Il ministero dell’Istruzione ha dato il via libera ai licei quadriennali, cioè quei percorsi di studio per le scuole superiori che durano 4 anni invece che 5. Non solo: le scuole che potranno accedere al bando per la sperimentazione, grazie ai fondi del Pnrr, aumentano passando da 130 a circa 1.000 in tutta Italia. La decisione è arrivata nonostante un parere negativo (ma non vincolante) giunto un mese fa da parte del Consiglio superiore della pubblica istruzione.
L’idea di ridurre di un anno la durata dei licei arriva è legata anche alla volontà di equiparare gli studenti italiani a quelli di altri Paesi all’estero, dove le superiori durano un anno in meno e quindi si inizia l’Università, ci si laurea e si entra nel mondo del lavoro un anno prima. Ma come si può concentrare il programma scolastico quinquennale in 4 anni? Lo spiegano i presidi di due Licei dove la sperimentazione è già attiva da anni.
Come funziona il liceo in 4 anni
I licei sperimentali in 4 anni, come spiegato dal Ministero, «assicurano l’insegnamento di tutte le discipline previste dall’indirizzo di studi di riferimento, compreso l’insegnamento trasversale dell’Educazione civica, facendo ricorso alla flessibilità didattica e organizzativa consentita dall’autonomia delle istituzioni scolastiche, alla didattica laboratoriale, all’adozione di metodologie innovative, alla didattica digitale e all’utilizzo di tutte le risorse strumentali e professionali disponibili nell’organico dell’autonomia». Proprio l’innovazione è la parola-chiave: «Indubbiamente occorre predisporre una didattica innovativa, laboratoriale, digitale e che preveda l’acquisizione di competenze trasversali, per esempio un approfondimento e potenziamento di tipo linguistico, ma nel nostro caso anche imprenditoriale. Oltre, naturalmente, a un tempo scuola più lungo» spiega Andrea Bernesco Làvore, preside del Liceo Guido Carli di Brescia, che per primo insieme al San Carlo di Milano, ha attivato il liceo quadriennale fin dal 2013/2014. I primi studenti, quindi, hanno già superato la maturità (con esame identico ai ragazzi che hanno frequentato per 5 anni).
Come cambia l’orario scolastico
«Il tempo scuola è più lungo: noi iniziamo il 1° settembre e terminiamo il 30 giugno, quindi con un mese di scuola in più. Anche il monte ore è più lungo: invece che 27 ore settimanali previste da ordinamento nel primo biennio, ne facciamo 32 – spiega il dirigente scolastico – Questo significa andare a scuola tutti i giorni dalle 8 alle 14, con un rientro pomeridiano di due ore dalle 14.40 alle 16.30 un giorno a settimana. I nostri ragazzi, però, solitamente si fermano anche di più, quasi tutti i pomeriggi, per seguire il potenziamento extra curricolare. Un po’ come al college, mangiano nella mensa d’istituto e poi partecipano alle attività facoltative o utilizzano laboratori e zone di studio autonomo. È chiaro che la didattica laboratoriale diventa importante, sia per le discipline STEM che per quelle in lingua».
Più workshop, laboratori e orientamento
Ha seguito un approccio in parte differente, invece, la presidente del Liceo Malpighi di Bologna, Elena Ugolini, già sottosegretaria all’Istruzione con delega al Sistema Nazionale di Valutazione, agli Ordinamenti scolastici della scuola secondaria di 2′ grado, all’istruzione e formazione professionale: «Abbiamo riprogettato la didattica non pensando di concentrare in 4 anni ciò che si fa normalmente in 5, ma chiedendoci cosa sia fondamentale offrire ai ragazzi perché possano poi accedere alle università in Italia e potenzialmente in tutti i Paesi del mondo. La scuola si articola su cinque giorni di 6 ore di lezione, più un rientro pomeridiano dedicato però ad attività diverse. Per esempio – spiega Ugolini – il primo anno si fanno approfondimenti sul metodo di studio mentre al quarto su materie di preparazione all’università; il percorso di alternanza scuola-lavoro, il PCTO, viene svolto all’estero durante la sospensione dell’attività scolastica, per esempio in Spagna. Tra le altre attività c’è un boot camp sul tema della sostenibilità, ma lo scorso anno a distanza per via della pandemia» spiega l’esperta di educazione.
