La condivisione tra mamma e papà è ancora scarsa
Se il nostro Paese di bambini ne ha pochi, le ragioni sono note. Accanto agli studi sul declino demografico, si fa strada anche il racconto parallelo delle madri che denunciano la loro solitudine, delle lavoratrici penalizzate dalla maternità, dell’insofferenza per una condivisione ancora scarsa dei carichi familiari.
In Italia la madre è il caregiver primario
Alla base di queste storture (che alimenterebbero un ricco programma politico, se esistesse il Partito dei Genitori) c’è uno zoccolo ideologico: quello che la sociologa Saraceno chiama “indispensabilità materna”. Si tratta della convinzione che “per il bene del bambino” la madre sia il caregiver primario. Che una madre desideri trascorrere molto del suo tempo con il neo arrivato, soprattutto nel primo anno, è evidente. Ma che il modello ideale di cura sia esclusivamente materno crea una refrattarietà al cambiamento, tutt’altro che benefica. E a farne le spese sono i bambini, le famiglie e la società.
La cogenitorialità è una forza per la famiglia
La cogenitorialità, invece, è una forza per il nucleo familiare. Coinvolgere il padre nella cura dei figli, gli studi lo confermano, migliora lo sviluppo dei bambini e la salute delle madri. Lasciamogli da subito un tempo dedicato. Un esempio? Fino a un anno, il padre che lavora come dipendente ha diritto ai permessi quotidiani di allattamento. Un investimento per gli anni a venire!
Il lavoro di cura non spetta solo alla mamma e alla famiglia
Affianchiamo le nostre cure a quelle di strutture extrafamiliari, così da rendere anche i nonni liberi di decidere la frequenza nel rapporto coi nipoti. I 2,4 miliardi del PNRR assegnati, finalmente, alla costruzione di asili nido servono anche a questo. Un risultato importante per defamilizzare il lavoro di cura e incoraggiare la demografia.
L’indispensabilità della mamma va allentata
Se diventare genitore è un valore prezioso per un’Italia così invecchiata, dovremmo chiedere a gran voce i servizi specifici per allentare questa indispensabilità femminile. Quando la cura esce dal perimetro privato, le famiglie costruiscono gestioni più eque, liberando energia per tutto il resto. E la società agisce veramente “per il bene dei bambini”.