Diventare mamma è un’esperienza unica ma comporta una vera rivoluzione nella vita di una donna. Un passaggio delicato, che in passato veniva sostenuto dalla rete familiare e dai consultori pubblici, dove si trovavano ginecologhe, ostetriche o psicologi pronti a offrire aiuto. Oggi questo tipo di rete è sempre meno presente, e le neomamme spesso si sentono abbandonate. Non a caso un report, pubblicato da Save The Children con l’apporto di dati Istat in occasione della Festa della Mamma, sottolinea come in Italia stia venendo mano il sostegno alle madri, in particolare nell’area del lavoro e ancora di più dei servizi alla prima infanzia, con notevoli disuguaglianze tra le diverse zone del Paese.

Neomamme sempre più sole

Secondo Save the Children le donne in Italia – paese al primo posto in Europa per l’età avanzata delle neomamme – devono rinunciare a lavorare a causa degli impegni familiari: il 43,2% delle donne tra i 25 e i 49 anni con figli minorenni risulta non occupata. “Secondo i dati dell’Ispettorato del lavoro, nel 90% dei casi le donne danno le dimissioni per l’impossibilità di conciliare l’attività professionale con le cure alla famiglia” dice Antonella Inverno, responsabile Policy and Law dei Programmi Italia-Europa dell’organizzazione internazionale. Inoltre, le donne lamentano poco sostegno per chi decide di mettere al mondo un figlio e una scarsa rete di servizi per la prima infanzia, che costringe il 40,9% di madri con almeno un figlio a scegliere il part-time pur di continuare ad avere un’occupazione lavorativa. Esistono poi notevoli differenze nei servizi offerti alle neomamme, a seconda delle aree geografiche.

Servizi a madri e bebè: le regioni più virtuose

“C’è un divario molto netto tra sud e nord Italia per quanto riguarda le prestazioni alle neomamme e ai bambini e il lavoro femminile” spiega Antonella Inverno. Le Province autonome di Bolzano e Trento si confermano come le aree ai primi posti della classifica (stilata prendendo in considerazione 11 indicatori), seguite da Lombardia (3° posto, dall’8° dell’anno scorso), Valle D’Aosta (4°), Emilia Romagna (5°) e Friuli-Venezia Giulia (6°).

“La Provincia di Bolzano passa da un 11esimo posto nel 2008 al primo nel 2017, che conserva anche nel 2018, grazie ai miglioramenti attuati nel sistema dei servizi all’infanzia e nell’area della cura. Tra le regioni del Mezzogiorno, la Calabria risulta quella dove è più complicato essere madri e perde due posizioni rispetto al 2017, preceduta da Sicilia (20° posto), Campania (19°), Basilicata (18°) e Puglia (17°)” spiega Save the Children. Complice la crisi economica, nel sud in genere si registra un ulteriore progressivo peggioramento soprattutto rispetto all’offerta di servizi all’infanzia e all’occupazione femminile.

Ma a chi possono rivolgersi, allora, le neomamme?

Consultori: esistono ancora?

Istituiti con una legge del 1975, i consultori familiari sono nati come centri di riferimento per le donne e le madri, alle quali offrire servizi di promozione della salute (visite ginecologiche e pediatriche, consulti da parte di esperti come ostetriche, psicologici, medici, infermieri, logopedisti). Si trovavano corsi pre parto, ambulatori dove portare i neonati per le visite di controllo e personale in grado di traghettare una donna nel percorso di allattamento, non sempre facile, supportando le neomamme in difficoltà o a rischio di depressione post partum. Ma nel corso del tempo i tagli alle risorse, soprattutto in termini di personale, hanno portato a una progressiva diminuzione delle attività: “Non ci sono dati statistici precisi da diverso tempo, ma in base alle nostre indagini i consultori pubblici sono sempre meno frequentati, sia per scarsità d’informazione sia per il venir meno delle strutture stesse”.

Consultori sottodimensionati e a orari ridotti

Nel Lazio, ad esempio, è in corso da tempo una vera battaglia tra l’Assemblea delle Donne Consultorio e l’Amministrazione regionale per sollecitare più investimenti, tenere aperti i consultori e aumentarne i servizi. Anche le militanti del movimento Non una di meno si sono unite per chiedere quegli spazi di aggregazione previsti proprio dall’istituzione dei consultori, insieme a maggiori risorse per aumentare il personale.

Secondo i dati del ministero della Salute, sono 2256 i consultori sul territorio, con notevoli differenze regionali, non sempre motivate dal numero di abitanti. Si va dai 338 della Lombardia (che ne vanta il maggior numero, seguita dai 318 del Veneto, dai 253 del Piemonte e dai 248 della Toscana), ai 3 del Molise, 24 della Basilicata, 33 del Friuli, 38 delle Marche. Anche dove le strutture sono numerose, però, spesso gli orari sono molto limitati, a volte anche solo a un’ora al giorno durante la settimana, senza aperture di sabato, come accade in alcuni consultori romani, rendendoli di fatto inaccessibili a molte.

Poco personale e pochi servizi

“Si tratta in genere di un numero fortemente sottodimensionato rispetto alle esigenze della popolazione. Spesso non c’è personale sufficiente a garantire servizi come l’home visiting, le visite a domicilio post partum, oppure ci sono lunghe liste d’attesa. Oggi i consultori sono frequentati soprattutto dalle future madri per corsi pre-parto e, paradossalmente, si rivolgono a queste strutture soprattutto donne con un livello socio-economico superiore, oppure straniere per i servizi di base, come quelli pediatrici” spiega Inverno.