Stessa maturità (con voti incoraggianti)
Ma cambia il rendimento, concentrando il programma di studio o modificando la didattica? I test Invalsi, come spiegato dal presidente dell’Istituto Roberto Ricci, finora hanno dimostrato che non ci sono differenze nei risultati delle prove. Anche Làvore conferma, facendo l’esempio del voto di maturità: «Dal 2013/2014 abbiamo diplomato 175 ragazzi dopo un percorso quadriennale. La media della valutazione finale alla maturità finora è stata di 81/100, quindi un voto assolutamente incoraggiante» chiarisce il preside, che spiega uno dei motivi: «Indubbiamente la didattica proposta è molto coinvolgente, i ragazzi si sentono gratificati quindi i risultati sono convincenti. Contribuisce anche il fatto che chi sceglie questo percorso è molto motivato. Il 98% dei diplomati ha scelto di proseguire l’università, qualcuno in Italia e soprattutto alla Bocconi e al Politecnico di Milano, altri all’estero, in Svizzera, Spagna e Usa».
I pro e i contro: al lavoro prima, ma servono fondi
Il primo vantaggio di un liceo quadriennale è quello di terminare prima, quindi di potersi iscrivere all’università e laurearsi con un anno d’anticipo, come avviene per molti studenti all’estero. Eppure dal Consiglio superiore della pubblica istruzione a novembre era arrivata una “bocciatura”, che Làvore ritiene «anacronistica»: «Il nostro istituto, come gli altri sperimentali, testimonia che il liceo quadriennale è una strada percorribile, che tra l’altro stimola maggiormente i ragazzi, che sono più attratti da una didattica differente. Ma il vantaggio è anche rispetto ai coetanei stranieri: è vero che la scuola italiana non ha nulla da invidiare a quelle internazionali, specie per la preparazione teorica, ma i nostri studenti sono indietro di un anno rispetto agli altri».
Dal Pnrr fondi per le scuole statali
È inutile nascondersi, però, che la maggior parte delle scuole – specie pubbliche – non ha mense, né laboratori o strutture ricettive come quelle della Guido Carli. Per offrire certi servizi, simili ai college internazionali, occorrono fondi: «Senz’altro noi possiamo contare sull’appoggio di Confindustria Brescia, ma siamo convinti che col Pnrr si potrebbero realizzare progetti analoghi anche nelle strutture statali. Sarebbe opportuno cogliere questa occasione di investimenti per non trovarci ancora una vola fanalini di coda in Europa e all’estero» afferma il preside. «Sono d’accordo, anzi penso che il Pnrr sia una grande occasione di spinta soprattutto per la scuola statale, a cui andranno enormi risorse per migliorare per aumentare le dotazioni e la sicurezza. Anche noi siamo un liceo paritario, ma offriamo borse di studio per coprire le spese e, grazie a Fondazione Campari, ne abbiamo 5 nella sezione sperimentale quadriennale che permettono di azzerare le rette, proprio per permettere a chiunque di avere questa opportunità. Tra le scuole statali che hanno classi quadriennali, comunque, non mancano esempi com il Majornana di Brindisi – spiega Ugolini – E’ chiaro che è fondamentale la professionalità, perché i laboratori si possono realizzare, ma occorre anche “riempirli”, attraendo studenti. Ci vogliono impegno e volontà, ma la scuola deve approfittare di questa occasione, per un didattica nuova: non deve interrogarsi su quante ore di lezione si fanno, ma che tipo di esperienza e insegnamento offre» spiega Ugolini.
Il bando per i licei sperimentali
Con la firma del decreto, possono partecipare al bando per sperimentare il liceo quadriennale tutti i licei statali e paritari, e gli istituti tecnici. Dal 2023/24 la possibilità è estesa anche gli istituti professionali. La richiesta di attivazione dei percorsi è possibile fino al 4 gennaio 2022. «Anche noi parteciperemo al bando, per estendere la sperimentazione non solo al Liceo linguistico del nostro istituto, ma anche allo Scientifico e Scienze applicate. Ma occorrono progetti concreti e articolati, il lavoro non è semplice, ma importante per offrire una didattica di qualità» conclude Ugolini.