Dai primi calci sul rettangolo di gioco alla scalata ai vertici del pallone, fino al suo approdo in Nazionale. Senza tralasciare le sue battaglie per la parità di genere e contro il razzismo. La vita di Sara Gama diventa un documentario che Rai 3 trasmette in prima visione venerdì 13 gennaio alle ore 16.
Numero 3, Sara Gama
“Numero 3, Sara Gama” non racconta solo la storia della calciatrice bianconera: “Abbiamo messo insieme il percorso della mia vita e del calcio femminile in generale”, spiega la protagonista. E il lavoro da fare per continuare nell’equiparazione del calcio femminile a quello maschile è ancora tanto.
Nel doc Rai, Sara Gama ripercorre la sua infanzia e la nascita del suo amore per il calcio a Trieste, gli anni nel Tavagnacco e nel Brescia, l’esperienza internazionale con il Paris Saint-Germain e il ritorno in Italia sempre al Brescia dove vince tutto, arrivando fino ai quarti di Champions.
E’ da qui che inizia anche la sua lotta per il riconoscimento dei diritti del calcio professionistico femminile a livello federale che continua anche con il suo approdo nel 2017 alla Juventus, tra le prime squadre in Italia a credere e investire nel calcio femminile.
Fonte d’ispirazione
Gli ostacoli per il riconoscimento del ruolo del calcio femminile come un lavoro professionistico si intrecciano nel racconto ai ricordi di Sara Gama e alle emozioni di chi la conosce e crede in lei da quando era piccolissima.
“Con la sua lungimiranza ha fatto capire al mondo politico, e io l’ho assecondato e sostenuto, che non era più procrastinabile il professionismo femminile”, evidenzia il presidente della Figc Gabriele Gravina, presente alla conferenza stampa di presentazione del documentario. “Sara – continua – ha fatto capire al mondo politico della nostra federazione che era arrivato il momento di una rivoluzione culturale”.
“Il suo cammino e la sua personalità sono qualcosa che ispirano. Oggi tutti parliamo di cultura sportiva e Sara all’interno dell’associazione calciatori fa qualcosa che è contagioso. Credo che sia il messaggio più bello che traspare dalla sua esperienza, ha contagiato anche noi”, dice Umberto Calcagno, presidente dell’Aic. Mentre per Fabrizio Zappi, direttore di Rai Documentari, il titolo prodotto “mette in luce lo spirito di un popolo e la capacità di costruire un’etica personale e collettiva che è alla base di qualsiasi progetto narrativo”
Dicono di lei…
Di lei parla anche Cristiana Girelli, attaccante della Juventus e della Nazionale che la descrive come una “compagna di squadra esemplare e amica“.
“E’ tuttora la guida per il nostro movimento, è la nostra pioniera e sa quello che vuole. In campo – scherza Girelli – è rosicona come me, odia perdere. Ma quando toglie quella maschera ed esce un po’ dal suo ruolo diventa una persona più sensibile e dolce”.
Sara Gama, combattente nata
“Le ragazze mi hanno fatto quasi commuovere, hanno detto cose bellissime”, ammette Gama, che non smette di combattere nonostante le battaglie vinte. “Già prima del professionismo qualcosa era cambiato. Ora – dice – al di là degli investimenti che devono esserci a livello apicale, c’è bisogno della base. Le ragazzine devono essere tante al punto di poter giocare tra loro e non coi maschi fino ai 10-11 anni”.