Ripristinare il servizio militare obbligatorio, a quasi 15 anni dall’abolizione. Estenderlo alle donne e declinarlo anche in chiave civile. Ridurre la durata, rispetto al passato. Periodicamente, come un fiume carsico, riemerge l’ipotesi di reintrodurre la leva imposta d’autorità, per tutte le persone “abili e arruolabili”, senza libertà di scelta. Il vice premier Matteo Salvini ha rilanciato l’idea in occasione del recente raduno nazionale degli alpini. E ora affiora la notizia, al di fuori della cerchia degli addetti ai lavori, che in Parlamento la destra si è portata avanti.
Il progetto di legge in lavorazione alla Camera
Alla Camera è in trattazione un proposta di legge ad hoc targata Fratelli d’Italia. Il ddl, firmato da due deputate di Fratelli d’Italia, ha compiuto il primo passo dell’iter legislativo: è stato assegnato alle commissioni congiunte Affari costituzionali e Difesa, in sede referente (cioè per la discussione articolo per articolo, prima del passaggio in aula).
Una proposta soft in trattazione al Senato
In parallelo al Senato è in lavorazione un altro progetto di legge in tema, meno rigido e con una sostanziale differenza: prevede una “mini naja” di almeno sei mesi, ma su base volontaria e con una maggiore impronta formativa. Redatto da un parlamentare di Forza Italia, il testo è stato approvato da Montecitorio. Hanno votato contro solo i deputati di Leu. Anche la regione Veneto e la regione Friuli Venezia Giulia, a trazione leghista, ha varato bozze di leggi nazionali in materia, criticate dalle opposizioni.Fuori dai palazzi della politica, tra i potenziali “reclutati” per forza o per scelta, il dibattito non sembra però decollare.
“Sei mesi di ferma obbligatoria, per tutti”
La proposta di legge strong (quella che verrà discussa alla Camera) stabilisce il ripristino di “un periodo di ferma obbligatoria, quantificato in sei mesi, con l’obiettivo di costruire una cultura della solidarietà e di rispondere ad alcuni bisogni primari del territorio di appartenenza, soprattutto in situazioni in cui si manifestino necessità particolari”. Non ci sarà distinzione di genere. Anzi. Uomini e donne saranno sullo stesso piano. Ragazze e ragazzi tra i 18 i 28 saranno tenuti – se e quando il ddl andrà in porto – a prestare servizio nei settori della protezione civile oppure nell’esercito, optando per uno dei due ambiti. Ma non sarà più come in passato, quando le reclute rischiavano di essere catapultate a centinaia di chilometri di distanza dal luogo di residenza, salvo raccomandazioni e imboscamenti.
“Leva e servizio civile vicino a casa”
La leva si farà nella regione i cui si vive, vicino a casa. I “civili” – come già succede con il sistema attuale – opereranno presso associazioni nazionali o locali accreditate, sempre nella regione di residenza. L’arruolamento non dovrà interferire con il percorso scolastico, “che non sarà in alcun modo posto in secondo piano”. Per chi opterà per la protezione civile, altra previsione, la formazione dovrà essere programmata delle singole giunte regionale.
Molti aspetti ancora da definire
Saranno riaperte le caserme dismesse? Come funzionerà per vitto, alloggio, equipaggiamento? E per l’addestramento? E, ancora, gli under 28 ingaggiati potranno contare su una retribuzione dignitosa o avranno una diaria minima, simbolica? Nel ddl di Fratelli d’Italia non ci sono indicazioni precise sulla paga e sul trattamento pensionistico, né sugli aspetti logistici del reclutamento di massa. La regolamentazione concreta viene demandata al Governo, chiamato anche a indicare espressamente “le cause ostative alla prestazione del servizio civile o militare obbligatorio o al suo eventuale rinvio”.
Costi enormi: dove si troveranno le risorse?
Nel testo della proposta di legge di Fratelli d’Italia mancano pure i riferimenti ai costi dell’operazione, di certo non indifferenti, e alle coperture finanziarie da trovare, in tempi di magra. Si scrive semplicemente che presso la Presidenza del Consiglio dei ministri sarà istituito un Fondo nazionale per il servizio civile o militare obbligatorio, la cui dotazione dovrà essere stabilita con un decreto del ministro dell’Economia e delle Finanze.
