«Non si può escludere la sua pericolosità». Con queste parole il Consiglio superiore di Sanità ha appena messo in crisi un delicato sistema economico e sociale, quello che ruota attorno alla cannabis leggera. La coltivazione in Italia è stata liberalizzata nel 2016 per i tanti usi industriali, dai tessuti alla bioedilizia all’alimentazione. L’uso ricreativo, cioè lo spinello, non è però stato legiferato e così tanti negozi e siti web vendono fiori di cannabis con l’indicazione generica “uso tecnico” ma con ben altre ovvie intenzioni. Da qui il parere del Consiglio superiore di Sanità e il dubbio che ne deriva: ma allora, se è light, fa male o no?
La percentuale di Thc non può superare lo 0,6%
«Per cannabis light si intende una pianta, la canapa sativa, con una bassissima concentrazione di Thc, il composto stupefacente. Perché la coltivazione, la vendita e il possesso siano legali deve aggirarsi intorno allo 0,2% e mai superare lo 0,6» spiega Sabina Strano Rossi, tossicologa forense dell’università Cattolica del Sacro Cuore di Roma. «Non esistono però studi scientifici sulla sua pericolosità a bassa concentrazione, soprattutto su adolescenti e donne incinte, sull’assunzione prolungata o massiccia e su quella accidentale da parte dei bambini. Ecco il motivo per cui il Consiglio superiore di Sanità ha raccomandato di vietare la vendita per precauzione».
Il giro d’affari è di 40 milioni di euro
Agricoltori e commercianti adesso sono preoccupati: negli ultimi 5 anni hanno investito molto nel settore, secondo Coldiretti le coltivazioni sono passate da 400 a 4.000 ettari e il giro di affari stimato è di 40 milioni di euro. Gran parte passa dai canapa shop che, nel vuoto legislativo sull’uso ricreativo, di fatto, legalizzano una droga leggera. «Se da una parte tolgono mercato all’illegalità dall’altra lanciano però il messaggio, pericoloso per i giovanissimi, che la cannabis, light o no, non faccia male» aggiunge l’esperta. A decidere sarà il governo: il neo ministro della Salute, Giulia Grillo, ha già detto che lo stop alla vendita non è in discussione, semmai la regolamentazione del settore, a cominciare dal divieto ai minori come per alcol e sigarette.