I centri e le strutture a cui rivolgersi

Milano

Sono diversi i progetti, nati su iniziativa privata di singoli soggetti e diventati realtà importanti sul territorio, come Itaca, che collabora con il Centro Psiche Donna della Azienda Ospedaliera Fatebenefratelli di Milano. Sempre nel capoluogo lombardo è attivo un servizio di accompagnamento a domicilio dopo la nascita del figlio, con ostetriche de La Lunanuova e della casa di maternità La Via Lattea che sono impegnate in controlli quotidiani a mamma e bambino nella prima settimana dopo il parto, mettendo a disposizione anche esami neonatali e sostegno all’allattamento al seno.

Roma

A Roma il Dipartimento per la salute della donna e del bambino  dell’Ospedale Fatebenefratelli offre un servizio di assistenza domiciliare post parto, con un programma di tre visite: la prima nel giorno seguente la dimissione dall’ospedale e le altre a scelta della donna entro 10 giorni dal parto, da richiedere presso il presidio dell’isola Tiberina.

Piacenza e Monza

A Piacenza e Monza è invece attivo GEMMA, che organizza incontri di gruppo per neo mamme gratuiti, sostegno a domicilio nel post parto con psicologi, ostetriche, educatori e attività di screening contro la depressione perinatale gratuite. In altre città rappresenta una realtà anche il Progetto Famiglia Network, che mette a disposizione un pacchetto di 10 incontri, dei quali cinque con l’ostetrica, tre con la puericultrice e due con la psicologa. Molte sono poi le consulenti volontarie, come quelle de La Leche League, che organizzano incontri mensili per gestanti e mamme con bimbi piccoli, per affrontare temi come l’allattamento, la nanna e in genere l’accudimento del bebè nelle sue prime fasi di vita.

Tutt’Italia

Gli Spazi Mamme organizzati da Save the Children, invece, sono pensati sul modello degli spazi famiglia a gestione pubblica, ancora presenti in alcune città come per esempio Milano, dove sono offerti dal Comune. “L’obiettivo è offrire sostegno alle madri (e ai padri) nel percorso di genitorialità, con una valenza più educativa: si organizzano attività che coinvolgono sia i bambini che i genitori, per aiutarli a entrare in questo nuovo ruolo. Sono previsti anche servizi di consulenza legale o psicologica” spiega Antonella Inverno. I centri aperti si trovano a Torino, Milano, Roma, Napoli, Casal di Principe, San Luca, Bari, Brindisi e Palermo e lo scorso anno hanno raggiunto 18.403 adulti e 15.387 minori. Esistono poi altri due progetti: “Con Fiocchi in ospedale lavoriamo direttamente negli ospedali, per garantire una continuità di cura alle mamme più fragili, quelle più sole o con situazioni di povertà . Il progetto è presente nei reparti maternità degli ospedali Sacco e Niguarda di Milano, Ospedale Cardarelli di Napoli, Ospedale Maria Vittoria di Torino, Policlinico di Bari, ospedali San Camillo, San Giovanni, Vannini e Gemelli di Roma, Ospedale Santo Spirito di Pescara e Cliniche San Pietro di Sassari. Dal 2013 il Progetto Fiocchi in Ospedale ha raggiunto 21.080 persone e preso in carico 14.756 bambini.

NEST, invece, prevede attività educative per bambini molto piccoli, supporto alla genitorialità, ma anche spazi di co-working, per permettere alle neomamme di lavorare senza allontanarsi dai figli, gestendo man mano il ritorno al lavoro.

Per chi vive in aree dove non sono presenti servizi analoghi, l’ultima frontiera è invece rappresentata da forum e community online o App, che si propongono come alternativa ai “vecchi” consultori: da quelle che permettono di monitorare il sonno dei bebè, trasformando il cellulare in un baby monitor, a quelle che forniscono parametri di salute, registrando allattamento, ricorso al biberon, somministrazione di vitamine, ora dei bagnetti, peso, altezza, dentini e tutte le informazioni che possono essere utili nei controlli con il pediatra, che non vanno comunque mai sostituiti da applicazioni internet di alcun tipo.

E per i genitori single?

Sono quasi 5 milioni le famiglie monogenitoriali in Italia, cresciute a ritmo vertiginoso rispetto alle 468mila degli anni ’80. Si tratta di madri (o padri) separati o divorziati con i figli a carico, che proprio per il fatto di essere soli nella gestione familiare hanno ancora più difficoltà. Oltre alla gestione della routine quotidiana si aggiunge spesso l’impossibilità di potersi ritagliare momenti per sé, tanto che il 45% dei genitori single spiega di non uscire e oltre la metà (54%) di avere come pensiero costante quelli dei figli. Per loro, in occasione della festa della mamma, il servizio di dating online Meetic e Yoopies, start-up leader nell’assistenza dell’infanzia attiva a livello europeo, regalano 3 ore di babysitting. L’iniziativa è riservata soprattutto alle donne, che rappresentano la maggior parte dei genitori single utilizzatori del servizio di dating online (80%), ma senza escludere i papà. Il tempo messo a disposizione potrà servire per rilassarsi, concedersi un film al cinema o una cena, ritagliandosi del tempo rispetto a quello quotidianamente dedicato totalmente alla cura dei figli o al lavoro.