Il ddl sulla “naja breve facoltativa”
L’altro disegno di legge, quello targato Forza Italia in discussione al Senato, prevede di dare “ai cittadini italiani, di età compresa tra 18 e 22 anni, la possibilità di accedere a un percorso educativo e di formazione specializzato nelle forze armate (e nell’Arma dei Carabinieri), su base volontaria, utilizzabile nella progressione degli studi universitari e in ambito professionale, anche al fine di ridurre la distanza fra giovani e istituzioni, mediante la promozione di forme innovative di apprendimento in stretto raccordo con l’ambito militare, nonché di far accrescere nei soggetti destinatari il senso di appartenenza alle istituzioni della Repubblica, promuovendo una cittadinanza attiva”.
Il semestre in grigio-verde, almeno metaforicamente, sarà diviso in tre fasi: lo studio in modalità e-learning, la permanenza presso le strutture operative e addestrative delle forze armate e dei Carabinieri e infine forme di apprendimento pratiche. Non è prevista alcuna forma di retribuzione. L’attestato finale rilasciato sarà spendibile nel mercato dei lavoro, convertibile in crediti universitari e valido ai fini della nomina a ufficiale di complemento.
La difesa cybernetica e le altre materie
Nel menù della formazione e delle attività, al passo con i tempi e con le minacce di questa epoca, dovrebbero rientrare le simulazioni di attacchi cibernetici (coinvolgendo. personale dei Computer emergency response team dello Stato maggiore della difesa, dell’Esercito, della Marina militare, dell’Aeronautica, deli Carabinieri e della Scuola telecomunicazioni Forze armate di Chiavari), l’opportunità di assistere ad esercitazioni organizzate dal Cooperative Cyber defence centre of excellence dell’Alleanza atlantica (finalizzate a valutare le capacità di cooperazione delle organizzazioni partecipanti e perfezionare le procedure di scambio informativo in ambito nazionale e della Nato, sui temi della difesa e sicurezza cibernetica) e la partecipazione a viaggi di studio presso le maggiori istituzioni presenti in Europa, anche individuando forme di collaborazione transnazionale con organizzazioni di altri Paesi.
Per molti ma non per tutti
Il ddl di Forza Italia taglia fuori i ragazzi stranieri (anche molti di quelli nati in Italia) dalla possibilità di fare la naja breve e il percorso di formazione connesso. Uno dei requisiti previsti per l’accesso – contestato da Leu e non solo – è il possesso della cittadinanza italiana. Pure il ddl di Fratelli d’Italia fa riferimento esclusivamente ai cittadini.
Il fronte contro: “legge anacronistica”
Critiche e proteste, sul ripristino della naja obbligatoria, si sono levate anche quando in Friuli è stata approvata la bozza di legge nazionale in materia. “Se il tema è l’educazione dei giovani – ha tuonato il Pd – la leva obbligatoria è qualcosa di inutile e anacronistico. Diamo ai giovani strumenti veri per la loro formazione”. Secondo i rappresentati del Patto per l’Autonomia – formazione regionale – il progetto di ritorno alla leva generalizzata è “Inapplicabile, dal punto di vista economico e logistico, e pure incostituzionale”.
“Una boiata” o “un’esperienza positiva”?
Vittorio Feltri, giornalista di lungo corso, è tra quelli che bocciano senza appello la proposta di ripristino del servizio militara. “La leva – ha scritto sulle pagine di Libero – era una boiata e sarebbe assurdo che fosse rimessa di nuovo in piedi. Io buttai nel cesso 15 mesi della mia vita, studi interrotti, fatica sprecata”.
Di diverso avviso il collega Marco Travaglio: “A me la naja è servita parecchio, anche se l’ho capito solo dopo. Durante, mi parve una gigantesca perdita di tempo e di opportunità, specie quando ero costretto a montare la guardia notturna a palazzi e armerie vuoti. Dopo però mi ritrovai spesso a pensare che quei 13 mesi fuori di casa, per un bamboccione che, salvo rari periodi estivi, aveva sempre vissuto in famiglia, erano stati utili. La naja è, per i vivi, come ‘a livella di Totò per i morti: impone un’eguaglianza sociale destinata a rimanere un unicum”.