«Negli ultimi 15 anni i migranti sono aumentati del 41%, secondo i dati delle Nazioni Unite, mentre la popolazione mondiale è cresciuta solo del 7%. Lo dicono i numeri: le migrazioni sono il fenomeno del 21esimo secolo» spiega Gian Carlo Blangiardo, professore di Demografia all’università Milano Bicocca e demografo di Ismu (Indagini e studi sulla multietnicità). Ma cosa spinge a lasciare il proprio Paese? «La consapevolezza e la maggiore informazione. Oggi i migranti fuggono dalla miseria e dalle difficoltà per costruire un progetto di vita migliore per sé e le proprie famiglie». Lo confermano qui le testimonianze di 3 scrittori.
Esodo. Storia del nuovo millennio (Neri Pozza) di Domenico Quirico
C’è un passaggio bellissimo in Esodo. Storia del nuovo millennio (Neri Pozza) di Domenico Quirico. Dice: «Una forza più grande e più tremenda, misteriosa come lo stesso volto della vita, che talvolta ha lo sguardo agghiacciante del deserto e talvolta quello dolce del mare, spinge questi uomini al di là dell’argine della paura, insegna loro a fuggire, anche se il pericolo è mortale e un filo sottilissimo divide la disperazione dalla speranza, un filo che non è dato conoscere». In poche righe l’autore riassume il dramma della migrazione oggi: una marea di persone che si mette in viaggio alla ricerca di qualcosa. Uomini, donne e bambini che fuggono dalle aree di guerra, dalla fame, dalla povertà. «E dalle zone del mondo più varie: dall’Africa subsahariana, dall’Asia centrale, dall’Afghanistan, dal Pakistan, dall’Oriente» spiega Quirico.
«Scappano dalla guerra e dalla fame per rinascere come uomini nuovi»
Cosa cercano? «Vogliono diventare esseri umani diversi, costruire una propria identità completamente nuova, cancellando quella precedente. Non sono migranti che torneranno da dove sono partiti. Nel 2011, l’anno che ha dato il via a questo fenomeno, quelli che si mettevano in viaggio avevano la voglia e l’idea di rientrare in patria meno vuoti e meno poveri di prospettive di quando avevano cominciato il loro cammino. Anno dopo anno, mese dopo mese, giorno dopo giorno, i migranti continuano a partire, però lo fanno con prospettive diverse. Non hanno nulla a che fare con chi li ha preceduti. Noi invece li vogliamo inchiodare alla loro identità passata, riportandoli da dove sono venuti. Oggi non è più possibile».
Exit West (Einaudi) di Moshin Hamid
L’ultimo libro di Moshin Hamid, già autore di Il fondamentalista riluttante, si intitola Exit West (Einaudi). Racconta di 2 ragazzi che si innamorano in una città, presumibilmente orientale, dove scoppia la guerra. Fuggono, raggiungono l’Occidente e, via via, muovendosi sempre, arrivano a un punto in cui scoprono un nuovo mondo. È un libro visionario, pieno di speranza, che sembra dirci che nessuna porta può essere più chiusa. «Io sono un migrante» spiega l’autore. «Sono emigrato da un posto all’altro durante tutta la mia vita. E non sempre sono stato accettato. Per questa ragione era importante per me sviluppare l’idea che siamo tutti migranti».
«Si muovono per creare un mondo migliore»
«Siamo frutto di incroci tra razze e popolazioni che sono avvenuti durante la storia – continua Hamid – La paura nei confronti di chi parte dal suo Paese e arriva nel nostro è la paura del futuro. Di una vera uguaglianza. L’idea che il futuro sia un disastro e che la sola soluzione sia la nostalgia del passato mi sembrava terribile. Il mio è un messaggio di speranza. Speranza nei giovani che migrano e portano novità e ricchezza nei luoghi in cui si muovono». Il romanzo affronta diversi temi, tra cui quelli del velo (Nadia, la protagonista, ne porta uno sopra i jeans ma fuma marijuana) e dell’identità. «Volevo raccontare una grande storia sul mondo in un piccolo libro. Far sapere che la migrazione non è terrificante» confida Hamid. «L’idea di transitorietà ci spaventa, mentre può essere dignitosa e bella».
I narcos mi vogliono morto (Emi) di Alejandro Solalinde
In Messico transitano ogni anno 500.000 sudamericani provenienti da El Salvador, Honduras e Guatemala. «Fuggono dalla criminalità dei propri Paesi, ma finiscono nelle braccia dei narcos e ne diventano prede perfette perché “indocumentados”: senza documenti, invisibili». Alejandro Solalinde, 72 anni, sacerdote candidato al Nobel per la Pace (è appena stato al festival Vicino/ Lontano di Udine) li accoglie a “Hermanos en el Camino”, centro di aiuto per i migranti a Ixpetec, nel Sud del Paese: noi vi avevamo già raccontato la sua storia.
«Rischiano la vita perché non hanno nulla da perdere»
«È come se avessero inserito nel loro corpo un chip programmato per arrivare negli Stati Uniti. Ho conosciuto delle persone che hanno tentato 8 volte di raggiungere gli Usa e alla fine ce l’hanno fatta, sono entrati». Ma a quale costo? «I cartelli della droga chiedono soldi per farli arrivare dall’altra parte del confine o, peggio, li usano per il traffico illegale di organi».
I numeri del fenomeno
59.043 le persone arrivate via mare in Italia nei primi 5 mesi del 2017. Perlopiù dall’Africa, ma ora anche dal Bangladesh. 9.976 gli arrivi tra il 22 e il 28 maggio. 1.729 i morti e dispersi nel 2017. 181.436 i migranti che hanno raggiunto l’Italia via mare nel 2016. 25.846 i minori non accompagnati arrivati da noi l’anno scorso (Fonte: UNHCR).