La mammografia può aiutare a individuare rischi di malattie cardiovascolari nelle donne. A scoprirlo è uno studio condotto dalla Kaiser Permanente Division of Research di Oakland, in California, su un campione di oltre 5.000 donne tra i 60 e i 79 anni. La ricerca ha mostrato come l’esame radiologico possa individuare calcificazioni vascolari che possono essere campanelli d’allarme per la salute del cuore.
La mammografia rileva il calcio nelle arterie
La ricerca, pubblicata su Circulation: Cardiovascular Imaging, è stata effettuata su un campione piuttosto vasto di donne, circa 5.000, selezionate tra le oltre 20mila sottoposte a un progetto di screening che aveva lo scopo di individuare un possibile nesso tra la presenza di calcio nelle arterie delle donne e un maggior rischio di malattie cardiovascolari. Seguite nell’arco di 6 anni e mezzo, le pazienti hanno confermato l’ipotesi iniziale, ossia l’importanza della mammografia come forma di “prevenzione” anche da possibili malattie del cuore, come ictus, ecc.
Il nesso tar mammografia e malattie cardiovascolari
Per capire il nesso tra mammografia e malattie cardiovascolari va fatta una premessa. «Lo scopo dell’esame mammografico è di individuare delle opacità, distorsioni, asimmetrie parenchimali e alla fine le calcificazioni, che possono essere sia di tipo benigno che patologico» chiarisce la dottoressa Svetlana Telyatnikova, radiologa del servizio di Radiodiagnostica per Immagini del Policlinico San Marco e del Policlinico San Pietro. Se l’obiettivo primario è la prevenzione da tumori al seno, dunque, ora emerge un altro vantaggio della mammografia: «Le calcificazioni vascolari sono depositi di calcio che appaiono su una mammografia come linee parallele bianche nelle arterie mammarie. Noi radiologi attualmente non siamo tenuti a riferire se queste calcificazioni sono osservate su una mammografia. Però direi, alla luce del lavoro recentemente pubblicato da Kaiser Permanente research, che questo rilievo dovrebbe essere indicato al medico di medicina generale, in modo che possa studiare la donna anche dal punto di vista del rischio cardiovascolare» aggiunge l’esperta.
La mammografia può “aiutare” anche il cuore
I depositi di calcio, dunque, possono servire come “spie” di possibili malattie cardiovascolari: «Semplicemente questa modificazione delle pareti dei vasi con deposito di calcio si verifica anche nelle arterie cardiache e per noi è un segno, un indizio di allarme» spiega ancora la radiologa. «Lo studio con un follow-up di 6,5 anni su più di 5.000 donne ha rilevato che le donne con calcificazioni vascolari avevano il 51% in più di probabilità di ricevere una diagnosi di infarto o ictus e il 23% in più di probabilità di sviluppare qualsiasi forma di malattia cardiovascolare. È un risultato importantissimo – conferma Telyatnikova – La mammografia è una parte della routine dell’assistenza sanitaria di una donna, quindi dobbiamo utilizzare tutte le informazioni che fornisce, considerando il basso costo dell’indagine ed il suo alto valore diagnostico».
Perché e per chi è importante la mammografia
Per quanto riguarda l’età, l’esperta chiarisce: «Queste calcificazioni si notano in maggior frequenza nelle donne dai 70 anni in su. È un’eventualità molto rara riscontrarle nelle donne di fasce di età inferiore». Ma l’importanza dello screening, anche e soprattutto come prevenzione oncologica, è evidente anche per fasce d’età più giovani: «È importantissimo aderire allo screening mammografico regionale prima di tutto per essere valutati da due radiologi esperti, che valutano ogni mammografia a doppio cieco, ciò significa che non c’è alcuna influenza di parere di uno sull’altro, in questo modo noi riusciamo a trovare il maggior numero dei tumori, quando sono ancora piccoli. Per dimensioni “piccole” noi intendiamo inferiori a 14 mm. Solamente la mammografia riesce ad individuare le calcificazioni patologiche, come il segno di un tumore. Nessun tipo di ecografia, come pensano molte donne, potrebbe sostituire la mammografia eseguita con i macchinari di ultima generazione e analizzate con due specialisti altamente qualificati» conferma la radiologa.
Quando iniziare gli screening
Gli screening sono previsti su tutto il territorio nazionale, anche se con alcune differenze su base regionale. «Da gennaio 2019 lo screening proposto dalla Regione Lombardia, per esempio, prevede l’esecuzione della prima mammografia a 45 anni proseguendo poi fino ai 75 anni, con una cadenza annuale dai 45 ai 50 anni e biennale dai 50 ai 75» spiega la radiologa, che però chiarisce: «A seconda della storia personale di ogni donna, lo specialista può suggerire alcune variazioni, programmando controlli più ravvicinati o anticipando rispetto allo screening la prima mammografia, ad esempio nelle pazienti ad alto rischio per familiarità di primo grado (che hanno cioè avuto un parente stretto con tumore al seno: madre, sorella, figlia o padre). Solamente in questi casi il primo controllo è consigliabile già a partire dai 35 anni».