Lidia Carew ha 26 anni ed è nata a Udine. Mamma napoletana, papà nigeriano. Il racconto della sua storia inizia così: «Sai, io non so proprio cosa significhi “non essere italiani”». Lei non lo sa cosa significhi, in effetti. Si sente italiana, e con un certo orgoglio.
La nonna voleva “sbiancarla”
La sua pagina Facebook ha cambiato nome da qualche mese: Italiana. L’Italia è una società differente. È una bella definizione ed è il frutto del suo percorso personale. Ma è anche la base del suo futuro, che ha i piedi in certi ricordi del passato: la nonna materna che l’amava moltissimo e le diceva “tu sei bellissima ma se non avessi la pelle nera saresti perfetta”; la stessa nonna che le faceva il bagnetto grattando forte con la spugna su quella pelle, magari la macchia nera sarebbe andata via…; il ragazzo che le piaceva e che l’ha respinta per quel colore della pelle, la costante ricerca di conferme.
A New York per insegnare italiano
Poi è arrivata l’accademia di danza a Milano e la scoperta di un talento: Lidia è una performer, una ballerina. E continuerà così, alla Alvin Alley di New York, con grandi artisti che non possono credere all’inizio che con quella pelle nera lei gesticoli e rida come un’italiana.
Il caso ha fatto il resto. «Ero appena arrivata a New York e ho risposto a un annuncio: un uomo cercava una baby sitter che parlasse italiano perché la moglie era italiana. Io ero italiana, con la pelle nera e studiavo danza. Ero perfetta perché ero come sua figlia, la bambina a cui avrei dovuto far compagnia». Quell’uomo è un coach che l’ha resa anche forte e consapevole.
Le etichette vengono da noi, non dagli altri
Lidia, dopo quei giorni sale sul palco senza più cercare conferme negli altri prima di iniziare la sua performance. Non deve dimostrare più di essere all’altezza anche se ha la pelle nera e conosce l’Italia come fosse la sua patria. È la sua patria.
E lo dirà anche quando torna in Italia dopo sei anni. Quando ha tenuto un workshop a Udine, davanti a una ragazza “bianca” che piange perché vuol fare la ballerina di danza classica ma è troppo alta. E lo ha detto durante la Ted Talk che ha tenuto all’università Bocconi di Milano: un manager di Linkedin di origine ecuadoregna confessa di iniziare i suoi meeting dicendo sempre “scusate per il mio italiano”. «Ognuno vive con uno stereotipo che crede essere un limite. Questa visione però è solo quella che ricevi da fuori e se vivi per convincere gli altri che certe etichette non ti si addicono non serve. Io allo specchio da bambina mi sono sempre vista italiana, ed è con questi occhi che adesso mi muovo».
Tanti italiani con la pelle nera
Lidia è tornata dall’America per lavoro e reciterà in Mephisto di Luca Micheletti con Federica Fracassi, Michele Nani e Massimo Scola (fino al 22 novembre al teatro Stabile di Brescia e poi dall’1 al 13 dicembre al teatro Franco Parenti di Milano): avrà la parte di Juliette, una ballerina nera ma tedesca che non è riuscita nella sua carriera in uno spettacolo dove, per far carriera, c’è chi vende l’anima al diavolo. «Sono tornata dopo sei anni e ho trovato un’Italia piena di storie come la mia, ci sono tanti italiani ormai che hanno pelle di colore diverso e una fortissima identità italiana, per questo l’Italia è una società differente». Queste idee le condivide in quella pagina Facebook e sono sempre di più le persone che la contattano.
Lidia ha casa a Udine, dove ci sono mamma papà e i tre fratelli, ha avuto nel frattempo due ragazzi italiani (e “bianchi”), vive per lavoro tra Milano e New York, e ha una nuova pelle. Che trasuda felicità, senza incertezze. «Io amo il mio paese». E va sul palco.