L’Italia dice finalmente addio alle microplastiche nei cosmetici. E le mette al bando nei prodotti cosmetici da risciacquo, come saponi struccanti, scrub, esfolianti per viso e corpo, prodotti antiforfora.
Le microplastiche ad uso cosmetico sono minuscole particelle di plastica, fino a 5 mm di dimensione, utili a esfoliare l’epidermide. Seppur di dimensioni microscopiche, questi frammenti sono molto pericolosi. Contribuiscono a inquinare mari e fiumi e di conseguenza i cibi che finiscono sulle nostre tavole con conseguenze per la nostra salute. Perciò un emendamento alla legge di Bilancio 2018 le ha messe fuorilegge nel nostro paese.
Una legge all’avanguardia ma incompleta
La legge sul divieto alle microplastiche nei cosmetici è un grande traguardo per l’Italia. Il Belpaese infatti produce circa il 60% del make-up mondiale. Inoltre la normativa europea non contiene ancora una simile previsione. Con questo provvedimento (presentato dall’allora presidente della Commissione Ambiente della Camera Ermete Realacci) pone l’Italia in prima linea nella lotta al marine litter, la spazzatura contenuta nelle acque marine. Un successo dovuto anche all’associazione Marevivo, che nel 2017 in collaborazione con politici e comunità scientifica ha presentato un disegno di legge in materia. Tuttavia, la normativa che è stata approvata prevede il divieto di mettere in commercio solo “prodotti cosmetici da risciacquo ad azione esfoliante o detergente contenenti microplastiche”.
Come individuare le microplastiche nei prodotti beauty
La messa al bando, dunque, non riguarda la totalità dei prodotti che contengono microplastiche. Perciò è importante privilegiare i detergenti naturali. E leggere sempre con attenzione le etichette quando acquistiamo creme, lozioni e struccanti da applicare sulla nostra pelle. Ma come facciamo a distinguere se un cosmetico contiene microplastiche o meno? Ce lo suggerisce l’UNEP, il programma delle Nazioni Unite per l’ambiente.
Se nell’elenco degli ingredienti posto sul flacone, il cosiddetto INCI, notiamo le seguenti sigle, allora il prodotto contiene microplastiche:
- Polyethylene (PE),
- Polymethyl methacrylate (PMMA),
- Nylon,
- Polyethylene terephthalate (PET)
- Polypropylene (PP).
Tra queste, ad ogni modo, la sostanza presente in maggior misura è il Polyethylene che rappresenta il 94% delle microplastiche contenute nei cosmetici. Il componente è stato al centro di un’indagine condotta qualche anno fa sui prodotti in vendita in Italia dall’associazione MedSharks.
Cos’è il marine litter
Le microplastiche inquinano mari e oceani al ritmo di 8 milioni di tonnellate ogni anno. L’ultimo rapporto UNEP fa sapere che ogni chilometro quadrato di oceano contiene in media 63,3 particelle di microplastica. Anche il Mediterraneo è una spazzatura a cielo aperto, con 250 miliardi di frammenti e la plastica riversata nelle acque finisce nel sale. Una ricerca condotta nel 2018 da Greenpeace insieme all’Università di Incheon, in Corea del Sud, ha rivelato che più del 90% dei campioni di sale esaminati, provenienti da diverse nazioni, inclusa l’Italia, contenevano microplastiche. Ciò significa che assumendo una media di 10 grammi di sale al giorno, un adulto potrebbe ingerire 2000 pezzi di microplastiche l’anno.
È inevitabile che anche i pesci si nutrano di questi rifiuti. Secondo l’Ispra, il 15-20% delle specie marine che finiscono sulle nostre tavole, ha ingerito microplastiche. Anche per questa via le microplastiche finiscono nel nostro organismo, visto che in Italia ogni abitante consuma in media 25 chili di pesce all’anno. Occorre infine considerare che la plastica è un materiale che si degrada molto lentamente. Quella prodotta 50 anni fa è, in alcuni casi, ancora in circolazione.