomodori e un ciuffo di prezzemolo. Osservavo quel pulsare di vita come fossi a teatro, ascoltavo le conversazioni delle signore, qualcuna si fermava a salutare la nonna mentre io le tiravo i lembi della gonna perché volevo andare a vedere i pesci, il mio spettacolo preferito.

Si sa, nelle città di mare arriva in abbondanza e freschissimo. Tutti i tipi di pesce, dai molluschi ai crostacei, dalle acciughe allo spada erano allineati con ordine sui banchi ricoperti di ghiaccio, molti ancora vivi si muovevano. E poi i suoni del mercato erano speciali, gli ambulanti attiravano l’attenzione urlando e cantando come una nenia, l’insieme creava una sinfonia di suoni etnici da cui si innalzava il grido più bello e  poetico: anciueee, urlato ma dolce e che profumava di mare.

Quel richiamo dolce e salato lo ritrovate di sottofondo in Creuza de ma di Fabrizio De Andrè, l’album cantato interamente in genovese, a un certo punto voci acute si rincorrono in mezzo ai rumori del mercato ” Anciueeee, muscoli nostrali de Spesa, gli spagnoli ne ghe nan“. Sono suoni antichi: chiudo gli occhi, li ascolto e torno bambina.

Sono trascorsi tanti anni ma il mercato di Spezia è ancora così bello e pieno di profumi. Quando torno nella mia città ci faccio sempre un salto e approfitto per comprare la frutta e la verdura raccolta nella piana di Sarzana e il pesce del nostro golfo, tutto a km zero è un’altra cosa!

Rientrata a Milano con il mio bottino mangereccio, metto il pesce in freezer e poi, giorno dopo giorno, ce lo gustiamo preparato secondo le ricette della tradizione. Tra i miei piatti preferiti al primo posto c’è il Tian di Vernassa ovvero la teglia di acciughe alla maniera di Vernazza, ricetta antica, facile e buonissima. L’unica condizione è che gli ingredienti siano freschissimi.

La musica di De Andrè mi accompagna mentre servo a tavola questo meraviglioso piatto (con Vernazza nel cuore).

 

Ricetta teglia di acciughe

Diliscare 500gr di acciughe freschissime meglio se di Monterosso, privarle della testa e lavarle. Pelare 500gr di patate, tagliarle a dischetti sottili e stenderle su una teglia unta di olio. Adagiare le acciughe sopra le patate.  Cospargererle con una salsa preparata mescolando all’olio evo un trito di aglio sbucciato (uno spicchio), una manciata di prezzemolo, una manciata di origano, salare leggermente. Ricoprire con 200 gr di pomodori freschi tagliati a pezzi e irrorare con 1/2 bicchiere di vino bianco secco. Cuocere in forno per 30/40 minuti a 200°.