Avere un figlio è l’esperienza più naturale che ci sia. Ma per molte donne rischia di restare un sogno da archiviare in un cassetto. Sono le giovani con malattie reumatiche, un ventaglio di 150 patologie capaci di cambiare la vita a cinque milioni di italiani. Tra queste, alcune riguardano in prevalenza il sesso femminile, colpito in media il triplo rispetto a quello maschile. Hanno nomi minacciosi, alcune sono meno note, ma tutte evocano scenari di lunghe terapie, crisi, attacchi di dolore, controlli, ricoveri: parliamo di lupus (LES), artrite reumatoide, artrite giovanile, vasculite, spondiloartriti sieronegative (come l’artrite psoriasica, la più conosciuta).
Programmare il concepimento: così si diventa mamma
Fino a pochi anni fa, alle donne con una diagnosi di questo tipo veniva sconsigliato di affrontare la gravidanza per le complicazioni possibili a carico della madre e del bambino. Molte quindi vi hanno rinunciato. Oggi, invece, programmando il concepimento con largo anticipo, anche le giovani con queste malattie possono avere un figlio. Anzi, i dati rassicurano: in media i figli di questa pazienti sono due. A dare loro speranza e gioia è la dottoressa Maria Gerosa, mamma anche lei, giovane medico baciato dal talento, che a 45 anni dirige la Pregnancy Clinic all’ospedale Gaetano Pini-CTO di Milano, centro d’eccellenza europeo nella cura delle malattie reumatiche. È specialista in allergologia e immunologia clinica e ricercatore universitario in reumatologia dell’università di Milano. Nel suo ambulatorio (uno dei pochi centri italiani di questo tipo, come quello agli Spedali Civili di Brescia, al San Matteo di Pavia, a Santa Chiara di Pisa e pochi altri) studia – e cura – le malattie che hanno origine nel sistema immunitario, come molte patologie reumatiche: un fronte fino a poco tempo fa inesplorato, su cui oggi la scienza si sta concentrando per curare tante patologie, per esempio alcuni tumori.
Oggi le malattie reumatiche sono compatibili con la maternità
Riccioli in libertà e camice d’ordinanza, da cui spuntano jeans e scarpe da ginnastica, ci accoglie nel suo ambulatorio con la disinvoltura e la scioltezza di chi è abituata a parlare al cuore delle donne perché, con la precisione di un chirurgo, sa di poter trasformare le loro vite. «L’immagine più cara che ho davanti agli occhi – racconta – è quella di Chiara, una ragazza di 33 anni che, dopo aver perso un bimbo al settimo mese di gravidanza a causa del lupus, oggi stringe tra le braccia sua figlia di 4 mesi. Oppure Rosi, con un lupus complicato dal diabete, che ha partorito a 32 anni, dopo quattro di cure e monitoraggi. Le donne devono sapere che oggi possono diventare mamme anche se soffrono di malattie come queste, un tempo incompatibili con la maternità. L’importante è pensarci in anticipo e programmare insieme al medico la terapia giusta, sia prima che durante la gravidanza».
I rischi della maternità per chi ha lupus o artrite reumatoide
Non si tratta di togliere poesia e spontaneità ai nove mesi di gestazione, ma di essere consapevoli che il viaggio più naturale che ci sia per la vita di una donna, in alcuni casi non ha un punto d’arrivo scontato, ma necessita di essere guidato con maestria e sapienza. «Queste malattie possono essere rischiose sia per la futura mamma, sia per il bambino» spiega la dottoressa Gerosa. «Il lupus, per esempio, durante la gravidanza può riattivarsi, triplicando il rischio di gestosi e parto prematuro. Secondo alcuni studi, anche chi soffre di artrite reumatoide potrebbe avere un parto pretermine e dare alla luce un bambino sottopeso».
Quando l’aborto dipende da una malattia reumatica
Molte donne sanno di soffrire di una o più di queste malattie fin dall’adolescenza, se non dall’infanzia. Alcune, invece, lo scoprono perché non riescono a restare incinte. «Quando succede, dopo un protocollo serrato di esami queste pazienti vengono indirizzate al nostro ambulatorio. Ebbene, in circa il 15 per cento dei casi, scopriamo che gli aborti sono dovuti a una malattia poco nota ma dal grosso impatto sulla gestazione: la sindrome da anticorpi antifosfolipidi, patologia sottodiagnosticata, che registra come il lupus 30 nuovi casi ogni 100mila persone all’anno, colpendo le donne tre volte in più rispetto agli uomini».
La diagnosi però può arrivare anche col pancione. Con la sua équipe, la dottoressa Gerosa viene spesso chiamata per consulenze all’ospedale Mangiagalli, con cui la Pregnancy Clinic collabora: così le capita di visitare donne già in gravidanza, che in quell’occasione scoprono di soffrire di una delle malattie di cui l’ambulatorio è centro di riferimento. «Il lupus e le altre malattie reumatiche si possono curare anche in gravidanza, ma l’ideale è prendersi cura delle donne prima del concepimento: gli studi dimostrano che in questo modo il rischio di complicanze si riduce notevolmente. Si tratta poi, caso per caso, di calibrare i farmaci da prendere e quelli da sospendere. Le cure esistono e sono più che incoraggianti».
La terapia è un puzzle personale, tutto da studiare sulla singola persona, per costruire insieme il risultato finale. Un rompicapo affascinante per il medico, il premio più prezioso per la donna che vuole diventare mamma.